AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

mercoledì 30 ottobre 2013

Gruppo H

Cara Lilli,

ieri c'è stato il primo incontro del gruppo H a scuola della monella. 


C'eravamo ovviamente io, la maestra di sostegno, la maestra titolare di cattedra, lo psicologo, la coordinatrice delle insegnanti di sostegno e la rappresentante del consorzio dei servizi sociali che fornisce assistenza nelle ore in cui la maestra di sostegno è libera (una mattina alla settimana).

Ci siamo incontrati dopo un mese e mezzo dall' inizio delle lezioni per parlare di come è cominciata l'attività scolastica della monella, di che rapporto ha instaurato con la sua maestra di sostegno, di come si è integrata nella classe. 


Poi c'era da fissare gli obiettivi minimi da raggiungere (se si riesce ad andare oltre...ben venga!) e la maestra di sostegno doveva presentare il PDF (Profilo Dinamico Funzionale).

E' davvero utile questo tipo di riunione e non solo dal punto di vista pratico e programmatico. 

Il gruppo h ti riporta con i piedi per terra. 

Il che può farti anche male, ma è necessario.

Mi spiego: in quel contesto si sviscerano tutte le situazioni e le problematiche, con conseguente messa in evidenza dei limiti di tuo figlio. Ed  è un pò come prenderne coscienza per la prima volta, perchè tu forse anche inconsciamente cerchi di vedere le cose belle, i risultati positivi che ci sono e tendi a cullarti su quell'entusiasmo. E' normale, è umano.

Un momento: è ovvio che non si devono dimenticare o sminuire quelle cose belle e quei risultati positivi (vedi qui e qui) ed è giusto gioirne, ma non bisogna mai perdere di vista la realtà, anche nella sua durezza. 

In questo modo le gioie future saranno ancora più profonde e i passi avanti ancora più significativi, perchè hai ben chiaro il problema con cui tuo figlio deve misurarsi.

Non è bello sentirsi dire che la tua bambina a volte in classe ha crisi di pianto o grida ripetutamente all'improvviso, apparentemente senza motivo, o che comunque manifesta grande agitazione in alcuni momenti. 
Non è bello sapere che non è ancora in grado di scrivere le letterine senza il tratteggio o che non vuole neppure provare a scrivere qualche letterina in corsivo, mentre gli altri bimbi della sua classe lo stanno già facendo. 
Non è bello sapere che svolge dei compiti a casa differenti dagli altri compagni (cioè più semplici).

Però... però ti strappa un bel sorriso sentirti dire che nessuno nella sua classe sa contare in inglese come lei (e neppure in italiano fino a dove arriva lei); che conosce tutti i nomi dei suoi compagni; che partecipa (pur se sollecitata dalla maestra) al gioco del silenzio e ad altri piccoli giochi che fanno nei momenti di ricreazione; che dice alla sua maestra "ti voglio bene".

Il problema c'è. Ma c'è anche la voglia di perseverare e continuare il percorso.


lunedì 28 ottobre 2013

Flashback: Luna di miele - VENEZIA

Cara Lilli,

ecco un nuovo flashback che mi consente di riproporre il post in cui, nel maggio 2010, avevo descritto la prima tappa della luna di miele.

Non aggiungo altro. Leggi qui:


"Cara Lilli,

eccomi qui a parlarti della prima tappa della mia luna di miele: Venezia, una delle più romantiche  città del mondo, unica nel suo genere.

Io a dire il vero c'ero già stata (nel 1981 e nel 1987) con la mia famiglia, ma entrambe le volte per un solo giorno, un giretto e via. Il mio maritino, invece, non c'era mai stato. Sembrerà retorico, ma ti giuro che questo fatto che per lui fosse tutto nuovo da vedere in quella città meravigliosa, l'ha fatta apparire "nuova" anche a me!

Ebbene, il 19 luglio 2006, dopo un viaggio estenuante in treno Salerno-Mestre (più di 10 ore  effettive, con cambio a Roma), la prima cosa che ci è capitata è stata di sbagliare la fermata dell'autobus dove scendere per andare al nostro albergo, su indicazione (non richiesta, tra l'altro!) dell'autista dell'autobus stesso...pazzesco!!! Sotto il sole ancora bello caldo delle 18 ci è toccato un tratto di buoni venti minuti a piedi su una strada a scorrimento veloce, verso Campalto (frazione in cui abbiamo alloggiato, ben collegata a Venezia, con corse di autobus molto frequenti).

