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venerdì 30 marzo 2018

Essere famiglia

Cara Lilli,

non si dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. E' innaturale, è inconcepibile.

Ieri ero in una chiesa colma fino all'inverosimile e insieme a tutta quella gente ho ascoltato con le lacrime agli occhi e il cuore in gola le parole di un padre che dall'altare ha salutato suo figlio, un ragazzo di 16 anni, che nel pieno della sua giovinezza è venuto a mancare all'improvviso. Lo ha salutato e ha ringraziato  i presenti e lo ha fatto con chiarissimo dolore ma anche con una dignità, una compostezza, una profondità che ha commosso e colpito tutti.

Quel padre è uno dei miei cugini. Di quei miei cugini con cui sono cresciuta come se fossimo fratelli e sorelle. Dodici cugini figli di sei sorelle, sparsi per l'Italia e una anche oltre oceano. 

La nostra storia è fatta di ricordi meravigliosi e di affetto grande. E la nuova generazione è il prolungamento di quella storia. I nostri figli, anche se molto spesso distanti tra loro fisicamente, stanno crescendo con in cuore lo stesso nostro sentimento basilare di unione, di condivisione. Di famiglia.

Ieri non eravamo tutti, quelli più lontani non sono riusciti a venire, ma noi che c'eravamo ci siamo stretti intorno a quella bara bianca e ai quei genitori a cui è stata inflitta la prova più immensa che si possa affrontare. E ci siamo sentiti famiglia.

Questa Santa Pasqua la vivremo in modo particolare, forte, doloroso, profondo, come l'anno in cui arrivò subito dopo che era morta la mia mamma. Ma stavolta è un dolore diverso, che lascia senza parole perchè lui era solo un ragazzo e anche perchè questo colpo è piombato su di noi come una mazzata tra capo e collo, senza preavviso. 

La vita è un soffio, Lilli. Quanta retorica, eppure quanta amara verità in questa constatazione.

Ieri tornando a casa guardavo i miei figli e mi sono detta una volta di più che voglio che loro crescano così come sono cresciuta io, con dentro sempre la certezza e la forza che dà sapere che la famiglia c'è e ci accompagna.

giovedì 22 marzo 2018

Neve di primavera

Cara Lilli,

ci dovrei essere abituata fin da bambina, eppure... quello che mi sorprende ogni volta è l'aria pulita, l'atmosfera ovattata, il silenzio irreale, specie quando come me si abita un pò fuori dal centro abitato.

Nella luce fioca e azzurrina del calare della sera, questa è la neve di primavera...





AGGIORNAMENTO DI VENERDI' 23 MARZO 20128:

Neve di primavera, al mattino...




martedì 20 marzo 2018

Sorella maggiore

Cara Lilli,

in questo momento io sono qui a scriverti e loro sono nell'altra stanza. Li sento ridere.

Ma non ridono soltanto. Sento anche lei che gli dice: "Dai, ripeti con me: pa, pe, pi, po, pu".

E la vocina di lui che effettivamente ripete le sillabe, con questa benedetta "P" che finalmente è venuta fuori.

Poi ancora lei: "Adesso ripeti le paroline: papà... pipì...", per arrivare poi al pezzo forte: "puzza"!

Lui non se lo fa dire due volte ed esclama tutto divertito: "PUZA"!

:-)

E pensare che quando è nato il monellino io e mio marito eravamo contenti perchè così la monella avrebbe avuto un aiuto, un sostegno nel suo percorso non semplice. Invece la vita ci ha riservato altre cose, altri percorsi da aggiungere a quello che già avevamo intrapreso e ha voluto in qualche modo ristabilire i ruoli: così che è proprio lei, da vera sorella maggiore, a dare sostegno al suo fratellino, con la spontaneità e il candore disarmante che la contraddistinguono in tutto ciò che fa.

 

venerdì 16 marzo 2018

Venerdì del libro (266°): LA SIGNORA HARRIS VA A NEW YORK

Cara Lilli,

arrivo tardissimo oggi ma ancora in tempo in effetti per parteciapre anche questo venerdì all'iniziativa di HomeMadeMamma e ti parlo al volo di un libro davvero piacevolissimo: LA SIGNORA HARRIS VA A NEW YORK di Paul Gallico.

Un romanzo delizioso, così come lo è il primo scritto da Gallico sempre con protagonista l'arguta, instancabile, generosa cameriera inglese sulla sessantina. Se ricordi, te ne ho parlato qualche annetto fa, QUI

Si legge con disinvoltura così come si beve un bicchier d'acqua questo libro e disseta davvero. Disseta la voglia di leggerezza e di piccoli-grandi sogni da realizzare, con sfumature un pò fantasiose anche ma mai banali. Ed è un libro ben scritto, cosa che non guasta affatto!

