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AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

mercoledì 27 gennaio 2016

Mai, mai, mai dimenticare!


Cara Lilli,

è sera. La sera di una giornata in cui molti, moltissimi hanno detto e scritto tanto sulla ricorrenza della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. 


E meno male. Meno male che se parla ancora tanto. 

Nel senso che sarebbe meraviglioso non parlarne più se questo bastasse a cancellare l'orrore di ciò che è stato. 

Ma non è così purtroppo. 

Ciò che è stato è un orrore che niente potrà cancellare MAI. 

E allora non bisogna smettere di parlarne MAI. 

Per non dimenticare MAI. 





Oggi è la Giornata della Memoria 
in commemorazione delle vittime dell'Olocausto.





Ho ancora nitido in mente il ricordo di me, bambina, alle scuole elementari, quando ebbi coscienza di quell'orrore, pur se limitatamente alla versione piuttosto sommaria proposta a noi piccoli studenti.

La maestra mi vide con le lacrime agli occhi e mi fece una carezza. 

Provo ad immaginare oggi, che sono adulta e ne ho coscienza piena e profonda, quanto avrebbero pagato per una carezza, una sola, nel momento della disperazione più tremenda...i bambini, le donne, gli uomini vittime di quell'orrore. 

Ci provo e non ci riesco, Lilli. Perchè sarebbe stato un prezzo inimmaginabile.

MAI, MAI, MAI dimenticare.




venerdì 22 gennaio 2016

Venerdì del libro (220°): LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI

Cara Lilli,

stasera per partecipare all'iniziativa di HomeMadeMamma ti parlo di un romanzo letto nelle vacanze di Natale: LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI, di Chiara Gamberale.

E' stato il mio primo incontro con questa autrice, conosciuta oramai da alcuni anni dal grande pubblico, ma che ancora non era arrivata tra le mie mani. E la spinta a intraprendere questa lettura mi è stata data dalla mia cara amica Stella, che ama la Gamberale e mi ha sempre detto che valeva la pena leggere i suoi romanzi: sarà felice di sapere (e già lo sa in effetti!) che ho seguito e apprezzato il suo consiglio!

Un libro interessante, partito un pò in sordina forse, ma proseguito con man mano un maggiore coinvolgimento per il lettore...o quanto meno per me, lettrice.

Cosa accade se una giovane donna molto originale, indipendente, bella, fantasiosa, madre di una bambina di cui nessuno sa chi è il padre, muore in un incidente? E più nello specifico...cosa accade alla piccola, che viene a trovarsi sola?

Mandorla (questo lo stravagante nome della bambina) trova una piccola comunità ad accoglierla: sono gli inquilini di un condominio di cui Maria, la madre, era amministratrice a prendersi cura di lei, stabilendo di tenerla a turno in casa per un periodo. Questa decisione apparentemente bizzarra e originale viene in realtà dettata da una scoperta, fatta tramite una lettera scritta da Maria a Mandorla il giorno della sua nascita, e cioè che la bambina è stata concepita proprio nella soffitta di quello stabile, senza però che si faccia il nome del padre. 

Il germe del dubbio, dell'incertezza su chi sia l'uomo di cui Maria parla nella lettera viene seminato, così, nel terreno fertile di questa decisione comune di non voler conoscere quale sia la verità e di fare tutti da famiglia alla bambina. E a lungo andare porterà frutti diversi e anche inattesi a volte, che verranno colti da Mandorla stessa ma anche dai suoi affidatari, con una crescita che avverrà salendo di piano in piano fisicamente (ossia passando da un appartamento all'altro nel palazzo proprio) e pure psicologicamente.

L'autrice presenta un variegato mondo: dalla famiglia quasi perfetta con padre, madre e due figli, all'anziana signora non sposata, passando per la coppia di omosessuali. Tocca realtà differenti, in cui Mandorla va ad inserirsi di anno in anno

Fino ad una conclusione che ci si potrebbe aspettare...ma anche no. Cioè che una volta letta potrà sembrare tanto logica quanto spiazzante. 

E' una sensazione che non starò qui a cercare di descrivere oltre perchè bisogna secondo me leggere la storia, immergendosi in questo variegato mondo, appunto. Tra pensieri, vita quotidiana, debolezze, stravaganze, legami che si creano e si rinsaldano.

Scritto dividendo in modo originale i capitoli, sottolineando il passaggio dal piano terra all'ultimo piano dello stabile in via Grotta Perfetta 315, e alternando il presente raccontato in prima persona da Mandorla ai flashback, con ricordi di ognuno dei vari inquilini del palazzo, questo romanzo mi ha in qualche modo ricordato per l'ambientazione L'eleganza del riccio, che mi è piaciuto molto a suo tempo (vedi qui)

Insomma, un primo incontro positivo con la Gamberale, direi. E non mancherò di leggere altri suoi libri (uno in realtà l'ho già letto....ma ne parlerò poi, un altro venerdì).

 

I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI
  
 

lunedì 18 gennaio 2016

Torta verde al cocco (e neve)

Cara Lilli...

...e inverno fu! 

Si, perchè dopo temperature sopra la media stagionale (se si eccettua qualche saltuaria giornata fredda) possiamo dire che solo adesso è arrivato il vero inverno: quello del vento freddo, dei termometri a zero (e anche sotto zero) e soprattutto della neve!

Stamattina verso le 7, dopo una domenica passata tra sfiocchettate e pause, ho messo la testa fuori per dare un'occhiata e lo scenario era questo...





Ordinanza di chiusura delle scuole per oggi, quindi bimbi a casa e anche il centro di riabilitazione chiuso nel pomeriggio. Lunedì casalingo, quindi!

Così come casalinga è stata la domenica. Nel cui pomeriggio, dovendo accompagnare un bel tè caldo ho pensato di preparare un dolcetto un pò diverso dal solito, con la scusa pure di accendere il forno così si stava più caldi nella cucina-soggiorno ;-)

E pensa che ti ripensa, guardando di cosa disponevo tra frigo e dispensa, mixando un paio di ricette già sperimentate, con piccole modifiche ad hoc, è venuta fuori questa torta verde al cocco!

Buona, morbida, profumata. Se ami la menta e il cocco è il dolce che fa per te!


Ecco la ricetta: 

200 gr di farina

100 gr di farina di cocco

125 gr di yogurt al cocco
 
75 ml gr di latte 

100 gr di zucchero

50 gr di burro morbido a pezzetti

2 uova

1 bustina di lievito per dolci

10 cucchiai di sciroppo di menta


Frullare con lo sbattitore elettrico le uova e lo zucchero. Quando saranno bianche e spumose aggiungere il burro a fiocchetti, lo yogurt, il latte e infine lo sciroppo. 

Incorporare pian piano la farina e il lievito setacciati.

A questo punto versare in uno stampo imburrato e infarinato (da 24 cm di diametro) e cuocere a 180° per 30-35 minuti. 

Per sicurezza fare la prova dello stuzzicadenti, tenendo conto che la farina di cocco rende un po’ meno asciutto del solito l’interno della torta.


Ed eccola qui, verdina e buonissima :-)

IO L'HO SPOLVERIZZATA CON UN PO' DI FARINA DI COCCO

Buon appetito, Lilli!


PS: chissà se nevicherà ancora stasera e se domani le scuole saranno ancora chiuse...vedremo! 

mercoledì 13 gennaio 2016

Memorie di un divano

Cara Lilli,

tu credi al fatto che anche gli oggetti portino in sè traccia del vissuto di una casa, di una famiglia...?

Ah...se potessero parlare, raccontare! Un tavolo, una libreria, uno specchio, una cassettiera...

Un divano, ad esempio.

Si: prendi un divano a tre posti dalla tappezzeria nei toni dell'arancio, preservata da un grosso foulard color più o meno bordeaux con dei disegnini e poi successivamente da un copridivano verdescuro.

Scommetto che se quel divano potesse parlare racconterebbe di una coppia di innamorati che belli comodi guardavano un sacco di film, sgranocchiando popcorn, con una copertina di pile a tenerli caldi nei mesi invernali del loro primo anno da sposati, quando erano ancora soli soletti e poi in attesa, con un pancione a far loro compagnia...

Sarebbe poi arrivato il tempo in cui la sposa, neo-mamma, avrebbe preparato ogni sera un cuscino e un copriletto leggero (sostituito da una trapunta nei mesi a seguire) proprio su quel divano perchè sapeva che al 99,9% dopo la poppata notturna la sua monellina avrebbe avuto le colichette e si sarebbe agitata e quindi per non svegliare lo sposo che al mattino doveva andare al lavoro lei si sarebbe trattenuta in soggiorno, sfruttando il divano per riposare un pò tra un pianto, un'altra poppata e un altro pianto...

Sarebbero arrivate poi altre notti insonni, un pò più in là nel tempo, in cui la monellina più o meno treenne non voleva saperne di starsene nel suo lettino in cameretta e preferiva addormentarsi (e soprattutto restare) su quello stesso divano su cui poi durante il giorno alloggiava, sfogliando i suoi libri preferiti, o sgranocchiando crackers (sbriciolando tutto lo sbriciolabile...), o guardando il vecchio, bellissimo film dei Barbapapà (quello originale dei primi anni '70, con le canzoni di Roberto Vecchioni e con la voce di narrante di Oreste Lionello) o ascoltando le canzoni dello Zecchino d'oro...

Sarebbe arrivato poi come un ciclone un allegro monello, a far di quel divano una montagna da scalare, con l'abitudine di stendersi poi sulla parte alta dello schienale, sfruttando per non cascare giù di dietro il muretto contro cui il divano è appoggiato...

E avvicinandosi sempre più ad oggi, sarebbe arrivato il tempo delle coccole matuttine tra mamma e monelli, alternati o anche insieme, mentre il papà magari ancora dorme... Così come delle coccole tra papà e monelli, più facilmente di sera ma anche nei pomeriggi delle domeniche casalinghe, tra solletico e risate e sonnellini vari...

Ah...quante cose potrebbe raccontare un divano così!  

Quel divano, proprio.

Tante da scriverci un piccolo libro di memorie...