AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

venerdì 30 dicembre 2016

Venerdì del libro (239°): BYRON, STORIA DEL CANE CHE MI HA INSEGNATO LA SERENITA'

Cara Lilli,

oggi partecipo all'ultimo venerdì del libro di questo 2016, ringraziando HomeMadeMamma che 6 anni fa ha dato il via a questa iniziativa così bella e parlandoti di un libro letto da pochi giorni: BYRON, STORIA DEL CANE CHE MI HA INSEGNATO LA SERENITA', l'ultimo lavoro di Antonella Boralevi uscito lo scorso autunno.

Premesso che non avevo letto nulla finora di questa scrittrice, l'impatto è stato abbastanza positivo. 

L'idea di parlare di sentimenti ed emozioni come amore, paura, perdono, rabbia, tenacia, coraggio, fiducia, curiosità, entusiasmo attraverso aneddoti di vita con un amico a quattro zampe è molto carina e dà una visione delle cose meno scontata di come potrebbe essere volendo rifarsi solo ai pensieri umani.

Ogni capitoletto è dedicato ad uno (ma anche ad altri) dei sentimenti su citati e il fatto che racchiuda una breve storia che ha un inizio e una conclusione fa sì che il libro si possa leggere anche un pò alla volta, spezzettato, quando si hanno magari solo pochi minuti di tempo per rilassarsi un attimo....giusto il tempo di un capitolo, appunto.

Anche se è ovvio che leggere tutto l'insieme con una certa continuità rende più piena la comprensione del messaggio che l'autrice vuol dare, su cosa e quanto gli amici pelosetti (in questo specifico caso i cani) possano donare e proprio insegnare alle persone.

Chi come me ha o ha avuto un cane può facilmente immedesimarsi in tante situazioni descritte dalla Boralevi. La cagnolina della mia famiglia, Martina, una cocker spaniel nera con una grande macchia bianca sul petto, ha vissuto 13 anni e ha segnato in positivo la mia infanzia e adolescenza...non potrò mai dimenticarla!

Tornando a questo libro...non si tratta di un capolavoro, certo, ma è una lettura gradevole, a tratti anche emozionante. Tre stelline su cinque, diciamo :-)

Il formato ebook, tra l'altro, è scaricabile gratuitamente nel Kindle store di Amazon (io l'ho preso lì, infatti), mentre il formato cartaceo è normalmente a pagamento.




I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI


venerdì 23 dicembre 2016

Come quando ritorna Natale...

Cara Lilli,

mancano ormai solo due giorni a Natale...devi credermi se ti dico che dall'anno scorso ad oggi il tempo mi pare sia volato!

La sensazione è amplificata dal fatto che come sai il giorno di Natale ricorre anche il compleanno del mio monello e quindi ancora di più il passaggio da un anno all'altro mi fa percepire quanto lui stia crescendo...ometto di mamma sua :-)

Ritorna Natale e ritorna tutto ciò che a questa festività è legato per tradizione, dagli addobbi (sempre gli stessi qui a casa mia, dal primo anno che mi sono sposata...così come sempre gli stessi erano quelli a casa dei miei quando io e mio fratello eravamo bambini, poi ragazzi e poi più grandi), al menù con la lasagna sempre protagonista del pranzo che preparo io il 25, alle canzoni di sottofondo che sono per me sempre quelle, le stesse da tanto tanto tempo.

Mio fratello dopo che si sposò, andando tra l'altro a vivere lontano per i primi anni, mi registrò un'audiocassetta (ti parlo del '98) con su proprio la colonna sonora dei nostri Natali. 

Ora se voglio su Youtube trovo un pò tutte quelle canzoni,  ma sul momento e anche per un bel pò di anni la cassetta intitolata "Come quando ritorna Natale..." è stata preziosa davvero per me. E in effetti lo è ancora perchè mi lega anche proprio tangibilmente ai miei anni piccoli e giovani.

Ritorna Natale e ritorna anche il desiderio di serenità, di calore umano che si avverte, che coinvolge spiritualmente chi come me è credente, ma che non lascia nessuno indifferente e abbraccia tutti.

Ed a tutti io voglio augurare BUON NATALE, nel senso più vero e bello e profondo.






lunedì 19 dicembre 2016

I tanti volti dell'amicizia

Cara Lilli,

tu lo sai bene quanto conti per me l'amicizia, un sentimento che nutre l'anima in tanti modi diversi perchè tanti e diversi sono i suoi volti.

E io li conosco. Ho la fortuna di conoscerli.

Ci sono i volti amici di una vita intera, praticamente. Volti che sono cresciuti con te e non ti hanno lasciato mai un solo giorno, anche quando non potevi guardarli direttamente negli occhi. Ma c'erano, ci sono sempre stati, per tutto.

Ci sono i volti amici che conosci da una vita ma che per un un pò, anche un pò tanto, sono stati assenti e che poi hai ritrovato, per condividere momenti di allegria e di festa ma anche dolorosi. E che soprattutto non hai intenzione di perdere di nuovo.

C'è il volto amico che da un pò di tempo conosci ma non sai in realtà come è fatto perchè non lo hai mai incontrato di persona nè visto in foto, eppure è come se incredibilmente lo conoscessi da una vita, con cui quotidianamente scambi emozioni e pensieri di ogni genere, dai meno importanti ai più delicati, e che sai farà con te ancora tanta, tanta strada. Distante dal tuo sguardo ma sempre, sempre vicino al tuo cuore.

C'è il volto amico che conosci da un pò e che una volta hai potuto anche guardare negli occhi, che condivide e incarna una delle tue passioni più grandi, quella della scrittura, e che partendo da lì è entrato nella tua vita anche con una parte della sua famiglia, per parlare di tutto il resto. E c'è tanto di cui parlare!

Ci sono i volti amici di chi da più o meno tempo ti segue e segui attraverso post, commenti e mail, che magari hai potuto vedere in foto, con cui condividi una parte della tua vita che potrebbe sembrare solo un hobby ma che invece ha importanza perchè è il tuo diario online in cui lasci traccia di te e di quello che ami.

Ci sono i volti amici da poco tempo ma che già hanno un posto importante nei tuoi pensieri, con cui condividi esperienze e percorsi di mamma dei monelli e con cui ti confronti e che inizi a vedere man mano anche al di fuori del contesto specifico che vi accomuna.

E io poi so anche che il volto dell'amicizia può essere coetaneo, ma anche più anziano o più giovane. Anche molto più giovane, come quello di un bambino con cui hai condiviso un momento di confidenza e di tenerezza che ti porterai nel cuore.

Sono una persona fortunata, Lilli. Un'amica fortunata. 

venerdì 9 dicembre 2016

Venerdì del libro (238°): A NEVE FERMA

Cara Lilli,

questo venerdì partecipo all'iniziativa di HomeMadeMamma con un romanzo letto appena qualche giorno fa: A NEVE FERMA, di Stefania Bertola.

Ad Ottobre se ricordi ti ho parlato di Romanzo rosa, sempre della Bertola, in tono non molto entusiastico. In effetti ho quasi subito voluto dare un'altra chance a questa autrice che in passato ho avuto modo di apprezzare (qui e qui, in particolare) e così mi sono dedicata alla lettura di A NEVE FERMA: il risultato è che in parte ho ritrovato il gusto di leggere gli intrecci e le storie un pò sgangherate della Bertola.  

In parte perchè per il resto mi è rimasto addosso un pò il senso di già letto perchè lo stile riconoscibile e caratteristico di questa autrice, stile di scrittura così come proprio tipo di storia, che ai primi approcci mi ha entusiasmato adesso sembra coinvolgermi di meno. E' che leggendo mi è capitato di immaginare già ciò che sarebbe successo perchè ormai un pò conosco quel tipico allegro caos che crea la Bertola nei suoi libri, quel suo girare e rigirare per arrivare alla conclusione, in un piccolo grande universo di personaggi spesso un pò sopra le righe, con quella vena d'ironia e quel tipico passare un pò di palo in frasca da un capitolo all'altro. 

E questo anche se A NEVE FERMA è in realtà stato scritto prima di altri suoi romanzi che mi hanno conquistata un paio di anni fa, ma per me è arrivato dopo, per cui...

In A NEVE FERMA la Bertola è comunque riuscita a scrivere una storia molto carina, ambientata nel mondo della pasticceria. Tra giovani cuoche più o meno dotate, tra chi vuol fare strada realmente in quell'ambito e chi vorrebbe fare tutt'altro, tra amori nati e inseguiti da una vita o da pochi giorni...con un prestigioso concorso di alta pasticceria e un libro di ricette scritto in un codice da decifrare a fare da nucleo del caos specifico di questo romanzo.

Una lettura gradevole, per staccare la spina e distendersi tra un biscotto e una tazza di tè o di cioccolata calda. 

Personalmente comunque credo che, a partire da adesso, attenderò un pò di tempo prima di prendere in mano un altro libro di questa autrice, così da creare se possibile nuovamente quell'attesa intrigante per questo suo tipo di storie.



I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI


martedì 6 dicembre 2016

Biscotti "Chicchi di caffè al cioccolato"

Cara Lilli,

al volo ti lascio oggi una ricettina  presa in prestito dalla mia amica Seddy,  del blog Cuore di sedano: è una food blogger che ho sempre ammirato e che anche stavolta non mi ha deluso perchè ho provato i suoi biscotti "Chicchi di caffè al cioccolato" e sono davvero buoni!

La preparazione è semplice, il risultato gustoso e in più simpaticissimo esteticamente parlando :-)

Ho seguito passo passo la ricetta originale tranne che per l'uso dell'amido di mais, che non avevo in casa e quindi io ho adoperato solo farina 00. 

Bando alle ciance, ti riporto fedelmente ciò che scrive Seddy sul suo blog:


Ingredienti per 6 persone:

165 g di farina 00

50 g di amido di mais

40 g di zucchero a velo

90 g di cioccolato fondente

1 tazzina di caffè forte ristretto
 
120 g di burro

essenza di vaniglia

latte

1/2 cucchiaino di caffè macinato in polvere
 

Note: la preparazione è senza uova.


Procedimento
1. Fare fondere a bagnomaria il cioccolato fondente spezzettato. Disporre il burro morbido a tocchetti in una terrina, unire lo zucchero a velo e amalgamare bene. Quando il composto risulta omogeneo e vellutato unire il cioccolato fuso intiepidito, il caffè forte, che deve essere anch'esso tiepido e l'essenza di vaniglia.

2. Setacciare la farina, l'amido di mais e il caffè in polvere e unire a piccole dosi al composto, amalgamando bene dopo ogni aggiunta. Se l'impasto risultasse troppo consistente, si può unire un goccio di latte. Compattare il composto con le mani e mettere in frigo il panetto avvolto nella pellicola per 30 minuti o 15 minuti in freezer (non di più altrimenti assumerebbe una consistenza troppo dura). Una volta trascorso il tempo di riposo, prelevare una noce di composto, rotolarla fra le mani ben fredde, quindi appiattire e fare in modo di ottenere una forma ovale.

3. Collocare l'ovale ottenuto su un foglio di carta da forno posto sulla teglia del forno e incidere lungo la sua linea mediana utilizzando il fianco di una forchetta appena inumidita, in modo da simulare così un chicco di caffè. Ripetere l'operazione allo stesso modo per gli altri biscotti fino a esaurimento del composto.

4. Mettere i biscottini in forno caldo a 190° e cuocere per circa 11-13 minuti. Toglierli dal forno, lasciare raffreddare senza toccarli. Trasferire su una gratella farli raffreddare e servire. Conservare in un contenitore ermetico.


Ed eccoli, i miei biscottini...non sono perfetti come quelli di Seddy, che assomigliano ancora di più ad un chicco di caffè e sono più alti quindi più tipo dolcetti proprio, ma posso assicurarti che il sapore era molto buono!

CARINI, VERO? :-)

Restano belli friabili anche dopo due giorni, io li ho conservati in una scatola di latta che era proprio un contenitore di biscotti acquistati precedentemente.

Che dire? Buon appetito, Lilli!


mercoledì 30 novembre 2016

Pesciolini

Cara Lilli,

e chi lo avrebbe detto? Non ho più due bambini per figli bensì due...pesciolini :-)

Lei, la pesciolina più grande, ha avuto sempre abbastanza timore dell'acqua (è timorosa un pò in tutto, diciamocelo...) ma grazie prima alle lezioni di acquaticità fatte due anni fa e poi alle lezioni in gruppo con la sua classe dallo scorso anno, cioè dalla terza elementare, ora ha acquistato fiducia e, pur non avendo ancora imparato a nuotare senza supporti galleggianti, sta in acqua alta, fa dei tuffi, fa intere vasche avanti e indietro anche sul dorso, usa finalmente gli occhialini e immerge anche la faccia nell'acqua quando occorre... 

Molto del merito va a lei e alla sua forza di volontà, certo, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare e in questo caso diamo a J. quello che è di J. : il giovane istruttore che segue la classe della monella ha avuto la sensibilità, la pazienza, l'intelligenza per capire la monella e prenderla per il verso giusto; l'ha spronata, seguita passo passo, sgridata se necessario, le ha parlato a quattr'occhi ogni volta che lei manifestava ansia o si agitava...e l'ha premiata quando ha visto dei buoni risultati.

Dovevi vedere gli occhi brillanti di gioia della monella quando la scorsa settimana è tornata dalla piscina esclamando: "Ho ricevuto una bella sopresa, un regalo!". L'istruttore J. le ha donato una simpaticissima cuffia a forma di pesciolino, gialla a righe nere, con tanto di pinnetta sopra :-) e questo piccolo gesto l'ha resa felice e l'ha fatta sentire gratificata, con tutti gli effetti benefici che ne derivano.

Basta poco a volte, non trovi? Eppure non tutti lo capiscono, non tutti sono come J., che poteva benissimo limitarsi a fare il minimo indispensabile e lasciare che la monella sguazzasse nella piscina bassa, avendo già tutti gli altri bambini della classe a cui badare, senza doversi scervellare su come coinvolgerla e come aiutarla a superare le sue paure.

Invece lui ci ha messo passione e impegno e il sorriso della monella che si è tuffata in piscina con la sua nuova cuffia-pesciolino l'ha ricompensato di certo!

Foto scattata dalla maestra di sostegno della monella...però PRIMA che avesse in dono la cuffia-pesciolino

Eccola, la cuffia - pesciolino :-)

E il monello? Lui ora si che è un altro bel pesciolino :-)

Perchè dopo i primi 4 mesi di TMA (Terapia Multisistemica in Acqua) in cui non si rifiutava del tutto di andare, ma certo non collaborava gran che e comunque arrivava sempre piangendo, da alcune settimane ha cambiato atteggiamento: non più lacrime, anzi desiderio di entrare in acqua; non più tipo "cozza avvinghiata allo scoglio" con la sua terapista-istruttrice, ma più sicuro di sè anche solo col tubo galleggiante o la tavoletta. E più sorridente e collaborativo, anche nelle soste a bordo piscina tra una traversata e l'altra, studiate per dargli modo di aumentare i tempi di attesa e di restare allo stesso momento in relazione con la terapista, grazie a piccole attività ludiche.

Da un mesetto gli abbiamo anche preso una muta azzurra e celeste a mezze maniche e mezza gamba e ora è più rilassato di certo perchè soffriva un pò il freddo, specie nell'ultima parte della lezione. Che carino che è quando la indossa!

Foto scattata da me al monello in acqua :-)

Sono contenta, Lilli, per tutto questo. E spero che i miei pesciolini impareranno presto anche a nuotare sul serio...il che, al di là degli aspetti  strettamente terapeutici, è una cosa bella e importante già di per sè ;-)


venerdì 25 novembre 2016

Venerdì del libro (237°): LE COSE CHE NON SO DI TE

Cara Lilli,

è di nuovo venerdì e io partecipo all'niziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un romanzo che ho letto recentemente proprio grazie al suggerimento dato in precedenza da Paola di HomeMademamma: LE COSE CHE NON SO DI TE, di Christina Baker Kline.

Un libro che mi ha fatto scoprire una realtà che ignoravo e di cui forse si parla poco, quella dei "treni degli orfani" che nell'America della seconda metà dell'800 e poi nei primi decenni del '900 trasportavano bambini orfani, appunto, da una città all'altra in cerca di una sistemazione presso famiglie che in realtà spesso cercavano più dei lavoranti in erba che non dei figli. 

Una bambina irlandese emigrata con la famiglia negli Usa in cerca di fortuna poco prima della Grande Depressione del 1929, rimasta poi orfana affronta la trafila del viaggio su uno di quei treni e del passaggio da una famiglia affidataria ad un'altra, tra fatiche, privazioni, umiliazioni e prove durissime prima di trovare una certa serenità.

E' lei, Vivian, che alla veneranda età di novant'anni stringerà un'amicizia particolare con Molly, un'adolescente ribelle e stravagante, che condivide con lei la storia di un'infanzia difficile e dei vari tentativi falliti di trovare una famiglia affidataria. 

Il racconto del loro incontro e delle vicende personali di Molly si alterna con quello dell'infanzia e della giovinezza di Vivian, in un fluire di emozioni che devo dire all'inizio non mi avevano coinvolto tantissimo ma che si son fatte sempre più vive e percepibili con lo scorrere delle pagine.

La tenerezza di quest'amicizia che fa bene al cuore di entrambe le protagoniste è il nucleo del romanzo ed è anche la chiave di svolta per le loro vite, in special modo per Vivian, che troverà il coraggio di affrontare un punto oscuro del suo passato.

Un libro che mi è piaciuto quindi, pur se ho due note da fare: mi ha lasciato un pò perplessa la scelta dell'autrice di scrivere in prima persona i capitoli in dedicati all' infanzia e alla giovinezza di Vivian e in terza persona quelli del presente diciamo, quindi della storia di Molly e dell'incontro di questa con Vivian. Forse è stata proprio questa differenza che all'inizio mi ha fatto vivere in modo un pò più distaccato la lettura dei capitoli su Molly. 

L'altra nota è che ho avvertito una sorta di fretta di concludere a partire da un certo punto in poi, con passaggi in verità molto delicati affrontati in poche pagine, arrivando al finale (peraltro molto bello) con la sensazione che manchi qualcosa. Avrei apprezzato un capitolo in più magari, ecco.  

Ciò non toglie che consiglio la lettura di questo romanzo, per credere ancora nell'amicizia e nelle possibiltà che la vita dà di riscattarsi e trovare un'insperata felicità anche quando sembra tutto perduto.





I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI

martedì 22 novembre 2016

Muffins al cocco con gocce di cioccolato

Cara Lilli, 

è già da un pochino che volevo postare questa ricettina facile e veloce per dei muffins davvero buoni buoni... sempre che piaccia il gusto del cocco ovviamente ;)

E allora lo faccio oggi, lasciandoti ingredienti e dosi che ho mixato io come faccio oramai quasi sempre, sulla scia dell'esperienza nel campo di dolcetti di questo tipo :)


X 6-8 MUFFINS (dipende dalla grandezza degli stampini)

Farina 00 gr. 150

Farina di cocco gr. 50

Zucchero gr. 70

Burro gr. 50

1 uovo

Yogurt al cocco 1 vasetto (gr.125)

Acqua frizzante ml.25

Gocce di cioccolato a piacere (io sono andata a occhio!)

Lievito per dolci mezza bustina



Sbattere l'uovo in una ciotola con lo zucchero, utilizzando le fruste elettriche. Unire il burro ammorbidito a temperatura ambiente, continuando a montare il composto con le fruste.

Unire lo yogurt e mescolare bene, quindi incorporare le farine e il lievito, aggiungendo un goccio alla volta anche l'acqua frizzante. 

Aggiungere infine al composto le gocce di cioccolato.

Dividere il tutto in 6-8 stampini da muffin foderati con un pirottino di carta (o imburrati e infarinati).

Cuocere in forno caldo a 180° per circa 20 minuti.

Ed eccoli qui, pronti ad essere mangiati!


 Buon appetito, Lilli!


venerdì 18 novembre 2016

Venerdì del libro (236°): IL FU MATTIA PASCAL

Cara Lilli,

oggi partecipo all'iniziativa di HomeMadeMamma con un grande classico: IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello.

Letto (e apprezzato) in gioventù due volte, avevo in animo da anni di riprenderlo in mano e così ho fatto, finalmente, non molto tempo fa.

Che dire davanti ad un Maestro come Pirandello? Una banilità magari, ma per me assolutamente vera: è un autore moderno, attuale...le sue opere non sembrano mai scritte un secolo fa e anche più.

Certo non sono una critica letteraria per cui non sono in grado di parlare di questo scrittore in modo approfondito come meriterebbe, ma almeno posso dire che a me piace moltissimo.

Ne Il fu Mattia Pascal ci presenta la storia di un uomo, Mattia Pascal per l'appunto, infelice e non realizzato nè sentimentalmente nè lavorativamente che dopo una serie di eventi drammatici coglie al volo l'occasione di un'incredibile scambio di persona, per lasciarsi credere morto (suicida peraltro) e cominciare una nuova vita lontano e con un altro nome, Adriano Meis.

Ma dopo aver viaggiato in Italia e all'estero, aver giocato e vinto al casinò, aver trovato ciò che sembra potergli dare una felicità sincera e cioè il sentimento ricambiato per una brava ragazza figlia del padrone della casa presso cui ha preso una camera in affitto a Roma, Adriano-Mattia si rende conto di come sia impossibile sostenere quella finzione ancora, perchè la nuova vita è irreale, non ha fondamenta e non potrà mai come Adriano Meis sposare la giovane di cui si è innamorato.

La fuga da Roma e il ritorno al paese di origine, dopo due anni dalla sua "morte", gli riserverà non poche sorprese e il finale è ironico e originale, tutto da leggere!

Ecco, io credo che Pirandello sia uno di quegli autori che non può mancare nella lista di un lettore che desideri davvero conoscere la Letteratura con la elle maiuscola. 

Io consiglio la lettura di questo specifico romanzo senz'altro perchè il susseguirsi delle vicende intriga e avvice, con punte di ironia e umorismo tipicamente pirandelliano, e non risulta affatto pesante. E la bravura dell'autore nel rendere vivi i personaggi, con le loro caratteristiche, le loro reazioni ed emozioni è impareggiabile.

Per me è stato un pò come fare un tuffo nella mia adolescenza, quando prediligevo autori italiani del '900 come Pirandello, appunto, ma anche Silone, Arpino, Sciascia... Una miniera di cultura da cui ho attinto a piene mani!






I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI
 

martedì 15 novembre 2016

La chimica dell'arte

Cara Lilli,

non so se ne hai mai avuto esperienza diretta, ma la vita a volte fa degli strani scherzi. Tipo far convivere in un'unica persona passioni anche molto diverse tra di loro, che devono trovare un giusto equilibrio.

Mio papà, ad esempio, ha studiato al liceo classico, appassionato di libri e letteratura, ma poi ha scelto ingegneria chimica all'università, attirato incredibilmente dal mondo degli esperimenti e delle formule e da ciò che gli ruotava intorno.

Non per questo ha smesso di leggere e di scrivere anche, anzi. Racconti, poesie, novelle, un romanzo. Metteva su carta pensieri ed emozioni, a volte inventava, altre volte riportava aneddoti realmente accaduti. 

E amava la musica, tanto. Avrebbe voluto studiare da ragazzino pianoforte, per una serie di motivi anche indipendenti da lui non potè, ma comunque coltivò la passione per la musica in generale e in particolare per quella classica, per il jazz, per la canzone napoletana.

Ad un certo punto si ritrovò con in mano fogli e matite, carbonicini neri...schizzi, bozzetti per illustrare anche i suoi racconti. E poi la passione per la pittura dilagò, con dipinti su tela, con tempere, colori ad olio...

E intanto era lì, a fare l'ingegnere chimico in un'industria siderurgica. E a farlo anche bene, giacchè gli fu proposto in un futuro non troppo lontano un ruolo dirigenziale in una nuova sede per cui avrebbe dovuto trasferirsi in un'altra regione.

Lui e mamma avevano solo mio fratello a quell'epoca, io non ero ancora nata. Ma me lo immagino benissimo, tutto preso dalle formule chimiche e allo stesso tempo con la mente che pensava al dipinto lasciato incompleto a casa, che lo aspettava sul cavalletto nello stanzino che era intanto diventato una sorta di piccolo studio.

E allora lui scelse: il richiamo dell'arte era troppo forte. Studiò da privatista, mentre ancora lavorava in industria, per prendere il diploma dell'Istituto d'Arte, appunto. 

Il passo successivo fu il concorso per l'insegnamento e da lì poi tutto venne da sè...e si ritrovò nel giro di pochi anni, da ingegnere chimico che era, professore di educazione artistica alle scuole medie, passando per l'esperienza anche di professore di Storia dell'Arte in una grande scuola privata di Napoli.

Qualcuno storcerà il naso, una sorta di declassamento forse. Ma non per lui. Lui era felice così, con una vita fatta di orari più regolari, tranquilli, senza maratone in azienda che lo stressavano oltremodo. Orari che gli consentivano di vivere di più in famiglia, dove al figlio maschio si era aggiunta una figlioletta...io.

E poi, che era quello che desiderava con tutto il cuore, poteva trasmettere la sua passione per il disegno anche agli alunni più ricalcitranti, anche a quelli che partivano dall'idea che l'educazione artistica fosse una materia senza importanza. Lui coinvolgeva tutti, con lezioni dinamiche, pratiche e teoriche, progetti, gite, gare. 

Nel mio soggiorno, Lilli, ho due bellissimi quadri di mio padre del '63. Un tramonto e una passeggiata in un bosco. Li ho sempre amati, tanto è vero che 10 anni fa li ho scelti con il mio amore per farne le bomboniere del nostro matrimonio: riproduzioni in miniatura su legno, fatte da un ebanista nostro amico. Una cosa che commosse molto papà, anche se, schivo com'era per carattere, abituato a non esternare troppo i suoi sentimenti, non ne fece parola direttamente con me, ma me lo fece capire e anche arrivare tramite altri familiari. 

E' stato bello avere un papà artista. A lui devo (complice anche la mia mamma, naturalmente) il mio amore per la musica, per la lettura, per la scrittura, per l'arte in generale. A lui che me l'ha fatta respirare, assaporare fin da quando ero piccolissima.

Oggi, proprio oggi che son trascorsi sette anni da quella drammatica notte dell'addio , mi è venuto di pensare a tutto questo. E mi viene di dirgli ancora e sempre il mio grazie, certa che lui possa sentirmi.