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venerdì 26 agosto 2016

Venerdì del libro (229°): FURORE

Cara Lilli,

finalmente torno a scrivere di libri e lo faccio partecipando all'iniziativa di HomeMadeMamma con un proposta davvero interessante: FURORE, di John Steinbeck.

Premesso che è stato per me il primo romanzo di questo famoso autore, voglio subito dirti che non è stato amore a prima...lettura, cioè ho impiegato un pò a entrare nella storia. Ma poi, una volta che è successo, pagina dopo pagina, mi è sembrato di averne sempre fatto parte.

Si narra l'epopea della famiglia Joad, che negli anni '30 dall'Oklahoma emigra in California, come tantissime altre famiglie di contadini, in seguito alla confisca da parte delle banche dei terreni su cui sorgevano le fattorie e all'arrivo delle "trattrici" che radono al suolo ogni cosa, case di legno comprese.

Un viaggio durissimo, lungo la Route 66, la mitica autostrada che collega Chicago a Santa Monica, fatto stipati in tanti su un vecchio autocarro: tre generazioni di Joad, nonni, genitori e figli, più il marito di una delle figlie (che per di più è in attesa di un bambino), uno zio e un ex-predicatore in crisi esistenziale, assorto in meditazioni filosofiche.

Carichi di speranze di cambiar vita, i Joad affrontano privazioni, perdite e imprevisti, conoscono altra povera gente che condivide lo stesso destino fino a vedere infrangersi il sogno contro il muro della realtà, che è ben diversa da quella prospettata dai volantini che offrivano posti di lavoro tra le vigne e i frutteti della California.

La narrazione procede abbastanza lenta e questo come dicevo non aiuta all'inizio ad appassionarsi alle vicende dei protagonisti, ma poi ci si ritrova a conoscere tutti, come da vicino. In particolare Tom, il figlio maggiore appena uscito dal carcere dove ha scontato 7 anni per aver ucciso un uomo in una rissa, e poi mamma Joad, la vera anima della famiglia, il collante in ogni situazione, tenera d'animo ma ferma e decisa nelle sue azioni e dotata di una saggezza pratica ed essenziale.

Un romanzo di denuncia sociale, che già alla sua uscita fu al centro di dibattiti ma che ottenne il Premio Pulitzer nel 1940 e divenne immediatamente un best seller. In rete troverai senz'altro tante recensioni che sapranno illustrare i significati reconditi, le implicazioni politiche...io te ne parlo dal punto di vista più semplicemente emozionale.

E per questo ti dico che il finale, che dopo tante e tante pagine giunge poi quasi all'improvviso, non so bene come spiegarlo...così com'è, drammatico, amaro ma profondamente umano, mi ha regalato proprio un'emozione inaspettata.






I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI



8 commenti:

  1. Cara Maris, sono passato per augurarti un buon fine settimana, se anche è impossibile passarlo bene, il mio pensiero è sempre hai luoghi del terremoto, e ha quella povera gente. Ciao con un abbraccio forte.
    Tomaso

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    1. Caro Tomaso sei sempre sensibile a tutto ciò che accade...hai ragione, non si può non avere il cuore stretto in una morsa pensando a ciò che è successo, e io poi ci sono passata da bambina col terremoto dell'80 in Irpinia...tremendo!
      Un abbraccio forte a te, ciao

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  2. Ciao Maris,
    da tempo non vengo a trovarti( il giro delle relazioni in rete è sempre più vasto!), ma vi ricordo sempre con tanto affetto e simpatia, tue e i tuoi cari Monelli.
    Questo romanzo mi ha riportato al tempo delle mie letture intensive, oggi meno frequenti, ma questo grandissimo autore non l'ho mai abbandonato e ho letto con passione quasi tutte le sue opere.L'estate scorsa ho letto "Nomadi"( biblioteca di mio figlio maggiore Lorenzo), non un romanzo ma un reportage sulla recessione che poi fornì il materiale per il romanzo "Furore", capolavoro indiscusso che ti prende l'anima.
    Un abbraccio
    Marilena

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    1. Cara Marilena, grazie di essere passata!
      Anche io non riesco sempre a seguire tutti gli amici blogger ma il pensiero c'è, ti assicuro.
      Sono contenta di averti risvegliato ricordi belli, tutto ciò che è legato ai libri letti poi è speciale, io lo so!
      Un bacione, verrò a trovarti anche io al più presto sul tuo blog :-)

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  3. Ciao. Non l'ho letto ma mi par di capire che sia davvero un libro "importante". Ne prendo nota, anche se ammetto, ora più che mai, di avere una lista d'attesa lunghissima (aggiungo continuamente titoli interessanti... ci credo che si allunga! ih ih!)

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    1. Si Stefania, è uno di quei libri importantii per argomento e per stile...uno di quelli che secondo me va letto almeno una volta proprio perchè non è il solito romanzo. Non è detto che debba entusiasmare per forza, potrebbe risultare anche un pò pesante ma per chi ama la lettura come noi è una tappa che va fatta, a mio avviso.
      Ciao :-)

      PS: non mi parlare di lista d'attesa lunga...ahimè ;-)

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  4. L'ho letto l'anno scorso e mi è piaciuto tantissimo. Anch'io all'inizio non riuscivo a familiarizzare con la storia, ma man mano è cambiato, come dici tu.

    Quello che più di ogni altra cosa ho apprezzato sono stati i diversi registri linguistici: quando parlano i contadini sembra davvero di essere in mezzo a gente che non è andata a scuola; invece quando la narrazione procede in generale, il mix di linguaggio e contenuti è puro spettacolo (tipo quando descrive l'uomo nella sua grandezza per aver saputo creare tanto e nella sua piccolezza per non essere capace di distribuirlo a tutti... Hai presente quel capitolo?)
    Senza contare poi quando cambia i punti di vista, dove vediamo i Joad diventare degli anonimi clienti di bar e rivenditori d'auto. Questa cosa mi ha ispirato tanto... :D

    Finalmente ho potuto commentare un libro, visto che stavolta hai scelto uno dei pochi che ho letto... xD

    Un abbraccio a tutti e 4 Maris ;)

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    1. Antò che bello leggerti!
      Grazie per questa tua recensione che condensa tutto in poche righe e mi trova assolutamente d'accordo!
      Un abbraccio a te, perdona la mia prolungata latitanza ma il pensiero sai che c'è :)

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