AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

venerdì 30 novembre 2012

I venerdì del libro (109°): LA COLLINA DEI CONIGLI

Cara Lilli,

per questo appuntamento con il Venerdì del Libro di HomeMadeMamma voglio parlarti di un romanzo che è stata la lettura condivisa col GdL Bryce's House per il mese di novembre: LA COLLINA DEI CONIGLI di Richard Adams (del 1972).

Confesso la mia ignoranza: prima che la scorsa estate venisse indetto il sondaggio per scegliere i libri per l'autunno del Gruppo di Lettura io davvero non avevo mai sentito parlare di questo romanzo.

Adesso che l'ho letto devo dire che lo consiglierei senz'altro. Ai ragazzi, innanzitutto, ma anche ai grandi, perchè questa storia ambientata nel regno animale ha uno stile e uno spessore che sicuramente può regalare momenti appassionanti anche a noi adulti.

I conigli protagonisti del libro hanno di buono di non essere antropomorfi, cioè non hanno i vestiti e non vivono in casette con i mobili e gli elettrodomestici (come invece accade spesso nei fumetti o nei cartoni animati). Sono conigli in tutto e per tutto, proprio come quelli che noi conosciamo nella realtà, sebbene poi leggendo delle pagine può accadere quasi di dimenticarsi che si tratta di conigli e non di persone, specie visto i dialoghi così ben articolati.

Dico "hanno di buono" perchè credo che l'umanizzazione degli animali non sempre porti dei benefici in termini letterari, come se si perdesse un'occasione per cercare di far vedere le cose del mondo dal punto di vista degli animali in quanto tali, appunto.

Comunque, in breve posso riassumere la storia così: in fuga da una conigliera a rischio di distruzione, un gruppo di conigli vive una serie di avventure che li porteranno ad una nuova dimora e ad un nuovo inizio.

Ogni coniglio ha la sua personalità, che ben si distingue da quella degli altri: Adams riesce a caratterizzare bene i personaggi, dall'intelligente al coraggioso, al timoroso, al lungimirante, allo scherzoso...fino a colui che è deputato a fare il capo, per le sue qualità di organizzatore, per la sua capacità di dare sicurezza ed essere di sprone per gli altri. 

Il senso della comunità, di quanto valga l'essere uniti e il fidarsi l'uno dell'altro, senza prevaricazioni e ingiustizie, pervade il romanzo.

Una cosa carina nata dalla fantasia dell'autore è che i conigli parlano una loro lingua, il lapino, per cui poi Adams riporta la traduzione in delle note a piè di pagina quando capita che lasci nel testo dei termini in questa immaginaria lingua originale.

Insomma, a me il libro è piaciuto. E mi sembrava proprio di vederli davanti agli occhi Moscardo, Quintilio, Parruccone, Kaisentlaia e tutti gli altri.

E ti dirò che mi sono fatta un sacco di risate con il gabbiano Kehaar che diviene loro amico e che li aiuta, il quale si esprime in una lingua non ben definita...che ricorda vagamente il tedesco parlato da chi vuole fare la caricatura di un tedesco...non so se mi sono spiegata :-) e che, quando dice che tornerà a far visita ai suoi amici conigli, aggiunge che spera di trovare tanti piccoli "Parrucchini" alludendo ai futuri figli di Parruccone :D



<< Il vento si fe' teso e di lì a poco, a mille a mille, le foglie dei faggi riempivano i fossi, le cavità del terreno, e facevano giostre e mulinelli per le rbose deserte distese. Sottoterra, la storia seguitava.>> 


I venerdì del libro su altri blog li trovi QUI.


mercoledì 28 novembre 2012

Una nuova pagina: "Vale la pena leggerli!"

Cara Lilli,

scrivo questo post per ufficializzare la creazione (che in realtà è avvenuta qualche giorno fa) di una nuova pagina su questo mio blogghino e cioè quella intitolata: "VALE LA PENA LEGGERLI!"

L'idea di raccogliere in una pagina ad hoc i link di post scritti da altri blogger che mi hanno particolarmente colpito per i più disparati motivi l'avevo lì in un angolino della mente dopo aver visto una cosa del genere in altri blog (e tra questi quello che più mi è caro, perchè lo frequento fin dall'inizio della mia avventura nel web, è Mamma Claudia e le avventure del Topastro).

Poi, giorni fa ho letto un post di Pier(ef)fect su una tragedia causata dall'omofobia e mi è scattata dentro la scintilla che mi mancava: ecco, da quello scritto di Pier è iniziato il mio elenco di post che vale la pena leggere (da cui poi il titolo della pagina).

Come ho già spiegato nella pagina in questione, i post che segnalo (e che segnalerò via via nel tempo) li ho scelti per la loro bellezza, lo stile, l'importanza dell'argomento trattato, l'originalità, l'utilità, la simpatia ecc. 

Quindi si tratta di post che a mio avviso vale la pena leggere sia per farsi un'idea su un tema importante, che per prendersi una pausa e farsi una risata di vero cuore o anche soltanto per perdersi nei pensieri di qualcuno che sa scrivere molto bene.

Spero che l'elenco, per ora solo abbozzato con una manciata di post che già ricordavo mi avessero dato qualcosa di speciale in termini di riflessione, svago o informazione, si arricchisca sempre più con tanti bei link!

Dunque attenti a voi, cari miei amici blogger: potreste ritrovarvi citati in quell'elenco!!! 

E se non ci siete ancora potreste esserci prossimamente ;-)

:-)

lunedì 26 novembre 2012

Habemus Maestram!

Cara Lilli,

il titolo del post già fa comprendere tutto: oggi è arrivata FINALMENTE la maestra di sostegno per la mia monella!

Mi sembra quasi come se avessero eletto il nuovo Papa (scusa il paragone eccessivo, ma non se poteva davvero più di questa attesa!!!)

Chi ha letto il post di giovedì scorso  sa che ero leggermente arrabbiata per la mancata nomina dell'insegnante di sostegno per mia figlia, nonostante fossimo giunti quasi a fine novembre ormai.

Venerdì mattina sono stata in direzione a scuola e ho protestato vivamente, al che mi è stato detto che le graduatorie provinciali erano esaurite e che non riuscivano a trovare una supplente che accettasse un incarico per solo 12 ore. Mah...non so quanto fosse vero, comunque teoricamente potrei informarmi al provveditorato. Ma ad ogni modo mi fu anche detto che per lunedì (ossia oggi) era prevista un'ennesima convocazione e che c'erano buone speranze che la cosa andasse in porto.

E così è stato, fortunatamente. Per quanto possa essere considerato una fortuna avere l'insegnante di sostegno solo per la metà delle ore massime possibili e a partire dal 26 di novembre, quando la scuola da noi è iniziata il 15 settembre.

Dettagli. 

(Sono un pochino ironica....si è capito?)

Comunque, la nuova maestra l'ho conosciuta poco fa, quando sono andata a prendere la monella. L'impressione è stata abbastanza positiva: si chiama A., è una donna non giovanissima ma non troppo in là con gli anni (tra i 40 e i 45 direi), di aspetto gradevole, dai modi affabili, che mi ha subito detto che la monella è stata brava per essere il primo approccio con una perfetta sconosciuta e che ha seguito con discreto interesse tutto ciò che lei le ha proposto di fare insieme.

Bene. 

Però...eh si, c'è quasi sempre un però. Che vuoi farci, Lilli?

Dicevo: però l'insegnante stessa mi ha anche subito detto che lei non è preparata specificamente per il tipo di disturbo della monella, che non ha un'esperienza precedente di questo tipo, ma che vuole subito documentarsi il più possibile, parlare con lo psicologo (con cui avrebbe già parlato se fosse stata nominata per tempo e avesse così potuto partecipare al famoso Gruppo H della scorsa settimana....sempre dettagli, si), confrontarsi con le colleghe del plesso che hanno seguito la monella già nei due anni precedenti.

Diciamo che qui si aprirebbe un capitolo di discussione che non si esaurirebbe in breve spazio, Lilli, per cui evito di aprirlo. Ma sottolineo che in Italia il sistema scolastico fa un pò (un pò tanto, anzi) pena: gli insegnanti di sostegno non sono quasi mai (per non dire mai) preparati adeguatamente. Chiusa parentesi.

Una cosa buona (e si, dai, qualcosa di positivo c'è....lo ammetto!) è che la maestra A. si è meravigliata delle poche ore di sostegno che hanno assegnato alla monella e mi ha detto che magari potremmo poi provare (io, lei e le maestre di sezione) a chiedere a chi di dovere che siano aumentate. Soprattutto in virtù del fatto che le potenzialità della cucciola sono tante (ringraziando il Signore con la faccia per terra, come si dice dalle mie parti) e bisogna battere il ferro finchè è caldo, senza far passare questo anno scolastico che è importante in vista della scuola primaria. E la monella purtroppo ha di negativo il fatto di essere estremamente oppositiva, evitante ed iperattiva (così come detto dallo psicologo, ma anche dalle terapiste che la seguono) e quindi si deve lavorare sodo per ottenere risultati (che in potenza per lei sono raggiungibilissimi) e più ore con un'insegnante dedicata totalmente a lei non potrebbero che farle del bene.

Io non credo che sarà possibile, visto che chissà come è che siamo arrivati ad avere questo poco. Ma tentar non nuoce, no?

Ok, ho finito. Perdona la lungaggine, ma erano due mesi che attendevo questo momento, quindi lasciami gioire un minimo!


domenica 25 novembre 2012

Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: spunti di riflessione.

Cara Lilli,

oggi è una ricorrenza importante: dal 1999, infatti, il 25 novembre è stata designata dall' Assemblea Generale delle Nazioni unite come data ufficiale della GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE.

La scelta di questa data non è casuale: il 25 novembre del 1960, infatti, nella Repubblica Dominicana vennero uccise brutalmente tre donne, le sorelle Mirabal, per motivi politici da agenti del Servizio di Informazione Militare del dittatore Trujillo. 

Quello che fa più impressione è che la violenza sulle donne è un fenomeno dilagante e che l'Italia non fa eccezione: si parla di una donna uccisa ogni tre giorni. 

Il femminicidio (perchè è di questo che stiamo parlando) spesso è commesso dai partner o dai familiari, il che lo rende un delitto se possibile ancora più detestabile e raccapricciante.

Però...devo dire una cosa: spulciando in rete tra i vari articoli relativi a questo argomento (basta digitare "Giornata contro la violenza sulle donne" in un qualsiasi motore di ricerca e appaiono tantissimi link) ne ho trovato uno che mi ha colpito perchè è fuori dal coro. E' pubblicato dal sig. Torsello su "Diritto di critica", un giornale online di politica e attualità.

Cioè, l'autore denuncia il fatto che c'è ipocrisia nel dedicare una giornata a questo tipo di delitto e poi dimenticarsene per lo più il resto dell'anno. Perchè come per la Festa della donna è riduttivo e svilente relegare discorsi del genere ad un giorno solo. Perchè esiste la Festa della donna ma non quella dell'uomo e così esiste una Giornata contro la violenza sulle donne ma non contro la violenza sugli uomini....

Insomma, la provocazione dell'autore di questo articolo vuole far riflettere su come, cito testualmente <<la disparità tra i sessi inizia proprio da queste ricorrenze ad uso e consumo della coscienza da ripulire. Per l’uomo in generale, per le istituzioni che non sensibilizzano, per i mariti maneschi.>>

Ecco, io devo dire che proprio sulla ricorrenza dell'8 marzo ho scritto un post l'anno scorso in cui spiegavo perchè non mi piace festeggiare, perchè non ritengo congruo il senso che viene attualmente attribuito alla ricorrenza dalle donne stesse nella maggiornaza dei casi.

Un pò quindi comprendo cosa vuole dire il sig.Torsello nell'articolo di cui ho riportato quell'inciso. 

Però è pur vero che quella di oggi mi sembra una ricorrenza un pò diversa da quella dell'8 marzo. Una ricorrenza che ha a che fare non con un incredibile e ridicolo girotondo consumistico come invece lo è la Festa della Donna (purtroppo) ma con numeri che sgomentano (113 donne uccise in Italia dall'inizio dell'anno, di cui 73 dai propri partner).

Quindi direi che comprendo la provocazione e in un certo qual senso la condivido, ma non in modo totale. Perchè un fenomeno come il femminicidio non può in nessun caso essere lasciato passare sotto silenzio. E quindi una giornata dedicata a questo può essere utile se calata in un ben più ampio "raggio d'azione", in modo che non resti solo una data cerchiata di rosso sul calendario, insomma.

Non so se mi sono fatta comprendere. Spero di si.

Certo è che c'è di che riflettere, in ogni caso.

Chissà, Lilli, che ne pensano a tal proposito le persone che passano di qui a leggere i miei post, le donne in particolar modo...



ndr: ho apportato piccole modifiche, aggiungendo qualche frase, al mio scritto dopo poco che l'ho postato, perciò le primissime persone che lo hanno letto potrebbero poi trovarvi queste piccole differenze....chiedo scusa!

Cavoletti di Bruxelles gratinati


Cara Lilli, 
ecco qui una ricetta della domenica! Cioè un contorno un pò speciale, o almeno lo è per me visto che non lo preparo spesso anche perchè lo mangio solo io dato che a mio marito non piace; un contorno a base dei famosi cavoletti (o cavolini che dir si voglia) di Bruxelles.

Io li cucino come era solita fare mia madre, in modo semplice e piuttosto veloce e vengono buonissimi!

Queste sono le dosi che uso io e ne vengono fuori diciamo 2 porzioni, che poi mangio io da sola e alla fine invece di un contorno diventano una cena ;-)

- cavoletti di Bruxelles gr. 350
- sale
- besciamella q.b.
- burro x ungere la teglia
- pangrattato q.b.

Lavo i cavoletti (di solito sono già belli mondati a dovere, in quelle confezioni di plastica trasparente), poi li faccio bollire in acqua salata per una decina di minuti.

Nel frattempo preparo la besciamella (secondo la ricetta presa dal blog di Elena Gnamgnam e ridimensionata un pò nelle dosi: io la faccio con 300 ml di latte, 30 gr di burro e 30 gr di farina). Volendo si può usare la besciamella già pronta acquistata al supermercato.

Ungo col burro una piccola pirofila, ci sistemo i cavolini in modo da coprire tutto il fondo (se ne avanzano un paio e li mangio con un filo d'olio) e poi li ricopro con la besciamella....affogandoli!!

Infine spargo sulla superficie un pò di pangrattato ed inforno a 200° per una decina di minuti, aspettando che la besciamella si rapprenda un pò e la superficie risulti gratinata ben ben (a me piace un pò bruciacchiata!).

Un minimo di attesa affinchè si raffreddino un pò e poi pronti in tavola! 



Buon appetito, Lilli!


venerdì 23 novembre 2012

I venerdì del libro (108°): L'ULTIMO CATONE

Cara Lilli,

oggi voglio aderire all'inziativa di HomeMadeMamma parlando di un libro che ho letto un pò di mesi fa a dire il vero: L'ULTIMO CATONE di Matilde Asensi.
 
L'ho comprato sulla scia della piacevole lettura di un altro romanzo della stessa autrice, La camera d'ambra, e su consiglio di chi tra i miei conoscenti e amici lo aveva già letto e ne era entusiasta. 

Ebbene: mi è piaciuto, ma con qualche riserva.  

Parla di una suora italiana, massima autorità dell'Archivio Segreto Vaticano in materia di paleografia, che viene incaricata di scoprire cosa si cela dietro la misteriosa morte di un etiope in Grecia: su quel cadavere è stato ritrovato un tatuaggio dal significato oscuro su cui suor Ottavia, coadiuvata da una burbera Guardia Svizzera di alto grado e da un affascinante archeologo di madre italiana e padre egiziano, dovrà indagare. 

Questo la porterà a scoprire l'esistenza di una setta dimenticata ma antichissima e importante, quella degli Staurophylakes cioè "I Guardiani della Vera Croce" (dal greco antico "stauros", ovvero "croce") e a viaggiare toccando sette città-chiave (sette come i sette peccati capitali) che sono: Roma, Ravenna, Gerusalemme, Atene, Costantinopoli, Alessandria e Antiochia. In ogni tappa i tre saranno sottoposti a pericolose e difficilissime prove, per acquisire elementi che possano chiarire chi sono, cosa vogliono e dove si nascondono gli Staurophylakes, il cui capo ha il titolo di Catone (così come il capo della Chiesa Cattolica ha il titolo di Papa, per intenderci).

E sai chi è un illustre Staurophylake del passato, stando al libro della Asensi? Niente di meno che Dante Alighieri. E infatti, i nostri tre eroi dovranno far costante riferimento al Purgatorio della Divina Commedia per comprendere i messaggi in codice che Dante ha voluto trasmettere ai posteri e così superare le sette prove iniziatiche senza lasciarci la pelle.

Non ti ricorda niente questo, Lilli? Un illustre uomo del passato che è membro di una setta, una sua opera il cui messaggio va decodificato per comprendere verità nascoste... Se ti dico "Il Codice da Vinci" tu che mi rispondi? Eh si, perchè lì invece di Dante c'è Leonardo, invece del Purgatorio c'è il quadro de L'Ultima Cena: interessanti analogie, no?

Però L'Ultimo Catone è stato pubblicato prima, nel 2001 (ma in Italia è arrivato solo nel 2005), mentre il successo di Dan Brown, che pure ho letto e non mi è dispiaciuto, però anche quello con delle riserve, è del 2003 (2004 in Italia).

Non voglio dilungarmi troppo, Lilli, voglio solo sottolineare che la lettura è stata appassionante per certi versi, ma un pò lenta in alcuni tratti, con disquisizioni sui versi del Purgatorio e descrizioni delle prove forse troppo minuziose e lunghe. Prove iniziatiche anche al limite del verosimile (se non oltre il limite) con punti che mi ricordavano un pò le trappole dei film di Indiana Jones, con congegni malefici di ogni sorta, pareti che si restringono, soffitti e pavimenti con lame che sbucano all'improvviso o cose del genere, tanto per farti capire di cosa parlo.

E i personaggi anche sono un pò scontati nel loro evolversi, dopo un inizio più che promettente.

Però nel complesso questo libro mi è abbastanza piaciuto, a dispetto delle note di cui sopra. Perchè se lo si approccia come un libro "romanzato", cioè senza troppe pretese di svelare chissà cosa, secondo me è una lettura che può dare una certa soddisfazione. E la Asensi ha anche uno stile di scrittura che apprezzo.

E poi, ti dirò: Indiana Jones mi è sempre piaciuto un sacco e infatti ho visto e rivisto tutti i film della saga! 

:-)



<<Alle otto in punto del mattino, come mi erio ripromessa la sera prima, ero seduta alla mia scrivania con gli occhiali sul naso e la matita in mano, pronta finalmente ad affrontare l'obbligo di leggere La Divina Commedia. Aprii il libro, nuovo e intonso, a pag 270. Al centro si leggeva, in piccolo, la parola
PURGATORIO
Con un sospiro mi armai di coraggio, voltai pagina e cominciai a leggere.>>


I venerdì del libro su altri blog li trovi QUI.

giovedì 22 novembre 2012

E questa è l'Italia (purtroppo)

Cara Lilli,

ti faccio una premessa per darti un quadro della situazione, in modo che tu possa capire meglio: 

- la monella è al terzo anno della scuola dell'infanzia e i primi due anni ha usufruito dell'insegnante di sostegno per un orario ridotto (12,5 ore), con ritardi di nomina ogni volta notevoli (leggi: mai prima di ottobre inoltrato); 

- a luglio scorso il dirigente scolastico mi ha convocato per dirmi che in vista di tagli nella pubblica istruzione sarebbe stato meglio fare una visita presso il consultorio della ASL locale per avere una dichiarazione di gravità e di necessità di una figura di riferimento per la bambina, onde evitare che non le confermassero l'insegnante di sostegno; e abbiamo fatto questa visita, naturalmente;

- all'inizio dell'attuale anno scolastico mi è stato detto che la monella avrebbe avuto di nuovo le 12,5 ore settimanali di sostegno, come gli anni precedenti. 

Fine della premessa.

Ok, tutto a posto (più o meno, perchè sul livello di preparazione e di professionalità degli insegnanti di sostegno ce ne sarebbe da scrivere...).

Qualche giorno fa mi arriva la convocazione per il 22 novembre (oggi) alle ore 11 per partecipare al Gruppo H, ossia all'incontro periodico con lo psicologo della ASL, la coordinatrice delle insegnanti di sostegno dell'istituto comprensivo della scuola primaria e della scuola dell'infanzia, l'insegnante di sezione (quella "normale", per capirci) e l'insegnante di sostegno. Incontro atto, essendo questo il primo dell'anno in corso, a definire il programma di lavoro da svolgere, dopo aver avuto modo di valutare la situazione della bambina nei primi due mesi di scuola.

Bene: sono andata, è stranamente cominciato in perfetto orario, abbiamo parlato, è stato redatto il PDF (Profilo Dinamico Funzionale).

Tutto perfetto. Se non fosse per il fatto che l'insegnante di sostegno della monella non c'era. Perchè? Semplicemente perchè non è stata ancora nominata

Si, Lilli: siamo al 22 novembre e mia figlia non ha ancora la sua insegnate di sostegno.

Mi hanno detto che non dipende dal dirigente scolastico, che hanno fatto delle convocazioni in ritardo per dei problemi comuni a tutta la provincia e che le insegnati convocate non hanno finora accettato l'incarico, che si tratta di attendere solo un altro pò.

Ma poi in realtà la coordinatrice mi ha chiaramente detto che se non mi faccio sentire, se non faccio pressioni chissà quando se ne parla, che purtroppo quando si tratta della scuola dell'infanzia e non della scuola primaria si tende a far passare in secondo piano le questioni, considerando meno necessario il sostegno, pur di non mettersi in beghe burocratiche.

E questa è l'Italia, gente. 


PS: l'unica nota positiva della mattina è che ho rafforzato la buonissima opinione che già avevo dell'insegnate di sostegno di una bambina con la sindrome di down che è nella stessa scuola di mia figlia e che già dallo scorso anno si è data da fare per seguire e stimolare anche la monella (compatibilmente con l'impegno con la sua alunna speciale). 
Infatti, è rimasta di sua iniziativa anche per il Gruppo H della monella (non era tenuta a farlo) e ha aiutato lei la maestra di sezione a redigere il PDF, in attesa di questa fantomatica insegnante di sostegno che verrà chissà quando...


martedì 20 novembre 2012

Monello occhi negli occhi

Cara Lilli,

devi sapere che il mio monello è un coccolone (oltre ad essere un piccolo terremoto, ma questo lo sapevi già!) tanto che anche le educatrici della ludoteca me lo dicono sempre: ama farsi coccolare, ama stropicciarsi addosso alle persone a lui care.

E ama guardare negli occhi chi gli parla o comunque chi sta giocando con lui: in particolare lo fa con me (e chi se no? sono la sua mamma!!).  

Quando vado a prenderlo ad ora di pranzo alla ludoteca per portarlo a casa, ad esempio, lui mi corre incontro felice, io lo prendo in braccio, lui mi stringe le braccine al collo e poi mi guarda diritto negli occhi e mi fissa a lungo, come se avesse dimenticato come sono fatta e volesse memorizzare ogni particolare del mio volto e del mio sguardo. E guai se io mi fermo a parlare un momento con una delle educatrici e giro la faccia verso di lei! Lui con la manina mi gira di nuovo il viso verso di sè oppure si sporge lui col suo viso e si porta all'altezza dei miei occhi.

Questo evidentemente lo rassicura, lo fa sentire bene, contento.

E gli occhi del mio monello sono bellissimi: grandi, color nocciola intenso, espressivi, gioiosi.

Quando li guardo penso a tutti i bambini che hanno gli stessi occhi meravigliosi, ma a differenza di quelli di mio figlio i loro sono spauriti, tristi. Penso a quanti bambini nel mondo vorrebbero starsene così, come il mio monello, occhi negli occhi con qualcuno che li ami e li protegga.


Giornata mondiale dell'infanzia: che cos'è
Il Doodle di oggi



Gli occhi di tanti bambini soli, maltrattati, sfruttati, malati ci parlano, vogliono essere ascoltati.

Immagine presa dal web


Non dimentichiamoci di loro.



Post interessanti di amici blogger sull'argomento:

domenica 18 novembre 2012

Ragù e vecchi "segretè"

Cara Lilli,

stamattina alle 9, lasciati a casa i monelli (sempre in bilico tra raffreddore e tosse) con il papà, mi sono messa in auto e sono partita.

Sono rientrata dopo due ore esatte. 

Ho guidato per tre quarti d'ora all'andata e altrettanto al ritorno, con al centro una mezz'ora dedicata in solitudine al raccoglimento, alla commozione, al dialogo interiore con le due persone che hanno contato (e contano ancora) per me più di tutte, a parte logicamente mio marito e i miei figli.

Non ero riuscita ad andare al cimitero per le ricorrenze di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti, nè pochi giorni fa per l'anniversario di mio padre, ma in effetti non credo che sia fondamentale andarci per forza in quei giorni. E' una convenzione che se rispettata va bene, ma che se non lo è non casca il mondo, si può fare una visita ai propri cari che non ci sono più anche in un giorno differente. Ciò che vale è lo spirito con cui si fa questa visita.

Ho preso dei fiori, bianchi per mio padre, gialli per mia madre (il suo colore preferito) e li ho sistemati con cura sulle loro tombe, in modo che non sembrassero lì messi a caso, che non ci fossero vuoti tra gli steli e fossero gradevoli da guardare.

E sia all'andata che al ritorno, da sola in auto, ho avuto modo di ricordare quando il piccolo viaggio per raggiungere il paese di orgine di mio padre era gioioso, spensierato. 

Nella nostra cara 127 rossa, papà alla guida, mamma al suo fianco, dietro sulla sinistra mio fratello, sulla destra io.

E quasi sempre era domenica.

La casa di nonna Luisa (la mamma di mio padre) ci attendeva, invasa da zii e cuginetti e da odori noti e amati: ragù tirato per ore, braciole di maiale con pinoli e uva sultanina, pane casereccio del giorno prima tagliato a fette spesse due dita, che quasi ci lasciavi i denti nel morderlo.

E quando entravi in cucina ci trovavi immancabilmente nonna seduta a grattugiare il formaggio con una grattugia di alluminio tonda di dimensioni adeguate ai tanti commensali (quindi enorme), di quelle con sotto il contenitore per raccogliere il formaggio e che, una volta sollevato e tolto il coperchio rasposo e bucherellato, nonna adoperava direttamente come formaggiera in tavola, senza tante formalità.

Mentre poi i papà prendevano il caffè nella stanza da pranzo, fumando chi la sigaretta e chi la pipa, e le mamme costringevano nonna a riposarsi un pò sul divano e si mettevano a lavare i piatti, facendo al contempo quattro chiacchiere, noi bambini giocavamo in camera di nonna, arrampicandoci letteralmente sul letto matrimoniale che era stato suo e di nonno Vincenzo, con due materassi uno sull'altro alti tanto da sembrare una montagna da scalare. E cercando di curiosare nel vecchio segretè.

Quel mobile era fonte di grandi sogni e di storie inventate, ci si immaginava chissà cosa fosse nascosto nei tanti sportelli, cassetti e cassettini, alcuni davvero piccolissimi. C'era chi si metteva di vedetta alla porta della camera per sorvegliare il corridoio e avvertire se arrivava qualcuno dei grandi, mentre gli altri si davano da fare con sportelli e cassetti (quelli che si aprivano) e sbirciavano a turno il contenuto, spalancando gli occhi per lo stupore ogni volta come se fosse cambiato dalla volta precedente.

Vecchi monili e anelli e spille senza grande valore, qualche lettera ingiallita dei parenti emigrati negli Stati Uniti (a Nuova York), vecchissime fotografie (alcune dell'inizio del XX secolo), pettini e spazzole di varie dimensioni e foggia, gli occhiali di nonno Vincenzo (conservati da nonna per ricordo), cerchietti neri o marroni per capelli (nonna ne faceva largo uso), un portacipria d'argento ossidato, un porta-profumo di vetro di quelli con tubicino e  pompetta, un paio di specchietti da borsetta rovinati dal tempo.