Credimi, siamo giunti in albergo disfatti!! Ma tutto poi è stato bellissimo, Lilli, per fortuna.

Non sto qui a raccontarti ogni passo che abbiamo fatto in quei tre giorni, ma voglio piuttosto riportarti qualche nota a margine...per così dire :-)

La prima cosa che pensi quando arrivi a Venezia, sulla laguna, è magari la più scontata, ma inevitabile..."Ma come faranno queste persone a vivere in mezzo all'acqua???"...Ti giri intorno e vedi palazzi (meravigliosi per altro) che spuntano fuori dal mare... Noti immediatamente che manca qualcosa...ma cosa? Ah, certo!! C'è un'assenza importante: le automobili, che imperversano in tutte le città "normali", qui sono sostituite da traghetti, motoscafi...e naturalmente gondole. Perfino i taxi sono barche e accanto ai portoni delle case, invece dei box-auto, vedi piccoli attracchi per imbarcazioni...incredibile!!

Cammini lungo i canali e per le calle e soprattutto in quelle più strette e nascoste trovi finestrelle e balconcini deliziosi, pieni di fiori o di girandole colorate... Passi su ponti che "cavalcano" il mare e ce ne sono di ogni genere: piccoli, medi, grandi, semplici e senza fronzoli o più artistici e imponenti (vedi il famosissimo Ponte dei Sospiri o quello di Rialto).

Non puoi girarti che vedi negozietti che traboccano di oggetti di vetro (Murano è a pochi passi...pardon, a poche bracciate a nuoto :-D) o di centrini e pizzi (lo stesso dicasi per Burano) e ti chiedi..."Ma come si sceglie in quale negozio fermarsi per acquistare un souvenir??? Sono tutti uguali!!!"

Resti (stavolta negativamente) colpito dal livello smisuratamente alto dei prezzi...sia che si tratti di negozi di vario genere, sia che si tratti di bar, trattorie o ristoranti, se vuoi entrare devi farti bene i conti di quanto hai nel portafoglio, putroppo! Ma noi per mangiare abbiamo avuto una "dritta" che ci ha salvato in corner: una mia zia, che vive a Pordenone e che è stata molte volte a Venezia, ci ha indicato una tavola calda-self service in una calle dietro la piazzetta dove si trova la statua di Goldoni, in cui poter mangiare bene senza dover spendere una fortuna...e mio marito l'ha ribattezzata la "Premiata rosticceria zia Elettra" :-D!!!

Ecco Lilli...spero di aver reso minimamente l'idea di cosa sia Venezia"

(continua...)


sabato 26 ottobre 2013

Idea sfiziosa: cavolfiore impanato e fritto

Cara Lilli, 

domani è domenica e forse c'è chi ancora non sa cosa prepapare per pranzo oppure lo sa ma gli manca quel tocco in più per rendere il pasto domenicale un pò diverso dal solito.

E allora eccomi qui con un'idea sfiziosa per un contorno o un antipasto, a secondo dell'esigenza: il cavolfiore impanato e fritto, tipo cotoletta ;-)

Cosa occorre? Te lo dico subito:

- 1 cavolfiore
- 1 uovo
- sale
- pepe (se piace)
- pangrattato
- olio per friggere (io uso quello di arachidi o di girasole)

Si lessa il cavolfiore tutto diviso a pezzi non troppo grandi (3 o max 4 minuti dal fischio in pentola pressione con un dito d'acqua). 

Si salano leggermente i pezzi, si passano uno ad uno nell'uovo sbattuto salato e pepato e poi si rotolano nel pangrattato.

Quindi si friggono fino al grado di doratura desiderato.

PS: per me che mangio con poco sale va bene anche senza salare i pezzi di cavolfiore, ma mio marito ha detto che risultano troppo insipidi col solo sale nell'uovo...insomma, ognuno si regoli a seconda del proprio gusto!


UNA RAPPRESENTANZA DI PEZZI DI CAVOLFIORE IMPANATO E FRITTO

Buon appetito, Lilli...e buona domenica :-)


venerdì 25 ottobre 2013

I venerdì del libro (151°): MILLENNIO DI FUOCO - SEIJA

Cara Lilli,

oggi per questo nuovo appuntamento con l'iniziativa di HomeMadeMamma ti parlo di una novità editoriale che aspettavo con ansia e che ho divorato in pochissimo tempo: MILLENNIO DI FUOCO - SEIJA, il nuovo romanzo fantasy di Cecilia Randall, uscito il 15 ottobre scorso.

Non c'è che dire, la Randall è decisamente l'autrice dell'anno per me: l'ho conosciuta a Natale scorso perchè mio fratello mi ha regalato Gens Arcana, che ho letto a gennaio; poi ho proseguito in primavera con la trilogia di Hyperversum (qui, qui e qui), con cui la scrittrice italiana (vero nome Cecilia Randazzo) ha esordito anni fa. E adesso ho letto anche questo romanzo qui, che è il primo di due volumi di una nuova saga (il secondo, non ancora edito, sarà Millennio di fuoco - Raivo).

Ti dico subito che la Randall non mi ha deluso, anzi: Millennio di fuoco - Seija è un libro affascinante, un fantasy che ti cattura e ti costringe a leggerlo in ogni momento libero che hai, perchè non vuoi abbandonare i suoi personaggi e le loro storie.

Ambientato in Baviera, il romanzo narra di un 1999 alternativo, di un' Europa straziata, prigioniera di una sorta di eterno medioevo. Mille anni prima, infatti, l'avvento di un'etnia demoniaca (i vaivar) giunta da territori sperduti oltre il Volga ha portato il terrore e ha costretto i popoli cristiani e pagani ad una continua lotta per proteggersi, tra pestilenze e carestie.

La regina dei vaivar, Ananta, ha reclutato tra i suoi combattenti Raivo, un condottiero straordinario, uno stratega leggendario che era un umano ma nel 1704 ha tradito la sua gente facendosi trasformare in un manvar, cioè in una creatura semi-demoniaca.

Il Grande Traditore, detto anche la Mano Insanguinata, per circa tre secoli ha lasciato dietro di sè solo morte e distruzione, fino a quando nel settembre del 1999, durante l'ennesima battaglia, fa un incontro che lo sconvolge, fecendolo addirittura esitare tanto da essere temporaneamente catturato per la prima volta nella sua storia di condottiero manvar: una donna guerriero, Seija, riesce a ferirlo e lo lascia in preda ad un'emozione fortissima, mista di angoscia e piacere.

Seija, insieme a suo fratello Ari, è a capo del popolo pagano nomade shaavi, che ha stretto alleanze con i cristiani per far fronte all'invasione dei vaivar. Il generale Raivo, quando riesce a fuggire dalla prigione in cui è stato rinchiuso, le giura con un ghigno animalesco che tornerà a prenderla perchè lei è sua.

Sarà dunque Seija l'ago della bilancia, colei che potrà cambiare le sorti della plurisecolare guerra. Ma come? E quale segreto oscuro e terrificante si cela nel passato del Grande Traditore?

Una storia ricca di azione, avventura, sentimenti e ossessioni, con richiami alla trilogia de Il Signore degli Anelli, specie nelle descrizioni delle battaglie (sempre mirabile) e anche per la tipologia dei personaggi, specie quelli non umani.

Una storia che però allo stesso tempo la Randall riesce a rendere originale, con particolare cura dei dettagli e del risvolto psicologico dei protagonisti.

Il tratto tipico di questa autrice, una cosa che mi piace tantissimo e che ho ritrovato qui come nei suoi precedenti romanzi, è il saper conferire ai personaggi negativi un fascino e una bellezza che lasciano spazio alla prospettiva di una redenzione o comunque che li fanno in un certo senso amare dal lettore, nonostante tutto.

Raivo ne è un esempio: io l'ho odiato e adorato allo stesso tempo. E' senza dubbio il personaggio più bello, nel senso di più riuscito. Va al di là della stessa Seija, che pure ha un buono spessore.

Mi rendo conto di aver scritto un maxi post, ma quando un libro mi prende e mi convince per davvero sai che faccio fatica a non dilungarmi :-)

Già non vedo l'ora che esca il seguito di Millennio di Fuoco. L'attesa sarà dura, ma sono certa che verrà ripagata ampiamente.



<< Artigli rossi guizzarono attraverso le sbarre, l'agguantarono al petto, affondarono negli abiti e nella carne con un dolore lancinante [...] "Dirai a tutti che è stato Kzar a togliermi di dosso la lama fiamma. Tu hai tentato di fermarlo, ma non ce l'hai fatta." ledisse il demone. Il suo respiro caldo le solleticava il collo. "Non oseranno incolparti oper la mia fuga." Seija era come paralizzata dalla sua voce profonda. Di nuovo, in testa non aveva più niente, solo la consapevolezza della sua presenza. "Sei mia, verrò a prenderti. Molto presto" disse ancora lui, poi la lasciò e fu come inghiottito dal buio.>>

Ecco il bellissimo book trailer ufficiale:



I venerdì del libro di oggi su altri blog li trovi QUI


mercoledì 23 ottobre 2013

Flashback: Luna di miele (PREMESSA)

Cara Lilli,

quando avevo da poco aperto il mio blog scrissi vari post dedicati alla mia luna di miele, che è uno dei ricordi più belli di tutta la mia vita. 

Ci ho ripensato spesso con dolce malinconia ultimamente, ho anche rivisto foto e video di quei giorni indimenticabili. Ragion per cui...ecco che con qualche bel flashback ti riproporrò quei vecchi post, sperando di fare cosa gradita a te e soprattutto a chi mi segue adesso ma non mi seguiva ancora allora, quando li ho pubblicati la prima volta (parlo di maggio-giugno 2010).

Partiamo con la premessa, che servirà un pò a comprendere sia la scelta delle varie destinazioni sia lo spirito di quel viaggio.

"Cara Lilli,

tornando a raccontarti un pò della mia vita di questi ultimi anni trascorsi senza più scriverti, dopo il matrimonio non potevo che parlarti della luna di miele, ovviamente! Una cosa che sognavo da sempre, con il desiderio di viverla insieme alla mia dolce metà così intensamente da ricordarla davvero per tutta la vita non semplicemente come "un viaggio" ma piuttosto come "IL VIAGGIO", quello per eccellenza.

Ti premetto che avevamo una limitazione: non volendo mio marito prendere l'aereo, siamo stati obbligati a restringere il campo delle possibili scelte, dovendo raggiungere le nostre mete in treno o in pullman. Quindi abbiamo pensato a qualche tappa italiana e magari ad una capatina all'estero, senza allontanarci troppo. Desideravamo fermarci in un luogo romantico, ma anche in un posto interessante da visitare. Essendo poi piena estate non ci sarebbe stato male un luogo di mare.

Insomma, Lilli, tenendo conto di queste indicazioni di base, la scelta è ricaduta su questo itinerario:

- Venezia, città romantica per eccellenza;

- Opatijia, in Croazia, cittadina che si affaccia su un mare oltremodo limpido (e anche gelato!!);

- Trieste, città bellissima e ricca di luoghi interessanti;

- Spoleto e Assisi (mete all'inizio non previste, ma aggiuntesi "strada facendo"...ossia durante il viaggio stesso!!), cittadine a me particolarmente care.

Le interminabili ore di treno (quelle in pullman furono poche, solo da Trieste a Opatija e ritorno) saranno per sempre ricordate da me e mio marito come una specie di supplizio (sali,  scendi, corri lungo i binari... il tutto con un mega trolley che non trovava mai posto!!!) ma anche come un elemento caratterizzante del nostro viaggio, che ci ha dato tempo per chiacchierare, ascoltare musica con il nostro lettore mp3, contemplare il paesaggio fuori dal finestrino...e soprattutto guardarci spesso negli occhi...

Si, in fondo è questo che io ho sempre voluto che fosse la mia luna di miele: un momento di "comunione" con l'uomo della mia vita, finalmente divenuto il mio sposo davanti a Dio e alla gente; un seppur breve periodo dell'esistenza in cui il centro del mondo saremmo stati "noi due" e nient'altro, a prescindere da dove ci trovassimo...

Ed è esattamente così che è stata."

(continua...)

domenica 20 ottobre 2013

Monella...autonoma

Cara Lilli,

ho letto e apprezzato questo bel post di Mamma Claudia sull'autonomia dei bambini e su come le maestre di suo figlio abbiano spronato i genitori a collaborare con loro per responsabilizzare i piccoli scolari, aiutandoli così a maturare.

Ho riflettuto molto su questa cosa e devo dire che è vero, spesso noi genitori siamo i primi ad avere timore di lasciare che i bambini facciano le loro esperienze. Naturalmente non significa che si debba dare carta bianca ai nostri figli, permettendo che facciano come vogliono, senza mai intervenire. C'è sempre il giusto mezzo, come in tutte le cose.

Quando poi si ha un figlio con una disabilità o un qualsivoglia disturbo, l'istinto di protezione è ancora più forte, anche se magari razionalmente si sa che il bene del bambino è di essere spronato e indirizzato verso l'autonomia, appunto. Il tutto compatibilmente con il tipo di problema, certo. 

Ad esempio, è necessario anche riconoscere e accettare i limiti o rispettare i tempi di un bimbo con un disturbo pervasivo dello sviluppo come quello della mia monella. Ma, una volta fatto ciò, c'è il passo successivo: aiutare il bambino a crescere e raggiungere i suoi specifici piccoli-grandi traguardi in autonomia.

E la monella sta proprio crescendo, Lilli.

Non sai che gioia è vedere come, un passetto dopo l'altro, non senza qualche inciampo, lei stia andando avanti per la sua strada verso l'autonomia.

Avevo paura del passaggio alla scuola primaria, lo confesso. Molta più paura di quanto magari esternassi. Temevo proprio problemi di adeguamento alla nuova realtà, al di là delle difficoltà legate allo studio vero e proprio. Eppure lei mi ha come sempre dimostrato di essere capace di affrontare il cambiamento, senza correre ma con determinazione.

E da un paio di settimane, all'arrivo davanti scuola alle 8:20, lei subito cerca una sua amichetta (che poi non è neppure la sua compagna di banco) quando non è questa a cercare lei. Spesso c'è una terza bimba con loro. Insieme aspettano che suoni la campanella, scambiandosi qualche battuta e sorridendosi.

Io resto a qualche passo di distanza e sorrido a mia volta. Lei tra le tre è quella che tiene lo sguardo un pò basso, che dice meno parole e che è meno disinvolta. Ma è con loro. Non sta a controllare di continuo se io ci sono.

"Driiiiiiin!!!"  

Un cenno di saluto verso di me e poi la vedo entrare a scuola, mano nella mano con le sue amichette.

E mi emoziono perchè lei è la mia monella e sta diventando grande.


venerdì 18 ottobre 2013

I venerdì del libro (150°): IL PRINCIPE DELLA NEBBIA

Cara Lilli,

oggi partecipo all'iniziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un romanzo che ho letto a dire il vero l'anno scorso: IL PRINCIPE DELLA NEBBIA, il primo lavoro di Carlos Ruiz Zafon risalente al 1993, quando era ancora lontano il tempo del mio amatissimo L'ombra del vento, che è quello che gli ha dato la fama a livello mondiale. 

Questo romanzo è diretto ad un pubblico giovane, così come anche gli altri tre scritti da Zafon negli anni '90 (e cioè Il palazzo della mezzanotte, Le luci di settembre e Marina).

Io ho letto tutti i libri di Zafon pubblicati finora, quindi penso di poter dire con cognizione di causa che, pur essendo riconoscibilissimo lo stile dell'autore del cosiddetto ciclo del Cimitero dei libri dimenticati, qui si nota la mano un pò più lieve, la storia un pò meno complessa, il taglio più prettamente fantasy.

Ambientato in Spagna nel 1943, durante il secondo conflitto mondiale, il libro parla di un tredicenne (Max) che con la sua famiglia si trasferisce in un paesino sulle sponde sull'oceano Atlantico dove accadono cose piuttosto strane. 

Ad esempio, sul retro della vecchia casa in cui la famiglia Carver va a vivere c'è un giardino pieno di statue di pietra che a volte sembrano cambiare espressione o posizione. In particolare ce n'è una che rappresenta un pagliaccio con un ghigno inquietante.

Max e sua sorella maggiore Alicia conoscono Roland, un ragazzo del luogo, nipote del vecchio guardiano del faro. Insieme, i tre scopriranno il mistero che si cela dietro quelle strane statue e riporteranno alla luce la storia di un uomo che si faceva chiamare "Dottor Cain" e prometteva di realizzare qualsiasi desiderio in cambio di obbedienza assoluta. Storia indissolubilmente legata a quella del vecchio inquilino della casa in cui sono andati a vivere Max e Alicia con la loro famiglia.

Tra fantasmi del passato e prove di coraggio, il libro avvince discretamente e mantiene un buon livello di tensione fino alla fine, regalando anche momenti di genuina tenerezza con la storia d'amore tra Alicia e Roland.

Pensato, come dicevo, per giovani lettori, Il principe della nebbia può essere tranquillamente apprezzato anche dagli adulti, se (come me) sono amanti del genere fantasy-avventuroso.
 


<<Fu allora che qualcosa lo fece girare inducendolo a guardare di nuovo il quadrante annerito dell'orologio della stazione. Lo osservò attentamente e si accorse che c'era qualcosa che non andava. Ricordava perfettamente che all'arrivo alla stazione l'orologio indicava che le dodici erano passate da mezz'ora. Adesso le lancette segnavano le dodici meno dieci. [...] L'orologio non era rotto; funzionava perfettamente, con un solo particolare: andava al contrario.>>  


I venerdì del libro di oggi su altri blog li trovi QUI 


mercoledì 16 ottobre 2013

"Certe persone passano la loro vita insieme..."

