AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

venerdì 31 maggio 2013

I venerdì del libro (133°): IMPARIAMO LE PAROLINE!

Cara Lilli,

oggi è venerdì ed io non voglio mancare all'appuntamento con l'iniziativa di HomeMadeMamma e allora, non avendo avuto il tempo di scrivere una recensione come si deve su uno dei libri da me letti in questo periodo, partecipo lo stesso al volo con una segnalazione per i più piccini, che ogni tanto ci vuole ;-)

La Doremi Junior ha pubblicato nel 2010 una collana di "barbalibretti" cartonati di 12 pagine ognuno, adatti ai bambini dai 3 anni in su, maneggevoli, colorati, simpatici ed istruttivi. 

Ho regalato a mia nipote "IMPARIAMO LE PAROLINE"  e le è piaciuto molto.

Già ti parlai in un passato venerdì del libro di un altro volumetto della serie, sempre regalato alla mia nipotina (Facciamo la pappa!), e posso quindi dirti che si tratta di doni proprio carini da fare, dal prezzo contenuto e dal successo assicurato!

E ti dirò di più: i Barbapapà risvegliano in me ricordi d'infanzia e mi piacciono ancora oggi alla soglia dei quarant'anni ;-)


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mercoledì 29 maggio 2013

Il tempo delle ciliege

Cara Lilli,

ogni anno aspetto con gioiosa ansia (no, non è un controsenso!) l'arrivo delle ciliege, che sono tra i miei frutti preferiti, insieme all'anguria e alle fragole.

E ogni anno, puntualmente, non posso fare a meno di legare il momento in cui mangio le prime ciliege della stagione al ricordo di quando, tra i 7 e i 16 anni circa, con la mia famiglia ho vissuto in un appartamento in affitto in un edificio di proprietà di un'unica persona. 

Pur sorgendo in pieno centro della città, c'era un piccolo giardino sul retro in cui la proprietaria aveva molte piante e un bel ciliegio che ogni anno fioriva e poi portava tanti frutti.

Dal balcone della nostra cucina al terzo piano, che affacciava appunto sul giardino retrostante al palazzo, ricordo che quasi si potevano toccare i rami più alti del ciliegio.

Era un momento che potrei definire di festa per tutti gli abitanti dell'edificio (3 famiglie affittuarie e 3 famiglie di parenti della proprietaria) quando arrivava un signore (ogni anno lo stesso) con una grossa scala per cogliere le ciliege.

Ogni famiglia riceveva in dono un bel cesto di frutti rossi e lucidi.

Era da parte della proprietaria un gesto piccolo, certo, ma bello nella sua semplicità. Tanto è vero che lo ricordo con piacere e nostalgia ancora oggi, a distanza di quasi 25 anni, e sto qui a raccontarlo.

E da quando vivo nel ridente paesello tra i monti, un pò fuori dal centro abitato, in affitto anche adesso, mi fa sentire un pò così il fatto che anche qui ho vicino casa degli alberi di ciliegio e anche altri alberi da frutto e piante dell'orto dei proprietari di casa...ma non ho mai ricevuto nulla in dono, neppure una misera ciliegia. E dire che abbiamo rapporti molto civili, mica siamo in contrasto. Solo che non tutte le persone hanno lo stesso concetto di gentilezza e di saper vivere in armonia con gli altri.

Eppure basterebbe davvero poco. Basterebbe un cestino di ciliege.

Certo, so che non è questo che ti cambia la vita o che significa che tutto il resto va bene e che non ci saranno mai problemi. Ma sarebbe una cosa carina, che fa bene al cuore.

Sarò strana, ma almeno io la penso così, Lilli.

domenica 26 maggio 2013

Tramonti a nord est (giorni da monella)

Cara Lilli,

questi sono giorni belli intensi (a parte che freddi, ahimè!), giorni di risate, di capricci, di storie buffe, di crescita. Giorni da monella.

La monella è quella che in questo periodo sta imparando (per sua volontà) l'alfabeto in inglese con l'aiuto di un video della fedele amica Peppa Pig (youtube è una fonte preziosa!) che va ad arricchire la sua conoscenza di questa lingua dopo che già da un pò ha imparato a contare fino a 100, anche con una discreta pronuncia. E non è che conosca i numeri in inglese solo andando in ordine: tu le domandi un numero a caso tra 1 e 100 e lei te lo dice. E non sbaglia una volta.