Stavolta Ada Harris, che nella sua prima avventura inseguiva il sogno di avere un abito da sera della maison Dior, ha un ben più alto desiderio e cioè aiutare un bambino affidato dalla madre ai suoi vicini di casa, una famiglia assai poco raccomandabile per modi di fare e di pensare, a ritrovare la felicità e ricongiungersi con il padre, un ex aviatore americano.

Il viaggio sarà ancora più avventuroso di quello fatto a Parigi in precedenza perchè la signora Harris ha a disposizione così scarse informazioni che l'impresa appare quasi impossibile. Ma nulla ferma la nostra amica, che andrà oltreoceano incontro ai tanti punti interrogativi con caparbietà, ottimismo e un buon pizzico d'incoscienza.

Sarà circondata da amici vecchi e nuovi e come sempre lascerà il segno in un modo o in un altro nella vita di tutti coloro che avranno a che fare con lei.

Un romanzo che che consiglio senz'altro, che regala ore di relax e un bel sorriso. E non è poco: ci vuol talento anche per quello :-)




I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI

mercoledì 14 marzo 2018

Effetto madeleine

Cara Lilli,

credo che a tutti sia capitato almeno una volta nella vita di avvertire un odore o un sapore che all'istante ti catapulta in un altro tempo e in un altro luogo, risvegliando sensazioni nel profondo dell'anima, ma anche proprio fisiche (come brividi, pelle d'oca).

Effetto madeleine, lo chiamano.

Ho ripensato a questa cosa poco fa, leggendo per la prima volta la descrizione di questo effetto fatta da Marcel Proust, colui al quale si deve la denominazione: nel primo libro della sua opera "Alla ricerca del tempo perduto", che si intitola "Dalla parte di Swann", Proust racconta come un giorno, assaggiando un dolcetto (una madeleine) imbevuto nel tè, avesse rivissuto un momento particolare della sua infanzia. 

Io di certo ho provato qualcosa del genere quando ero ancora a casa dei miei, poco prima di sposarmi: riordinando una cassettiera con dentro cose poco usate per farne uno scarto, trovai un maglioncino chiuso in un sacchetto di cellophane; lo tirai fuori e un odore che non sapevo neppure io definire, un misto di naftalina e qualcos'altro, mi punse le narici. Un odore che avrebbe forse dovuto darmi fastidio, ma che invece mi lasciò come stordita. Piacevolmente. 

Il tempo di immagazzinarlo e...

Eccolo, il ricordo. Nitido, tangibile.

Non ero più trentenne nella mia stanza a casa dei miei genitori, ma ero una ragazzina, nella villetta (quella vecchia, quella che ho particolarmente amato) dei miei zii di Spoleto.  

Il mio primo soggiorno da sola, senza mamma, papà e mio fratello, in quella casa.

Mia zia apriva un armadio a muro per prendere le lenzuola per preparami il letto e io, che le ero accanto, avvertivo chiaramente un duplice odore, naftalina e un profumo tipo lavanda mischiati tra loro, provenire dall'armadio e anche dalle lenzuola stesse. 

Ero felice, lì con lei e zio. Lo sarei stata ancora altre volte negli anni a seguire.

La gioia, quella semplice e vera, può avere tanti odori

Quello di quell'armadio resterà per sempre uno dei miei preferiti. Anche se non dovessi mai più ritrovarlo lì fuori, dentro di me è ben custodito.


domenica 11 marzo 2018

Torta di mele (con stevia)

Cara Lilli,

devi sapere che mio marito adopera già da un pò la stevia al posto dello zucchero. Attento alla linea ha scelto questo che è un dolcificante a contenuto calorico pari a zero.

Mi chiedeva da tempo di provare ad usarla anche nella preparazione di un dolce, ma io ero scettica per via del retrogusto che sa lievemente di liquirizia. Poi ho guardato un pò in rete e ho visto che in tanti effettivamente fanno dolci con la stevia e perciò mi sono detta: "Dai, proviamo!".

Un paio di settimane fa ho preparato dei muffins all'orzo solubile e yogurt al caffè che però, pur se non erano male, non mi hanno soddisfatto perchè quel retrogusto di cui ti accennavo era troppo percepibile e non si sposava bene con l'aroma dell'orzo e del caffè. Scelta non molto felice, quindi.

Allora, avendo ancora della stevia in polvere da consumare, ho voluto cimentarmi in un dolce diverso: una torta di mele.

Stavolta il risultato è stato decisamente migliore! Camuffato dall'aroma della vaniglia e della cannella, il retrogusto di liquirizia non si sentiva più, se non forse appena appena dopo aver finito di mangiare. Ma era comunque piacevole e quindi questo secondo esperimento è andato a buon fine :-)

Dopo questa mia duplice esperienza direi quindi che, per la riuscita positiva a livello di gusto, molto dipende dagli ingredienti del dolce che si vuol fare e secondo me non tutte le ricette si prestano al meglio per questa sostituzione di dolcificante.

Nel caso della torta di mele io dò l'OK e allora, per chi desidera fare un dolce alle mele che abbia meno calorie di quelli classici con lo zucchero ma sia comunque buono, ecco la ricettina che è basata su una che avevo già adoperato in passato e ho modificato per l'occasione:


- farina 00 gr 300

- stevia in polvere gr 50

- burro gr 60

- uova n.2

- acqua frizzante ml 200

- mele di media grandezza n.2 (io avevo le stark)

- uvetta 50 gr

- cannella 2 cucchiaini

- estratto di vaniglia 1 cucchiaino

- lievito per dolci 1 bustina



Mettere precedentemente a bagno l'uvetta in acqua tiepida per una ventina di minuti.


Montare le uova con la stevia fino a che risultano bianche e spumose.


Incorporare una parte di farina prima di aggiungere il burro ammorbidito a temperatura ambiente, poi proseguire versando man mano l'acqua e incorporando la restante farina, il lievito, la cannella e l'estratto di vaniglia, mescolando fino a rendere cremoso il composto.


Aggiungere l'uvetta ben strizzata e leggermente infarinata.


Sbucciare e tagliare le mele a pezzetti non troppo grandi e tenerli da parte.


Imburrare e infarinare uno stampo da 24 cm di diametro e versarvi il composto. A questo punto spargere i pezzetti di mela sulla superficie e spingerli giù giusto un pò con una spatola.


(NOTA: facendo in questo modo, che può sembrare bizzarro, ho ottenuto che i pezzetti non "precipitassero" tutti verso il fondo del dolce ma scendessero piano e si distribuissero all'interno qua e là).

Se piace particolarmente l'aroma (come a me e mio marito!) spolverizzare leggermente la superficie della torta con dell'altra cannella.


Infornare a 180° per circa 40 minuti. Verificare la cottura con uno stecchino, tenendo conto del fatto che l'interno del dolce tende a restare un pò umido per la presenza delle mele.


Ed eccola qui la torta, pronta per essere mangiata...



Buon appetito, Lilli!

venerdì 9 marzo 2018

Venerdì del libro (265°): LA TERRAZZA PROIBITA

Cara Lilli,

oggi per la rubrica del venderdì del libro ideata da HomeMadeMamma ti parlo di un romanzo autobiografico letto da pochissimo: LA TERRAZZA PROIBITA, di Fatema Mernissi, edito in Italia nel 1996.

L'ho trovato su Amazon mentre spulciavo qua e là cercando qualcosa di diverso dal solito. Questa è una storia ambientata nel Marocco degli anni '40, narrata in prima persona dall'autrice che all'epoca dei fatti narrati era solo una bambina.

Al lettore viene proposta la quotidianità vissuta da Fatema: le tradizioni, i limiti imposti dagli uomini della famiglia, la convivenza non sempre facile ma allo stesso tempo rigidamente organizzata all'interno dell'harem.

Nel caso specifico di Fatema l'harem di suo padre e di suo zio non prevedeva la presenza di più mogli, ma in compenso c'erano altre donne adulte come una cugina ripudiata dal marito, una zia vedova, l'anziana madre.

Inizialmente credevo che sarebbe stata una lettura abbastanza pesante, poi mi sono trovata invece davanti ad un libro che non ha grandi guizzi o colpi di scena, certo, ma neppure annoia o propone la realtà in maniera troppo dura. 

La vita di Fatema scorre nonostante tutto abbastanza tranquilla, le restrizioni imposte alle donne della famiglia ci sono ma non arrivano ad estremi intollerabili. Cosa questa resa possibile soprattutto dal fatto che il papà di Fatema, molto innamorato di sua moglie, le lascia un certo spazio per non restare intrappolata nei divieti e nei limiti e passa sopra ad alcune intemperanze, pur con la disapprovazione della madre-suocera che pure vive con loro.

Fatema respira un'aria che in qualche modo la spinge a guardare al futuro in modo diverso, spronata da sua mamma. Bambina curiosa, riflessiva e intelligente percepisce che ci sono degli interrogativi importanti sulla condizione femminile, ascolta e guarda tutto ciò che accade intorno a lei. 

In particolare l'autrice parla della terrazza all'ultimo piano della grande casa in cui vive con la sua famiglia allargata, luogo in cui le donne (più o meno giovani) si rifugiano per trascorrere momenti di libertà, per scambiarsi messaggi con le donne dell'harem nella casa vicina, per parlare di argomenti normalmente a loro vietati,  fare i propri rituali di bellezza che assomigliano quasi a riti magici, con la cura dei lunghi capelli e della pelle...

Un romanzo che ho trovato discreto e che consiglio per conoscere qualcosa in più di quel mondo, senza aspettarsi però rivelazioni sconvolgenti, perchè come già accennavo prima il tenore del racconto si conserva abbastanza lieve, anche nel trattare il contrasto tra tradizione e desiderio  di modernizzazione.




 I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI

mercoledì 7 marzo 2018

"P" come "papà"

Cara Lilli,

stavo pensando a tutte le volte che ho gioito per le piccole-grandi cose belle che hanno punteggiato il cammino fatto dai monelli da quando sono nati e poi più in particolare da quando hanno iniziato il percorso riabilitativo con la psicomotricità e la logopedia e tutto ciò che ci gira intorno.

Te ne ho parlato spesso e volentieri, sono gioie che fanno bene al cuore e che ritemprano lo spirito dopo periodi magari anche meno positivi, danno la spinta a continuare su questa strada che di certo non è priva di ostacoli e di cui non si conosce, anzi non si può conoscere a priori il punto di arrivo, ma che vogliamo percorrere insieme per accompagnare i monelli il più possibile in là.

Vogliamo tutti noi che siamo la famiglia allargata dei monelli: i parenti, gli amici, le maestre, i terapisti. 

Ma vogliamo soprattutto noi due, io e mio marito. Noi che li abbiamo messi al mondo e che li amiamo sopra ogni altra cosa.

E in quest'ultimo periodo, proprio da due-tre settimane e non di più, io sono felice, davvero tanto felice per una nuova cosa bella del monellino. 

Dalla sua bocca è finalmente uscita la lettera "P".

Tra le (purtroppo) poche consonanti che riusciva a pronunciare finora la P non era compresa e questo comprometteva ovviamente anche la pronuncia di paroline in cui è presente la P, all'inizio o nel mezzo.

Immagina la mia gioia, quindi, quando la logopedista mi ha annunciato trionfante che era riuscita a fargli dire la P!

Immaginala, sì, ma immagina ancora di più la gioia purissima dell'altra metà di me, di mio marito, quando per la prima volta si è sentito chiamare "papà" da suo figlio.

Ha dovuto aspettare più di 7 anni per avere questa gioia. Direi che se l'è meritata tutta, l'amore mio!


venerdì 2 marzo 2018

Venerdì del libro... della monella (264°): WINX CLUB - MAGICHE CANZONI

Cara Lilli,

oggi per seguire l'iniziativa di HomeMadeMamma voglio parlarti di un libro che in realtà non è mio ma della monella: si tratta di WINX CLUB - MAGICHE CANZONI, edito da Edicart, con CD audio incluso.

Questo libro coloratissimo la mia monella lo ha trovato sotto l'albero di Natale, dopo aver chiesto qualcosa delle Winx nella sua letterina a Babbo Natale. 

Ed è stato un successone :)

Devi sapere che lei già da circa due anni e mezzo compra ogni mese in edicola il magazine delle Winx e guai a saltare l'appuntamento! Lo sfoglia tutto con attenzione, guarda le varie rubriche, ma soprattutto è interessata alla storia a fumetti, che legge ad alta voce interpretando le varie parti con le giuste inflessioni, le esclamazioni, le risate... Un bell'esercizio di lettura, quindi. Degna figlia di mamma lettrice accanita ;) :D



Questo libro ricevuto a Natale è molto carino perchè ci sono descritte le vicissitudini legate alla nascita di 3 delle 10 canzoni che poi si trovano nel CD audio allegato.

CD che pure ha avuto un gran successo, perchè lo ascoltiamo spesso e volentieri. E dico "ascoltiamo" al plurale perche anche io e il monellino veniamo contagiati dall'entusiasmo della monella e quasi sempre lo mettiamo in auto mentre andiamo al centro di riabilitazione per la psicomotricità e la logopedia, così da rendere più piacevole quella ventina di minuti di viaggio.

Le 10 canzoni parlano di amicizia, di musica, di magia, di feste e anche d'amore e spaziano da melodie più ritmate (a tratti anche un pò techno!) a melodie più dolci.

E io ti saluto con quella che piace forse più di tutte alla monella ed è un pò un inno delle magiche Winx...




I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI