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venerdì 31 ottobre 2014

Venerdì del libro (194°): Intervista ad Antonio Scotto di Carlo

Cara Lilli,

come vedi continuo a scriverti poco, il tempo è tiranno! Ma oggi è venerdì e sai quanto io tenga all'iniziativa di HomeMadeMamma, anche se stavolta non ti propongo un libro in particolare, bensì un incontro con un autore.

Tenendo fede alla promessa fatta due settimane fa, infatti, ecco che oggi tramite un'intervista ospito sul mio blog lo scrittore Antonio Scotto di Carlo, per adesso ancora sconosciuto al grande pubblico ma di cui tu già sai che ho molta stima e delle cui opere ti ho parlato qui e qui.

Vado a presentartelo.


D: Allora, la cosa migliore è sempre cominciare…dal principio :)

Quand’è che hai deciso che da grande volevi fare lo scrittore?

R: Non è stata una vera e propria decisione. È che una mattina, mentre ascoltavo la IX di Beethoven, ho avuto una visione. E ho sentito che dovevo creare un romanzo per divulgare questa visione. Non avevo nessuna esperienza letteraria prima di quel Marzo del 2000, quindi ho cominciato ad abbozzare qualche idea così, per vedere che ne usciva. Poi è successo che, man mano che scrivevo, mi sono appassionato al punto che sono andato a licenziarmi per potermi dedicare completamente al libro.


D: "Il dio sordo", l’opera in due volumi sulla vita del Maestro Beethoven grazie a cui io ho avuto il piacere di conoscerti, è nata dalla tua passione per la musica classica. Perché hai scelto proprio Beethoven e non un altro compositore? 

R: A parte la ragione di cui sopra, con Beethoven ho sempre avuto un feeling particolare. Sin da che ero bambino, m’incantavo ad ascoltare la pubblicità di Vecchia Romagna (la colonna sonora dello spot era la sua Romanza n.2), strimpellavo Per Elisa, fantasticavo di assistere al concerto dove lui presentò per la prima volta la Quinta, lo immaginavo camminare tra il pubblico mentre ascoltavo la sua musica dal vivo… Evidentemente qualche rotella che gira per fatti suoi nel mio cervello c’è sempre stata.


D: So che hai dedicato anni alla stesura di quei due testi.  Non hai mai rimpianti, pensando che nel tempo dedicato a quel lavoro così minuzioso di ricerca e di stesura, avresti potuto scrivere altri libri, provare altre strade per farti conoscere?

R: Sono pieno di rimpianti. Ho rinunciato a una vita normale per scrivere questi due romanzi. Certo, ricevere elogi talvolta sperticati per un lavoro a cui mi sono dedicato con tanta passione, è una soddisfazione morale che non ha prezzo. Però questo è, una soddisfazione morale. Di concreto mi sono ritrovato con niente. Non rifarei una scelta del genere. Sono stato un ingenuo a credere a quella cosa di “non mollare mai”, perché tutti lo dicono, ma solo gli ingenui la prendono alla lettera. E parlo di ingenuità per auto-clemenza…

    
D: Ad ogni modo, poi hai deciso di tentarle comunque quelle altre strade. Cioè, una volta pubblicati i due volumi su Beethoven, poi hai voluto metterti alla prova con un genere decisamente diverso. Parlo di “2 mogli, 2 mariti e 1 lampadario”, che è una storia in cui hai messo a nudo (letteralmente!) i personaggi, protagonisti di un gioco reale, in cui la vita di coppia viene guardata da più punti di vista. Questo tema un po’ “scottante” lo hai affrontato con risolutezza o ti ha dato filo da torcere?

R: Ero riluttante a parlare di sesso. Non volevo farlo seriamente perché mi sembrava di scoprire l’acqua calda. Allora l’ho fatto in chiave ironica attraverso delle metafore. Però diversi lettori hanno preso queste metafore come tentativi di elevare il valore letterario dello scritto. Per me resta un mistero come si possa prendere sul serio “burattinaio della muliebre ebbrezza”. Avessi scritto “carnea gemma della muliebre ebbrezza” allora sì. Ma il burattinaio? Boh. Nella seconda parte del libro, invece, quando il dramma incombe, sono stato più diretto. Alcune pagine di Tropico del Cancro mi hanno dato il coraggio per osare, anche se non ci sono andato pesante come Miller. E comunque, come tu stessa hai appurato, sono scene funzionali alla storia e non “licenze” per cercare lo scandalo.


D: La versatilità è una dote apprezzabile, ma non hai timore che i tuoi lettori possano essere in un certo senso spiazzati da questo tuo passaggio da un genere all’altro e di conseguenza anche da uno stile ad un altro? 

R: Sicuramente restate spiazzati. Ma tanto siete quattro gatti. Ce la faccio tranquillamente a spiegare a ognuno di voi le mie ragioni eheheh :) 
Quindi non ho alcun timore.


D:E per restare in tema di versatilità hai appena pubblicato un nuovo romanzo, ancora diverso dagli altri: un romantic suspense, ossia un giallo-rosa per dirla in italiano ;) 
“Cuori sotto tiro” è un titolo che promette emozioni specialmente a chi ama leggere per svagarsi, per staccare la spina…o no? 

R: Quando ho scritto Il dio sordo e il Lampadario, non mi sono preoccupato né di che genere andasse per la maggiore né di individuare un pubblico a cui rivolgermi né dei gusti dei lettori. Infatti, quantitativamente parlando, sono stati dei fiaschi. Ho perseverato solo perché voi pochi coraggiosi mi avete dato fiducia, mi avete fatto complimenti degni di uno scrittore internazionale. Allora ho guardato un po’ il mercato e il romantic suspense è uno dei generi che tira. Ho pensato di cimentarmi.


D: Domanda forse banale, ma la faccio lo stesso ;) Quanto di te c’è nei tuoi libri? 

R: Ho cercato di metterci il meno possibile. Il timore di finire col ripetere le stesse cose in libri diversi, di creare personaggi simili, è alto. Per cui, cercando altrove, al di fuori di me, sono riuscito a variare. O quantomeno a contenermi.


D:Tu sei uno scrittore indipendente, ti autoproduci sfruttando le opportunità che oggi internet mette a disposizione per pubblicare le proprie opere senza costi o con costi minimi. La scelta del self-publishing è stata obbligata o voluta?

R: E’ stata obbligata. Anch’io ero partito dall’austero “se il mio manoscritto vale, un editore lo trovo. Altrimenti è giusto che non venga pubblicato. Non pagherò mai per pubblicare!” Questo è ciò che pensa chi non sa come funzionano le cose nella realtà. Infatti, io non lo sapevo. 
La realtà è che gli editori pensano prima di tutto a vendere, poi a vendere… Luogo comunissimo, certo. Ma tradotto significa “importa relativamente cosa pubblichiamo se vende”. Ovviamente ci sono le eccezioni, ma l’andazzo generale è questo. 
Io ho sottoposto Il dio sordo a un centinaio di editori, ma NESSUNO l’ha trovato degno di pubblicazione. Me lo sono auto-pubblicato e un 90% dei miei lettori, te inclusa, dice che non è solo un buon libro, ma un grande romanzo. Come la mettiamo? 
Le cose sono tre. O tu e quelli che lo hanno apprezzato di letteratura non ci capite granché. O sono gli editori a cui mi sono rivolto a non capirci granché. O gli editori non hanno nemmeno letto il manoscritto perché inviato da Antonio Carneade Scotto che non dà alcuna garanzia di vendita… 
Il punto è che dopo 12 anni di dedizione, volevo sentirmelo dire dai lettori che dovevo darmi all’ippica. Invece mi hanno detto di lasciare in pace il cavallo e continuare a scrivere. In tal senso, il self publishing è stato la mia salvezza. Certo, mi porto addosso il marchio di uno che ha pagato per pubblicarsi, e giustamente tanti lettori mi snobbano per questo. Giustamente perché perfino uno che ignora la grammatica potesse autopubblicarsi se pagherebbe… ;-) Però meglio questo marchio che essere escluso a prescindere perché non ho un nome. 
Per fortuna ci sono persone come te che non si fermano al pur legittimo pregiudizio.


D: Pur se di generi differenti, i tuoi libri hanno a mio avviso una caratteristica comune: la partenza è un pò lenta. E' solo una mia sensazione di lettrice?

R: Io sono convinto che l'emozione più intensa, più che la velocità in sé, la provochi l'accelerazione. Se parti forte, è vero che catturi subito il lettore, però poi non hai molto spazio per accelerare (a meno che durante il tragitto non rallenti e ti perdi nelle cosiddette "cadute di ritmo"). Io parto piano, è vero; però, almeno nelle mie intenzioni, una volta che metto il piede sull'acceleratore, non lo tolgo più finché non supero il limite di velocità. Credo sia per questo che qualche recensione ai miei libri abbia passato un altro limite, quello della credibilità, tanto che è l'apprezzamento. Magari così perderò i lettori più impazienti,ma almeno mi distinguerò. Potrei essere quello che inizia con una camomilla e finisce alcolizzato.


D: Sei il tipo che fa progetti a lunga o a breve scadenza? E con questo intendo soprattuto sapere: hai già in mente il tuo prossimo libro, se non la storia vera e propria almeno di che genere sarà?

R: Ora sto traducendo in inglese Cuori Sotto Tiro. Con quella copertina e un titolo come Hearts Under Fire, magari troverò all’estero quello che non ho trovato in Italia. Poi a gennaio auto-pubblicherò un racconto. Si tratta di una sorta di commedia in cui alla solennità della legge viene contrapposta la “praticità” con cui essa viene applicata. Una commedia che sottolinea l’impotenza della Verità in una società dove ormai l’apparire conta più dell’essere.


D: Grazie mille per la tua disponibilità e in bocca al lupo per tutto!

R: Grazie a te per l’ennesimo spazio che mi concedi sul tuo blog. Sei una persona stupenda, e lo sai che non lo dico solo perché hai preso a cuore la mia vicenda.

IO: Lo so, certo :) e tu sai che la stima è ampiamente ricambiata!


Per completezza, Lilli, ti riporto i link delle recensioni che sono state scritte su Amazon in merito ai romanzi di Antonio, così puoi farti un'idea di ciò che ne pensa la gente:

Il dio sordo - Mia immortale amata:



Il dio sordo - IX:
http://www.amazon.it/product-reviews/B00BTPZPPK/ref=pr_sims_cm_cr_acr_txt?ie=UTF8&showViewpoints=1


2 Mogli, 2 Mariti e 1 Lampadario:
http://www.amazon.it/product-reviews/B00IZ1D0WG/ref=pr_sims_cm_cr_acr_txt?ie=UTF8&showViewpoints=1



Cuori sotto tiro:




I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI