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venerdì 26 giugno 2020

Lucciole

Cara Lilli,

com'è vero che basta poco, un solo istante a volte, perché riaffiorino ricordi, immagini, sensazioni.

Qualche sera fa, sul tardi, stavo chiudendo le imposte esterne del balcone del soggiorno e con la coda dell'occhio ho visto un luccichio nel buio.

Mi sono girata a guardare meglio. Rieccolo.

E poi di nuovo e ancora. 

Un puntino luminoso intermittente nel buio, a poca distanza da me.

Da quanto,  quanto tempo non vedevo una lucciola, Lilli? Tanto. Troppo. Eppure vivo un po' fuori dal centro abitato, intorno ho alberi, campi, spazi aperti.

Eppure. Quanto tempo? 14 anni, Lilli. Incredibile, ma vero.

È stato un attimo e sono tornata indietro, a quell'agosto diverso da tutti gli altri. A quell'agosto in cui io e il mio amore iniziavano la nostra vita insieme. Tornati dalla nostra luna di miele, da quel viaggio che mai e poi mai avremmo dimenticato e lo sapevamo ed è stato così infatti.

Quell'agosto in cui rientravamo la sera io e lui, dopo una passeggiata, una pizza con gli amici o da soli, mano nella mano, che c'era un pochino di fresco tipico delle sere estive delle nostre zone, l'aria era pulita... 

In quel piccolo parco del paesino dov'era la casa in cui abbiamo abitato un unico anno, il primo anno di noi, c'erano angoli verdi che si illuminavano a intermittenza. Piccoli angoli luccicanti qua e là,  lungo il percorso verso il  cancelletto di casa.

Un incanto.

Incredibile, ma vero. Da allora non avevo più visto una lucciola. 

Capirai allora, Lilli, che meraviglia sia stata per me l'altra sera alzare gli occhi e vederla lì. Solitaria, ma comunque incantevole.

E poi via, ancora più indietro nel tempo... alle estati al mare dei miei anni piccoli, specie in Calabria, a inseguire quei puntini scintillanti, quasi come fossero fatine...

lunedì 15 giugno 2020

Un abbraccio!

Cara Lilli,

come ben sai il mio monello è un coccolone, lo è sempre stato. 

Ha sempre cercato il contatto fisico, anche perchè finchè non ha cominciato ad esprimersi a parole, anche solo con le prime piccole sillabe smozzicate, quello per lui era il canale di comunicazione preferenziale.

E stiamo parlando dei suoi primi 6 anni di vita circa, mica di un giorno.

Premesso questo, volevo raccontarti come può capitare che la vita ti porti in dono qualcosa di bello in modo piuttosto paradossale.

Ci ho pensato quando per la prima volta qualche giorno fa il monello mi è venuto vicino, ha allungato le braccine magrine che ha e con quel suo sorriso delizioso, tenero e furbetto allo stesso tempo, ha esclamato: "Mamma... un abbraccio!"

Piccola grande emozione della sottoscritta.

Perchè lui, pur coccolone, tenerone e via dicendo, finora non aveva mai espresso a parole, esplicitamente, il desiderio di essere abbracciato e di voler abbracciare a sua volta qualcuno.

Ho poi realizzato che è stata la visione di una puntata di un cartone animato a dargli lo spunto. Ma questo è relativo, perchè da qualsiasi parte fosse arrivato, ciò che conta è che lui quello spunto lo abbia colto e poi messo in opera, tradotto in fatti.

E così, paradossalmente, al tempo del coronavirus in cui la regola fondamentale da rispettare è il distanziamento sociale, il mio monello ha imparato a chiedere un abbraccio quando ne sente il desiderio.

Ha scelto il momento, insomma! Ma ciò nulla toglie alla gioia per l'ulteriore passetto avanti, no?

Tutto sta a fargli capire che per adesso deve limitarsi ad abbracciare ancora soltanto mamma, papà e sorellina :)

venerdì 5 giugno 2020

Fase 3

Cara Lilli,

la nostra FASE 3 è iniziata (come per tutti gli altri) mercoledì 3 giugno.

E mentre si riaprivano i confini tra le regioni, noi qui attraversavamo invece un confine più vicino, di minore rilevanza a livello nazionale ma di grande importanza per ciò che ci riguarda: quello tra due piccoli comuni della stessa provincia, per andare nuovamente al centro di riabilitazione neuromotoria.

I monelli dopo 3 mesi hanno ripreso le loro terapie. Psicoterapia la monella, psicomotricità il monello e logopedia entrambi.

Fase 3, il 3 giugno, dopo 3 mesi. Che coincidenza.

Posso dire che è stato un momento particolare perchè, dopo la ripresa delle passeggiate vicino casa, quella di mercoledì scorso è stata la prima uscita in automobile per loro. E ho ben capito cosa provavano guardando come a loro volta guardavano fuori dai finestrini, mentre ripercorrevamo quella strada che da anni abbiamo percorso anche 5 giorni a settimana, come se andassimo al lavoro dal lunedì al venerdì. I giorni attualmente sono 4, ma in ogni caso è la "nostra" strada.

La conosciamo a memoria, eppure sono certa che ha fatto ai monelli lo stesso effetto strano che ha fatto a me: perchè l'abbiamo lasciata in un pomeriggio di fine inverno, spoglia, fredda, e l'abbiamo ritrovata in un sol colpo in un pomeriggio di fine primavera, verde e soleggiata, macchiata di giallo dai tanti cespugli di ginestre disseminati qua e là.

Meravigliose ginestre, care al mio cuore.

E il centro era sempre là, ad attenderci. Uguale, ma diverso. Perchè ora nessuno può entrare se non terapiste e pazienti e anche loro possono farlo solo dopo aver misurato la temperatura, che non deve superare i 37,5°. Si entra dall'ingresso sul davanti ma a fine terapia si esce dal retro, seguendo un percorso a senso unico. Ci si ferma a disinfettarsi le mani nell'atrio. Anche gli orari delle terapie sono tutti sfalsati per evitare assembramenti in entrata e in uscita e per dare modo di igienizzare sedie, scrivanie, maniglie delle porte tra una terapia e l'altra.

L'impatto con le terapiste che sono apparse una alla volta sulla soglia ad accogliere i pazienti, tutte col camice, le mascherine e le visiere, è quello che più mi ha fatto avvertire la differenza tra ciò che era prima e ciò che è adesso.

Temevo, sinceramente, una reazione di sconcerto o addirittura di rifiuto da parte dei monelli. Del monello in particolare, sicuramente più inconsapevole della sorella della reale situazione e del pericolo che c'è stato e che ancora non è passato, con cui ancora dobbiamo convivere. Avevo spiegato ovviamente loro cosa avremmo trovato, che ci sarebbero stati dei cambiamenti, delle regole nuove, delle modalità diverse. Loro avevano ascoltato e detto "Sì, va bene". Ma si sa che tra il dire e il fare...

Possibile che tanti anni di vita vissuta con i miei monelli non mi abbiano insegnato nulla? Cioè: possibile che, nonostante i tanti discorsi fatti a me stessa e le tante esperienze, io ancora tendo a volte a preoccuparmi più del dovuto? E sono quella che vuol vedere le cose in positivo, eh! Eppure ci casco certe volte e mi faccio prendere dal timore, dal dubbio.

Ma loro, i miei figli, molto spesso mi smentiscono. E meno male, direi!

Un pizzico di stupore, sì. Ma poi... "Ciao mamma!" e via, dentro, a far terapia.

Forza, allora, che il cammino riprende.