La monella è quella che fa lunghe sedute sul wc in compagnia di un giornalino, un libro o un pupazzo. E che quando io giorni fa le ho consigliato di concentrarsi invece di giochicchiare, sgridando al contempo il fratellino che voleva tirare giù la tenda della doccia, mi ha detto placida "I bimbi piccoli fanno i monellini, i bimbi grandi si concentrano!" :-)

La monella è quella che quando esce dall'asilo e le chiedo "Che cosa hai fatto oggi con la maestra A.?" spesso mi risponde "Ho punteggiato" oppure "Ho lavorato con le letterine e la lavagnetta magnetica", tutta soddisfatta. Ma è anche quella che a volte con ammirevole sincerità mi dice "Ho molto pianto", il che significa che ha fatto i capricci e che non ha voluto impegnarsi.

La monella è quella che porta a termine piccole consegne, cosa prima impensabile più che altro perchè non ascoltava, non seguiva il discorso e non voleva fare assolutamente nulla su richiesta: adesso, ad esempio, va a prendermi qualcosa che mi serve, seguendo le mie indicazioni su dove cercarla e trovarla. 

La monella è quella che si è divertita tantissimo al circo, dove ha giocato con il pagliaccio che le ha lanciato un palloncino, rilanciandoglielo tutta sorridente; e dove ha ammirato i giocolieri; e dove è rimasta colpita dai numeri di illusionismo tanto che ogni tanto (anche oggi, a distanza di una settimana) ripete carica di meraviglia "La signorina si è nascosta nella scatola...e poi la signorina è sparita!!!"; e dove ha seguito tra risatine e urletti di gioia l'entrata in scena dei dromedari, dei lama, degli asinelli bianchi e di un bisonte particolare, dal pelo bianco e le corna enormi. E dove infine ha fatto due giri di pista in sella ad un pony, con un sorriso stampato in faccia che valeva la pena di essere visto tanto era bello e luminoso.

La monella è quella che quando oggi le ho chiesto "Chi è l'amore grande della mamma?" (alludendo a lei) mi ha subito risposto "Papà!" :-)

E potrei raccontarti tante altre piccole-grandi cose. Ma te le lascio immaginare...

E, mentre le immagini, ascolta questa cover specialissima e inedita, in versione monellesca, di Luce (Tramonti a nord est) di Elisa e poi dimmi se la mia piccola cantante in erba non è fortissima :D


venerdì 24 maggio 2013

I venerdì del libro (132°): PICCOLI LIMONI GIALLI

Cara Lilli,

in questo venerdì ancora uggioso e ventoso, con un raffreddore un pò meno forte di ieri ma comunque ancora non in forma, aderisco all'iniziativa di HomeMadeMamma e ti parlo di un libro che ho letto il mese scorso: PICCOLI LIMONI GIALLI di Kajsa Ingemarsson.

E' stata proprio una segnalazione fatta in un passato venerdì del libro (da parte di Mamma Avvocato) che mi ha fatto conoscere questo romanzo e dopo poco l'ho acquistato. 

Ho appena riletto la recensione scritta allora da MammaAvvocato e che mi aveva parecchio incuriosito e devo dire che in effetti avevo un'aspettativa troppo grande forse su questo libro e invece sono rimasta un pò delusa.

Non che sia un brutto romanzo, ma è piuttosto anonimo a mio avviso. 

Voglio spiegarti ciò che intendo dire: da una parte abbiamo i capolavori, che sono un mix ben dosato di qualità letterarie ad un livello altissimo; da un'altra parte abbiamo gli scritti decisamente mediocri, in cui non c'è una sola qualità letteraria degna di nota; poi abbiamo i libri medi, ossia quelli che hanno una qualche qualità che spicca, pur se sono carenti per altro verso. 

Ad esempio, un libro medio può spiccare o perchè ha personaggi ben caratterizzati o perchè narra una storia originale e interessante o perchè è scritto in modo coinvolgente.

Ma questo romanzo della Ingemarsson a mio avviso non ha nessuna qualità che spicca particolarmente: la storia è piuttosto ordinaria (una responsabile di sala di un grande ristorante di Stoccolma perde il lavoro e deve ricominciare da zero, con un fidanzato aspirante rockstar che la tradisce ripetutamente); i personaggi, a cominciare dalla protagonista Agnes, sono abbastanza bene delineati ma non tanto da lasciare il segno; lo stile è discreto ma non abbastanza coinvolgente.

Potrei dire che per me questo libro resta in una sorta di limbo, non saprei definirlo diversamente.

Uno spunto che avrebbe potuto far diventare sul serio avvincente la vicenda narrata è dato dalla proposta che un ex collega fa ad Agnes di aprire insieme un piccolo ristorantino che rievochi in qualche modo l'Italia e le atmosfere mediterranee (Piccoli limoni gialli è il nome con cui viene battezzato il locale). Ma invece anche qui io ho riscontrato una carenza di mordente. Cioè, lo storia potenzialmente poteva decollare ma è rimasta alquanto piatta e me ne sono resa conto vedendo che ci ho impiegato vari giorni per finire il libro (che, bada bene, non è affatto lungo) mentre a volte ho letteralmente divorato libri ben più impegnativi e voluminosi, quando mi hanno preso del tutto.

Le storie parallele a quella della protagonista, cioè quelle che riguardano i personaggi di contorno (i genitori e la sorella di lei, la sua migliore amica) e anche l'accenno di possibile nuova storia d'amore della protagonista stessa, restano un pò slegate tra di loro e a mio avviso non aggiungono nè tolgono molto alla vicenda principale.

Insomma: un romanzo da leggere sotto l'ombrellone, carino ma senza infamia e senza lode.

Sempre secondo il mio personale giudizio, naturalmente. In rete, ad esempio, ho trovato opinioni differenti (ma anche molte concordanti, va detto!) come è giusto che sia.



<<Agnes si sentì leggermente in imbarazzo. Non aveva mai partecipato alla stesura del menu, quello era compito dello chef e dei suoi assistenti, anche se a volte non aveva potuto fare a meno di suggerire alcuni piatti. La cucina le interessava molto, speso si metteva ai fornelli e le piaceva sperimentare, spesso con buoni risultati. Era adirittura capitato che le sue ricette, con l'aggiunta di qualche ingrediente, fossero finite sui menu. [...] L'offerta di Kalle la tentava.>>


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giovedì 23 maggio 2013

Sul malinconico andante (con raffreddore incluso)

Cara Lilli,

oggi proprio non mi sento in forma e mi sembra il minimo, tra il raffreddore che incalza, il fazzoletto perennemente in mano, il mal di testa, l'umido grigiore che c'è fuori, la pioggia a tratti, la giacca di trapunta leggera che ho dovuto tirare fuori di nuovo dall'armadio dove credevo di averla riposta per non prenderla più come minimo fino ad ottobre prossimo...

Ecco, diciamo che un pò di riposo oggi ci starebbe bene, senza far nulla, sdraiata a guardare un bel film, con una mega scodella di popcorn caldi...ma ho i letti ancora da rifare, l'aspirapolvere da passare un pò ovunque, il pranzo da preparare, il monello da riprendere alle 12 alla ludoteca, poi alle 13:30 si riscende per ritirare anche la monella e si corre al centro di riabilitazione per la sua seduta di logopedia del giovedì... :-(

Chissà...nel pomeriggio magari, mentre il monello fa il suo bel riposino e la monella gioca un pò in cameretta, forse posso concedermi un momento di relax.

Ok, intanto lascio il pc acceso mentre vado a compiere il mio dovere di donna di casa e mi ascolto per l'ennesma volta stamattina questa vecchia ma meravigliosa canzone dei REM, che non so perchè giusto oggi mi è tornata in mente..mi immalinconisce abbastanza, devo dire, ma è troppo bella per non essere ascoltata e riascoltata e riascoltata ancora...





lunedì 20 maggio 2013

Io direi ancora di si

Cara Lilli,

poco tempo fa, proprio davanti a me, una giovane donna sposata da alcuni anni, che ha anche due bambini piccoli, ha esclamato: "Certo che dopo aver sperimentato cos'è il matrimonio, se non fosse per i figli, che sono la cosa più bella della vita, voglio proprio vedere chi mai si risposerebbe!".

E' stata una delle cose più tristi che io abbia mai sentito.

Mi pento di non aver subito risposto: "Io!! Io mi risposerei!!!"

Perchè lo farei di corsa, Lilli. Senza esitazione. E non perchè ci sono i figli (che effettivamente sono un dono senza prezzo, inestimabile) e neppure perchè ho visto in questi 6 anni abbondanti che il matrimonio è tutta una passeggiata senza mai un problema (perchè non è così, ovviamente). 

Mi risposerei perchè io amo mio marito. E lo amo pur sapendo che siamo diversi, che questa diversità comporta un reciproco venirsi incontro e che la vita ci metterà alla prova tante volte, perchè è normale che sia così.

Io voglio invecchiare insieme a lui, Lilli. Te lo scrissi anche un bel pò di tempo fa, qui

Mentre tornavamo a casa il giorno in cui ho sentito quella frase tristissima, ho detto al mio amore: "Io ti risposerei subito!" E ho aggiunto: "Invece tu forse non lo faresti..." Ma lui mi ha subito interrotto: "E perchè, scusa?" e mi ha fatto un sorriso dei suoi, sornione e tenero allo stesso tempo.

Se non è amore questo, Lilli... :-)

domenica 19 maggio 2013

Bimbi sicuri in auto!

Cara Lilli,

sai quante volte mi è successo di vedere automobili in movimento (bada, quindi, non in sosta!) con a bordo bambini che si alzano e si spostano qua e là sul sedile di  dietro oppure sono in braccio al passeggero che siede davanti, di fianco al guidatore? Molte. Troppe, direi.

E ogni volta è per me incomprensibile come si possa essere così incoscienti da mettere a repentaglio l'incolumità dei propri figli o comunque di bambini.

Addirittura un giorno io e mio marito, in coda nel traffico, abbiamo affiancato un'auto in cui un bimbo piccolo (avrà avuto un anno o due) era seduto in braccio al padre (o comunque all'uomo) che guidava!! E' vero che si procedeva lentamente, ma è comuque un comportamento inammissibile ed è soprattutto segno inequivocabile della mentalità di quell'uomo, della sua scarsa (per non dire assente) attenzione alle norme più elementari di sicurezza.

So che spesso i piccoli non amano essere "bloccati" nell'apposito seggiolino o sul rialzo quando sono più grandicelli. So che a volte piangono o fanno capricci (il mio monello spesso non vuole essere legato, si irrigidisce tutto pur di non sedersi!) ma dato che quello che c'è in gioco è la loro sicurezza e a volte proprio la loro vita, non ci sono "ma" che tengano.

Una coccola, un diversivo (un giochino da dare al bimbo in mano, una canzoncina da ascoltare e magari cantare insieme), all'occorrenza anche un pò di fermezza con un rimprovero se si tratta di bambini in età tale da comprendere ciò che si vuol spiegare...e si fa ciò che si deve. Non si può fare altrimenti. E se piangono lo stesso (il mio monello a volte continua a piangere per un pò...) pazienza! Io mi dico sempre che è meglio sentirli piangere un pò che avere rimorsi per tutta la vita se poi succede qualcosa di brutto.

E a chi si ostina a tenere un bambino in braccio durante la marcia e dice per giustificarsi: "Ma tanto io lo mantengo stretto", si può rispondere che non è sufficiente, neppure se chi mantiene il bambino è una persona forte.


Perché è importante fissare i bambini in auto? Perché è importante fissarli stretti?
Quando viaggiate in automobile, la macchina ha una sua velocità e quindi una sua energia cinetica. L’energia termica della benzina che brucia, si trasforma in energia cinetica della vettura. Anche le persone a bordo hanno un’energia cinetica dovuta al fatto che si muovono insieme alla vettura.
In caso di incidente o comunque di una brusca variazione di velocità, gli occupanti saranno proiettati in avanti con una forza (la forza d’ inerzia) molto alta, molto più alta di quanto si possa immaginare. In un urto a 50 km/h, un bambino del peso di 10 kg avrà su di sé una forza di 500 kg.
Per questo i bambini NON possono essere trattenuti dalle braccia del genitore, per quanto forte egli pensi di essere.
Per questo i bambini devono essere LEGATI con le cinture presenti sul seggiolino auto o in vettura.
Inoltre, tanto più stretto il bambino sarà legato, e tanto meno sarà avvertita sul bimbo questa forza d’inerzia.
Tanto più il seggiolino è legato in modo solidale al veicolo, tanto più bassa sarà l’energia assorbita dal seggiolino e dal bambino.
(FONTE: Il blog di Peg Perego, FAQ sicurezza auto)


Capirai Lilli, che, essendo io così convinta della necessità di far viaggiare i nostri piccoli in sicurezza, non potevo non aderire all'iniziativa di Appuntamenti CreAttivi (il blog della mie amiche Cì, Claudia e Monica:) ) lanciata in questi giorni: 

 NOI VIAGGIAMO SICURI, CAMPAGNA SICUREZZA 2013.