E i cassettini chiusi a chiave, poi...quelli facevano volare la fantasia ancora più in alto. 

Semplicemente meraviglioso.
  

venerdì 16 novembre 2012

I venerdì del libro (107°): COME DIO COMANDA

Cara Lilli,

per aderire anche questa settimana all'iniziativa di HomeMadeMamma, voglio diversamente dal solito darti non un consiglio, bensì uno s-consiglio (prendendo in prestito il termine dalla 'povna) e dunque ti parlerò di un libro che non mi è piaciuto: COME DIO COMANDA  di Niccolò Ammaniti.

Non avevo letto mai nulla di questo scrittore. E mi sa tanto che non leggerò altro dopo questo romanzo qui.

In poche parole posso dirti che sono stata tentata varie volte di abbandonarlo, durante i tanti giorni che ho impiegato a finirlo. Proprio non mi andavano giù il clima, l'ambientazione squallida fino all'inverosimile, il degrado totale, nè il turpiloquio dei personaggi.

La storia poteva anche interessarmi, visto che come si suol dire "ha un suo perchè", e per questo ho continuato a leggere fino all'ultima pagina, perchè almeno volevo vedere come andava a finire. 

Ma poi ti dirò che neppure il finale mi ha convinto. Dopo aver portato il lettore avanti e indietro da un personaggio all'altro, intrecciando le loro vicende, per centinaia di pagine, io sinceramente mi aspettavo un finale meno sbrigativo o comunque meno scontato. Cioè: l'autore mi ha dato l'impressione di uno che prende la rincorsa per tutto il libro per poi alla fine fare un salto mediocre. Non mi ha soddisfatto.

E comunque capisco che la mia è un'opinione contestabilissima, tanto è vero che questo romanzo ha vinto pure il Premio Strega 2007 e che Gabriele Salvatores ne ha tratto un film nel 2008. 

Molti amano questo autore e hanno amato questo libro.

Io l'ho odiato. Si, letteralmente. Ho odiato, ogni volta che tornavo a leggerlo, dover incontrare quei personaggi, quei filo-nazisti, violenti, volgari, mezzi folli. Non mi hanno suscitato neppure un briciolo di compassione e nemmeno il decantato rapporto d'amore viscerale tra Rino Zena e suo figlio tredicenne Cristiano è riuscito ad intenerirmi.

E non si tratta di fare la moralista o quella che si impressiona troppo facilmente, perchè ho letto storie violente e forti che mi sono piaciute, non in quanto violente (mi sembra ovvio) ma bensì per lo spessore dei personaggi, per lo stile dell'autore, per il loro significato e il messaggio di fondo.

Questa qui no. Non mi è piaciuta. 
Sarà che l'ho presa dal verso sbagliato, non lo so. 

Spero che qualcuno che passi di qui abbia letto il libro e possa spiegarmi perchè avrei dovuto amarlo.



Come Dio comanda


I venerdì del libro su altri blog li trovi QUI

giovedì 15 novembre 2012

Una canzone, un ricordo: CON TE PARTIRO'

Cara Lilli,

in questi giorni scorsi ho riascoltato una canzone (quella del titolo del post) dopo un bel pò di tempo che non lo facevo. 

E il pensiero è volato senza fare soste, in linea retta, a mio padre.

A lui che, quando già faceva fatica a camminare ma ancora riusciva a fare un pò di cyclette, mi chiedeva di mettergli un sottofondo musicale per rendere più gradevole la "pedalata". E nella playlist che avevo preparato per lui c'era anche questa canzone.

Ricordo che gli piaceva tanto, cosa rara per un brano scritto in epoca contemporanea, dato che tendeva ad avere una preclusione verso tutto ciò che era stato pubblicato dopo gli anni '70 al massimo.

Ricordo che sottolineava sempre con un sorriso, accompagnato da un gesto delle mani che riprendeva quello dei direttori d'orchestra, il breve passaggio in cui si sentono distintamente i corni, subito dopo che all'inizio del ritornello Bocelli canta "Con te partirò...".

Penso che fosse proprio questo a piacergli: il fatto che questa canzone ha una struttura, una base che richiama la musica classica, con strumenti inusuali per le canzoni moderne (tipo, appunto, i corni di cui sopra).

E quale giorno più adatto per parlare di questo ricordo, Lilli, se non oggi

Oggi sono tre anni che mio padre non è più qui. Tre anni che a volte mi sembrano lunghissimi e che più spesso mi sembrano volati.

Lui non può ascoltare più questa canzone, ma posso farlo io e posso rivederlo sulla sua cyclette, con quello stesso sorriso mite sul volto. 

E sarà come se la riascoltasse anche lui.
E sarà come se ogni volta lui partisse per un viaggio nell'Infinito.






CON TE PARTIRO' (A. BOCELLI)

Quando sono solo
sogno all'orizzonte
e mancan le parole,
Si lo so che non c'è luce
in una stanza quando manca il sole,
se non ci sei tu con me, con me.
Su le finestre
mostra a tutti il mio cuore
che hai acceso,
chiudi dentro me
la luce che
hai incontrato per strada.

Con te partirò.
Paesi che non ho mai
veduto e vissuto con te,
adesso si li vivrò,
Con te partirò
su navi per mari
che, io lo so,
no, no, non esistono più,
con te io li vivrò.

Quando sei lontana
sogno all'orizzonte
e mancan le parole,
e io sì lo so
che sei con me,
tu mia luna tu sei qui con me,
mio sole tu sei qui con me,
con me, con me, con me.

Con te partirò.
Paesi che non ho mai
veduto e vissuto con te,
adesso si li vivrò.
Con te partirò
su navi per mari
che, io lo so,
no, no, non esistono più,
con te io li rivivrò.
Con te partirò
su navi per mari
che, io lo so,
no, no, non esistono più,
con te io li rivivrò.
Con te partirò.
Io con te.

lunedì 12 novembre 2012

L'amore per me è... (6)

Cara Lilli,

indovina un pò? Mi sono nuovamente interrogata su cosa sia per me l'amore.

E stavolta mi sono data questa risposta: l'amore è fare qualcosa per l'altro, farlo dedicandoci del tempo, del lavoro. Qualcosa di non richiesto, di non indispensabile, di cui l'altro potrebbe anche fare a meno cioè, ma che si sa gli regalerà una gioia. Piccola o grande che sia non importa. Comunque, una gioia.

In particolare per me l'amore è...una cassettiera che per 17 anni è stata ai piedi del mio letto nella mia cameretta da ragazza, a casa dei miei genitori. 
Quella che aveva il pannello sul retro tutto rovinato dall'umidità, le "guide" dei cassetti assottigliate o comunque deformate dall'uso, un pomellino staccato e perso, uno spanato...
Insomma, quella cassettiera ormai inservibile.

E l'amore per me è...entrare in bagno adesso e vedere quella cassettiera lì, sistemata, con un pannello nuovo, con le guide dei cassetti sostituite, con i pomellini nuovi dove servivano. 

Mio marito ci ha lavorato con amore, nonostante io gli avessi detto che non era necessario, che potevamo buttarla via, perchè lui sapeva che per me era parte di un passato che è radicato nel mio cuore maggiormente adesso che i miei genitori non ci sono più e la loro casa è stata venduta.

Non è un mobile di valore, economicamente parlando. Comprarne uno simile non avrebbe certo pesato sull'economia familiare, insomma. 
Però adesso è lì, nel nostro bagno.  
Ci ho messo gli asciugamani, così da averli sempre a portata di mano (scusa il gioco di parole) quando servono.
E il suo un valore affettivo è notevole, per ciò che mi ricorda del passato e per ciò che significa adesso dopo che mio marito ci ha lavorato solo per farmi piacere.

Ecco, Lilli: per me l'amore è anche questa semplice cassettiera!





sabato 10 novembre 2012

Plumcake colorato

Cara Lilli,

in questo fine settimana magari c'è chi vuol preparare un dolce veloce e semplice e dunque ecco la mia proposta: per stupire un pò la mia monella, che ama molto i dolcetti che le sforno io per colazione e merenda, ho pensato di usare i coloranti alimentari e fare un plumcake diverso dal solito.

Risultato? Lei è rimasta molto colpita e felice
! E ti dirò che io e mio marito non abbiamo disdegnato di mangiarne un pò anche noi ;-)

Ho usato una ricetta semplice allo yogurt (oramai mi regolo da sola con le proporzioni, ci ho fatto...l'occhio!) ed è venuto bello soffice:


- farina gr 250
- zucchero gr 150

- burro gr 70

- yogurt bianco (o meglio ancora alla vaniglia) gr 125

- latte ml 100

- 1 uovo
- 1 bustina di lievito per dolci

- 1 bustina di vanillina

- coloranti alimentari in fialetta di 2 colori diversi (io avevo rosa e azzurro)
 


Frullare l'uovo con lo zucchero, fino ad ottenere un bel composto spumoso. Aggiungere il burro ammorbidito, continuando a frullare. Unire poi lo yogurt e infine il latte, amalgamando il tutto.
 
Incorporare al composto così ottenuto la farina, la vanillina e il lievito, mescolando per bene. 

 
Dividere l'impasto in due parti, unendo ad ognuna un colorante diverso (io ho usato l'intera fialetta di ognuno dei due colori e forse sono risultati un troppo "carichi", magari ne basta anche di meno).
 

Imburrare e infarinare uno stampo da plumcake, versarci prima l'impasto di un colore, poi quello dell'altro colore ed infornare a 180° per 30-35 minuti.

Ed eccolo qui, il plumcake colorato:




Buona colazione o buona merenda, Lilli!