Cara Lilli,
ci sono volte in cui quando sali in auto e parti, il viaggio che comincia non è solo fisico.
Ci sono viaggi che il cuore fa insieme al corpo, ma anche oltre il corpo stesso. Perchè si sa che il cuore ha percorsi tutti suoi, che nessuna autostrada potrà mai circoscrivere.
Ho fatto un viaggio del cuore l'altroieri.
Sono partita quasi di corsa, senza averlo programmato se non giusto un paio di ore prima. I viaggi del cuore spesso sono così: improvvisi, seguendo l'impulso del momento.
Mio marito si è preso un pomeriggio libero al lavoro per restare a casa con i monelli.
E mentre io raggiungevo mio fratello e mia cognata e proseguivo poi con loro, libera dall'incombenza di dover guidare, ho potuto lasciare che il cuore corresse per conto suo.
Verso Roma, poi Orte, poi l'Umbria e l'amata Spoleto...
Il mio cuore è andato avanti, mentre io, seduta nell'auto di mio fratello che pure macinava chilometri, non ruscivo a stargli dietro.
Ma tanto il mio cuore conosceva bene la strada, dopo averla fatta un sacco di volte nei miei anni giovani. Non poteva sbagliare per nessuna ragione al mondo.
E non parlo delle gite di famiglia, no. Parlo dei viaggi miei. Miei e basta. Quando partivo e mi rifugiavo a Spoleto dai miei zii. Dopo l'esame di maturità, ad esempio, o dopo tanti esami universitari. Per una pausa, un momento di pace, un momento di svago, di affetto grande.
Anzi, la prima volta avevo 9 anni. Una settimana intera da sola con gli zii. Indimenticabile.
Per tanti anni sono stata in quella che era la loro casa di allora, un pò fuori mano, con un prato enome intorno, in cui troneggiava un salice piangente che ha fatto ombra a tanti miei pensieri adolescenziali, che ha ascoltato tanti miei sussurri di ragazza innamorata o tanti dubbi e paure tipiche di quell'età.
E il campo dietro la casa....grande, un pò scosceso, coltivato da mio zio prima nel tempo libero dal lavoro, poi con più continuità dopo la pensione anticipata.
Mio zio. Il mio zione un pò orso, ma in senso buono. Poco incline per troppo pudore alle manifestazioni d'affetto, proprio il contrario di me, ma che proprio in me diceva di aver trovato la figlia femmina che non aveva avuto. Lui, padre di due ragazzoni belli, grandi e grossi.
Quante ore passate con gli stivaloni di gomma ad innaffiare la lattuga (e a cercare le lumache che vi si nascondevano tra le foglie!), a cogliere la frutta, a dar da mangiare alle galline. Io e lui.
E quante ore a passeggio per Spoleto, con lui che amava fare da cicerone. Io e lui.
Poi la casa è cambiata, più vicina al centro abitato, meno affascinante della casa di campagna, ma ugualmente bella perchè c'era lui lì, insieme a zia. E io ci tornavo sempre con lo stesso amore e la stessa gioia.
E tu lo sai bene, Lilli, che in quella casa, la seconda, ci sono stata anche con il mio amore, di ritorno dalla luna di miele, perchè zio non era potuto venire al nostro matrimonio per evitare strapazzi al suo cuore ballerino e discolo.
Da quando sono arrivati i monelli ci sono state più telefonate che viaggi. Ma ogni volta era comunque una cosa bellissima parlare con lui, che mi diceva sempre che la sua casa per me, per la famiglia che mie ero creata, era sempre aperta.
Tenero, zio. Schivo, ma tanto tenero.
Ci siamo voluti un bene immenso, io e lui.
E l'altroieri, quando l'auto con me dentro è arrivata davanti casa sua, il mio cuore era già lì da un pezzo. Corre veloce il cuore quando si tratta di andare da chi si ama.
Stavolta non c'era zio a darmi il benvenuto sulla porta, col suo sorriso mite e dolce, simile a quello del mio papà. Il mio cuore lo sapeva ma egualmente non voleva crederci.
Questo viaggio del cuore si è concluso in modo molto diverso da tutti quelli che ci sono stati negli anni addietro. Con un dolore lancinante che non credevo che avrei più provato dopo la perdta dei miei genitori.
Ma lui era il mio zio speciale.
E adesso ho un altro angelo custode, ne sono certa.