CLICCA SULL'IMMAGINE PER SAPERNE DI PIU'


Chi vuole può partecipare con un post apposito o anche solo inserendo nell'homepage del proprio blog il banner liberamente prelevabile QUI (io ho fatto entrambe le cose) oppure segnalando l'iniziativa attraverso i canali più disparati (fb, twitter, pinterest e chi più ne ha più ne metta).

Forza, dunque: spero che questa campagna si diffonda a macchia d'olio, invadendo la blogosfera e andando anche oltre!!!
 

venerdì 17 maggio 2013

I venerdì del libro (131°): IL FALCO E IL LEONE - HYPERVERSUM VOL.2

Cara Lilli,

oggi aderisco all'iniziativa di HomeMadeMamma proseguendo un viaggio iniziato qualche venerdì fa, quando ti ho parlato di Hyperversum, di Cecilia Randall: infatti, ho da pochissimi giorni terminato il secondo capitolo della saga, IL FALCO E IL LEONE.

Chiaramente non starò qui a parlare per filo e per segno della storia narrata in questo romanzo sia per lasciare la suspance a chi magari ha letto il primo capitolo della saga e si appresta a leggere questo secondo, sia per non rivelare troppi dettagli a chi invece non ha letto ancora niente e sta valutando se dedicarsi o meno alla lettura della trilogia.

Mi aggancio solo per linee generali al racconto fatto in occasione del primo volume, dicendo che ritroviamo Daniel e Ian alle prese con il tentativo di far tornare quest'ultimo nuovamente indietro nel tempo dalla sua amata Isabeu, in quel Medioevo abbandonato (non per sua volontà) alla fine del primo romanzo proprio per la necessità di essere salvato da morte certa.

Una volta che Hyperversum (il gioco di ruolo ipertecnologico che funge da "portale" per i viaggi nel tempoe dà il titolo alla saga) fa compiere di nuovo questo salto all'indietro di circa 800 anni ai due giovani americani, ecco che parte la nuova avventura che li coinvolgerà entrambi inaspettatamente

Inaspettatamente perchè nei piani di Ian c'è solo di tornare indetro e riunirsi per sempre ad Isabeu, lasciando al contempo che Daniel rientri definitivamente nel XXI secolo, mentre invece tutto prende una piega ben diversa e molto pericolosa che trascinerà i entrambi i nostri protagonisti nel mezzo prima di una battaglia personale con un vecchio nemico giurato, Geoffrey Martenwall, e poi addirittura nella rivolta dei baroni inglesi contro il sovrano Giovanni Senza Terra, fratello del compianto Riccardo Cuor di Leone. 

Mi è piaciuto moltissimo questo secondo capitolo, Lilli. Più ancora del primo, che pure mi ha tanto coinvolto.

Stavolta direi che la fantascienza resta più sullo sfondo, dando giusto lo spunto iniziale e quello finale, ma lasciando poi ampiamente spazio al romanzo di avventura in stile storico, con il dovuto avvertimento che, come nel precedente romanzo, anche in questo qui la Randall ha mischiato personaggi realmente esistiti (e fatti storicamente accertati) con personaggi (ed eventi) di fantasia. Il tutto in modo talmente credibile, con tale dovizia di particolari, che non fa assolutamente rimpiangere i romanzi storici veri e propri.

Ho ritrovato qui una caratteristica che mi ha ricordato un'altra opera della stessa autrice, letta e recensita da me in precedenza, ossia Gens Arcana: il personaggio potenzialmente negativo (in quel caso Manente da Erto, in questo Geoffrey Martenwall) rivela poi nel corso degli eventi una positività che non solo lo eleva al ruolo di degno co-protagonista, ma anche lo rende affascinante e interessante agli occhi del lettore.

Da sottolineare è che tutti i personaggi, anche quelli secondari, sono ben caratterizzati, hanno uno spessore che li fa ricordare con piacere ed emozione insieme ai protagosti (e questo è un passo avanti rispetto ad Hyperversum vol.1, dove avevo riscontrato meno incisività dei personaggi di contorno).

Un merito ancora devo dare alla Randall: la descrizione delle scene di battaglia, che pure non sono poche, è fatta in modo mai ripetitivo, sempre avvincente e coinvolgente.

La conclusione del capitolo è meno marcatamente "aperta" di quella del capitolo precedente, ma è chiaro che un seguito ci sta tutto, per dare rilievo magari nuovamente alla storia più strettamente personale di Ian nei panni del conte Jean de Ponthieau.

E per questo motivo non passerà molto tempo prima che io legga anche il terzo e ultimo capitolo della saga, Il cavaliere del tempo, e che come è ovvio poi te ne parli.


 


<<Li accolse il pendio di un bosco buio e freddo. Ian non aveva voluto rischiare di comparire dal nulla in pieno giorno, benchè in un posto isolato fuori dal monastero, e così la scelta del momento di arrivo era ricaduta sul finire della notte, a poche ore dall'alba, quando di sicuro tutti gli abitanti della zoan, monaci, contadini, cacciatori, pastori e viandanti erano ancora al riparo tra quattro mura, in attesa di riprendere le attività del mattino. [...]
Ian rimuginò ancora un pò. "Per te sarebbe stato tutto più facile se non avessi insisitito tanto per accompagnarmi fino a Chatel Argent. Potevi semplicemente farmi arrivare qui e poi ripartire, anzi potresti farlo già adesso". Daniel scosse la testa infastidito. "Ne abbiamo già parlato e non intendo discuterne ancora: sarò la tua ombra finchè non ti vedrò oltrepassare il ponte levatoio di Chatel Argent. Quindi, a costo di aspettarti qui fino a mettere radici, io faccio il viaggio con te.">>


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mercoledì 15 maggio 2013

Plumcake al doppio yogurt per ringraziare di premi e...cotillons!!

Cara Lilli,

sono fortunata perchè ho amici blogger che pensano a me spesso e volentieri (te ne parlerò a fine post). Dunque, come ho già fatto poco tempo fa, anche oggi offro loro virtualmente un dolcetto per ringraziarli dell'affetto e della stima.

Non mi smentisco mai, naturalmente, e dunque ho pensato ad un plumcake dei miei, semplice ma anche morbidissimo, che ho battezzato "al doppio yogurt" perchè ho utilizzato due vasetti di yogurt per farlo ;-)

Ho mixato come mio solito gli ingredienti seguendo il mio gusto personale e sfruttando stavolta anche l'amido di mais, oltre la mitica acqua frizzante, per avere più sofficità.

Ecco cosa occorre e come fare per sfornare un dolce che sostituisce ottimamente le merendine confezionate per la prima colazione:

- 150 gr di farina 00
- 100 gr di amido di mais
- 120 gr di zucchero
- 2 vasetti di yogurt alla vaniglia (ma si può variare il gusto!)
- 70 gr di burro
- 1 uovo
- 50 ml di acqua frizzante
- 1 bustina di lievito per dolci

Ho frullato l'uovo con lo zucchero, ho aggiunto il burro ammorbidito, continuando a frullare e unendo poi anche il doppio yogurt sempre frullando, fino ad ottenere un bel composto spumoso su cui ho versato piano l'acqua frizzante.
Ho quindi incorporato un pò alla volta la farina, l'amido di mais e il lievito, mescolando per bene.
Ho imburrato e infarinato uno stampo da plumcake e, una volta versatoci l'impasto, l'ho infornato a 180° per circa 35 minuti (fa fede la prova stuzzicadenti!).


Buona colazione!

E adesso veniamo ai motivi per cui ringraziare e cioè ai premi ricevuti:

1) Moonlitgirl ha scritto, riferendosi alla sottoscritta, una cosa troppo carina e dolce...<< la mitica Maris che non ho mai avuto il piacere di premiare e che anche se già premiata da Antonella Vi, ci tengo che le giungano tutta la mia stima e la mia ammirazione. Grande Maris!!! Di lei vi avevo già parlato qui  e se non la conoscete...beh...conoscetela!!!>> e mi ha donato questo:


 2) la mia omonima Maristella mi ha donato invece un premio che avevo ricevuto anche un paio di settimane fa (anche se il bannerino è diverso) e ti rimando quindi a quel post per leggere le mie risposte al mini-questionario a sfondo...dolciario ;-)

 


GRAZIE AMICHE MIE, siete davvero gentilissime!!!

Ma...e i cotillons?? Eheheh...ho voluto chiamare così un omaggio a sorpresa che quel vignettista sensibile, ironico e geniale che risponde al nome di Robi (alias Cipralex1) ha fatto dedicando una vignetta personalizzata a ciascuno dei suoi fedelissimi lettori-amici blogger, basandosi sulle caratteristiche di ognuno. 
Mi permetto di copiare e incollare qui quella che ha dedicato a me:

blog life,amici immaginati di cipralex1,
Io, il monello e la monella!!!

Che dire? GRAZIE ROBI, sei sempre tenerissimo con me e i miei monelli!!!

Sono queste le cose che mi fanno essere contenta di far parte della blogosfera, in semplicità e allegria :-)

lunedì 13 maggio 2013

Quelli dell'ovino con un buchino su e un buchino giù

Cara Lilli,

succedono cose inaspettate a volte.

Succede che come dal niente, in un discorso iniziato a tavola con due cugine e i rispettivi mariti, tra le tante chiacchiere, vien fuori una cosa, un ricordo che ti fa all'improvviso capire che in questo nostro mondo c'è un gruppo. E soprattutto prendi coscienza che tu ne fai parte.

Gruppi ce ne sono a bizzeffe, si sa: ad esempio, ci sono "quelli che portano l'orologio sul polsino" o "quelli che non riescono a prendere sonno se prima non hanno dato uno sguardo alle news di gossip" o ancora "quelli che si mettono in tiro anche per andare a gettare la spazzatura"...e poi...

E poi ci siamo noi: quelli dell'ovino con un buchino su e uno giù.

Noi siamo quelli che da bambini abitavamo in città ma avevamo la fortuna di trascorrere domeniche intere o brevi vacanze in un posto di montagna, in un piccolo paese, tra le mura di un antico palazzo appartenuto prima ai bisnonni, poi alle prozie (tutte nubili) e a un prozio (celibe). 

Noi, quelli che tutti in truppa, cuginetti sia maschi che femmine (indovina chi era la mascotte? Io, la più piccola!!), correvamo su e giù per le grandi scale di pietra... Scendevamo in cortile a guardare le galline nel pollaio, i conigli nella conigliera, la mucca o le caprette nella stalla. Salivamo su al secondo piano e poi ancora un pò più sopra, fino alla porticina chiusa a chiave che dava nel solaio dove ci era proibito andare e che cercavamo in ogni modo di aprire per avventurarci in chissà quali scorribande.

Noi, quelli che facevamo le torte di terra e acqua in cortile, aiutandoci con  vecchissimi utensili e lattine vuote.

Noi, quelli che attraversavamo la strada e aprivamo un grande e arruginito cancello per andare nel giardino di fronte, sempre di proprietà delle vecchie prozie, a raccogliere le meline cadute dagli alberi. Delle meline speciali, piccole, dalla buccia sfumata tra il rosso e il giallo, dal profumo intenso e il sapore dolce. Non so neppure come si chiamano. Per me, per noi erano semplicemente le "melelle". Una delizia assoluta. Mai più trovate o mangiate in nessun altro luogo.

Noi, quelli che accorrevamo al richiamo di una delle prozie che ci porgeva un ovino fresco della chicchinella (una gallina piccola), con un ago ci faceva un buchino sulla sommità e uno sul fondo, e ci diceva "bevete!". In barba alle norme di igiene e sicurezza alimentare. E non ci è mai successo nulla, mai un mal di pancia o simili.

Ecco, Lilli. Noi siamo quelli dell'ovino con un buchino su e uno giù.

Siamo cresciuti così, in quegli anni di spensieratezza, di gioia semplice e vera.

E durante il ricevimento di matrimonio di una delle cugine della famosa truppa, sabato scorso, proprio in quello stesso antico palazzo oramai ristrutturato, dove non ci sono più le vecchie proziie e il prozio, ma c'è la nostra storia...proprio un'altra cugina ha tirato fuori la faccenda dell'ovino e ne è scaturita la domanda posta un pò a tutti i commensali nelle vicinanze: "Ma tu...lo bevevi l'ovino con un buchino su e uno giù?".

Ed ecco i ricordi. Tanti. Tutti.

E le risate. Tante. Specie davanti alle facce tra il divertito e il perplesso dei mariti e di altre persone. 

E ancora risate, fino alle lacrime, davanti alla risposta negativa della moglie di uno dei cugini della truppa, quando tu e la cugina che ha tirato fuori l'argomento vi eravate appena dette sottovoce che secondo voi quella lì, un pò snob, poco estroversa e troppo fredda e anziana dentro per i vostri gusti, insomma...quella lì no...di certo non aveva mai bevuto l'ovino con un buchino su e uno giù!!

E tu, Lilli? Tu l'hai mai bevuto l'ovino in quel modo?  Se si, allora fai parte del gruppo :-) 

E sei tra i fortunati che hanno vissuto un'infanzia da incorniciare, per cui ringraziare e che ti ha plasmato per arrivare ad essere quella che sei oggi!!!

venerdì 10 maggio 2013

Di tracolle e di numeri...!!!

Cara Lilli,

pochi minuti fa, in soggiorno:

Monella (sorridendo): "Mamma! 88!!"

Io (perplessa): "88??? Ma che vuoi dire?"

Monella (sicura di sè): "Là, sulla borsa! 88!!"

Io (guardo la mia borsa, appesa alla maniglia della porta): "..."



Dove io vedo banalmente quattro anelli decorativi della tracolla della mia borsa, lei vede il numero 88. 

Ora. Come la chiami tu una bambina così?

Monella...sempre più matematica!!! 


PS: e non ha certo preso da me...per informazioni a tal riguardo si prega di rivolgersi al papà informatico (scusate il gioco di parole!)  ;-)

I venerdì del libro (130°): I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI

Cara Lilli,

come mia abitudine oggi che è venerdì aderisco all'iniziativa di HomeMadeMamma e ti presento un libro letto ad aprile insieme al Gruppo di Lettura Bryce's House: I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI, di Erri De Luca.

Finalmente. E' stato il mio tanto sospirato incontro con questo autore. Lo tenevo in lista d'attesa da tempo, ma rimandavo. Poi, ad aprile appunto, la lettura condivisa con le ragazze del GdL mi ha fatto fare il primo passo verso Erri De Luca, scrittore osannato da più persone ma anche ridimensionato da altre. 

Dovevo proprio farmi un'opinione personale, era necessario: ed adesso ce l'ho.

Non ti tengo oltre sulle spine: questo libro mi è piaciuto.

De Luca parla di quando aveva 10 anni (quando si comincia a scrivere la propria età con due cifre...) e si sentiva come imprigionato in un corpo che non ne voleva sapere di crescere e che lo faceva apparire sempre uno scricciolo, mentre lui dentro era maturato, aveva un animo profondo, conosceva il mondo degli adulti e aveva imparato a capirli (anche se non lo dava troppo a vedere, se no loro poi se ne risentivano...).

Lo spunto per parlare di sè a quella specifica età è dato all'autore dal racconto dell'estate trascorsa sull'isola di Ischia, senza legare con nessun coetaneo (anzi, litigandoci) tranne che con una ragazzina un pò fuori dal comune, un pò solitaria, amante degli animali, aspirante scrittrice.

Sarà proprio lei a fare riferimento ai pesci che non chiudono gli occhi, in un'occasione molto delicata e importante che non voglio svelare per non togliere il gusto della lettura a chi ancora non conosce questo libro.

Insomma: uno scritto che mi ha colpito.

Però è stato un pò strano per me l'evolversi della lettura: 
- all'inizio ho pensato che era un libro bello, piuttosto originale; 
- verso la metà ho iniziato a pensare che in effetti era un pò troppo slegato, un'insieme di pensieri anche belli, di profonde riflessioni, senza però un vero legame tra loro tranne forse che per la storia della ragazzina, con divagazioni che parlavano del presente o di altre epoche del passato; 
- poi ancora, arrivando verso la fine, mi sono resa conto che mi era piaciuto davvero!!

Non so come spiegarlo: proprio nelle ultime pagine ho sentito che mi ero legata a quel bambino di 10 anni, ma anche a quell'uomo che scriveva di sè bambino...ho sentito che i suoi pensieri mi avevano affascinato e mi erano entrati in cuore senza che me ne accorgessi subito, ma pian piano, silenziosamente, un pò alla volta.

Ci sono passaggi molto poetici, si potrebbero tirare fuori un sacco di citazioni.

Non so se altri libri di questo autore mi piaceranno allo stesso modo, ma proverò senz'altro a leggerli, adesso che ho "rotto il ghiaccio".




<<"Sarò un pò fredda con te sulla spiaggia, non ci badare. Non faremo il bagno insieme. Proveremo a vederci di pomeriggio, intesi?". Dissi un si confuso, lei mi prese la mano sott'acqua e me la strinse. Non era madreperla nè pane, era corrente.>>

<< A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo. A dieci anni potevo vedere i gradini squadrati, da poterli risalire cogli occhi. Oggi mi contento di averli visti e di credere che ci sono ancora.>>

<<A un bivio ci separammo, sciogliendoci le mani senza necessità di altro saluto. [...] La vita aggiunta dopo, lontano da quel posto, è stata una divagazione.>>


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