Cara Lilli,

nell'ottobre del 1999 ero in un momento fondamentale della mia vita.

Avevo compreso di amare con tutta me stessa quel timido, riservato, tenero ragazzo con cui stavo intessendo un rapporto di amicizia un pò speciale, fatto di sms segreti, scambiati senza che gli altri del gruppo sapessero nulla del nostro legame che andava oltre l'uscita del sabato sera tutti insieme. Ed ero felice per questo.

Però avevo anche il timore che lui non avrebbe mai ricambiato il mio sentimento, perchè sapevo che era preso da un'altra ragazza e perchè io magari sarei rimasta per lui l'amica fidata, quella degli sms e basta. E questo mi tormentava.

Una sera andammo tutti in gruppo al cinema a vedere Notting Hill, con Julia Roberts e Hugh Grant. Un film molto carino, una commedia romantica ma anche spassosa con una bellissima colonna sonora (When yuo say nothing and all di Ronan Keating e She di Elvis Costello, per darti un'idea).

Uscii dal cinema con gli occhi lucidi per ciò che avevo visto, si, ma anche per ciò che avevo nel cuore in quei giorni.

Poi le cose sono andate per il verso giusto (indovina un pò chi era quel ragazzo?) ma sul momento ricordo che alternavo emozioni contrastanti.

Di tutto il film una scena in particolare mi colpì allora e mi colpisce ancora adesso quando la vedo e voglio condividerla con te e con chi passa di qui, perchè dice una cosa semplicissima ma allo stesso tempo di una profondità meravigliosa:



"Certe persone passano la loro vita insieme..."

Io e te, amore mio, saremo tra quelle persone. Lo so.

 

domenica 13 ottobre 2013

Coccole di mela: grazie Pier!

Cara Lilli,

devi sapere che tra i miei blogger preferiti c'è il mitico Pier(ef)fect che seguo, ricambiata, da un bel pò oramai e che mi ha assegnato già vari premi (evidentemente non aveva altri blogger da nominare....scherzooooo :D lo so che mi vuol bene!)

Stavolta mi ha taggato per un'iniziativa dolcissima nel vero senso della parola: "COCCOLE DI MELA".

 

Il tag consiste nel:


- parlare dei propri ricordi associati alle torte di mele

- condividere la propria ricetta preferita (se si desidera)

- nominare altri 5 bloggers


Riguardo ai ricordi che ho associati alle torte di mele posso dire che mia madre preparava abbastanza spesso una torta classica, con le mele a fettine sparse sopra, ma non ho quella ricetta purtroppo :-( 

Però rammento bene che nei pomeriggi invernali era bellissimo sentire il profumo caldo e avvolgente che cominciava a percepirsi già durante la cottura e poi si sprigionava a pieno quando la torta veniva sfornata...

Io ogni tanto preparo dolci con le mele e potrei quindi citare varie ricette, ma mi sa che ti riporterò una già postata un bel pò di tempo fa, quando ero ancora sulla piattaforma di Virgilio (Myblog), perchè non è la classica torta ma si tratta di simpatici muffins che ho in qualche modo pensato io, andandomene a naso con le dosi ;-) cioè basandomi sulla mia esperienza con muffins di vario genere.

Eccoti quindi i miei MUFFINS ALLA VANIGLIA CON MELA E UVETTA:


  per 12/14 muffins (dipende da quanto sono grandi gli stampini )

- farina gr 250
- zucchero gr 125
- burro gr. 60
- uova n.2
- yogurt alla vaniglia gr 250 (cioè 2 vasetti piccoli)
- 1 mela grande o un paio piccole (io ho usato la stark)
- 3 cucchiai di uvetta
- 1 bustina di vanillina
- 1 bustina di lievito per dolci

Si lavora il burro ammorbidito con lo zucchero, poi ci si aggiungono le uova, amalgamando il tutto con lo sbattitore elettrico. Si unisce lo yogurt e si continua ad amalgamare ben bene, ottenendo una crema omogenea.

Si incorporano la farina, il lievito e la vanillina. Infine si aggiungono al composto la mela tagliata a dadini piccoli e l'uvetta precedentemente fatta rinvenire in acqua tiepida, tamponata con carta assorbente e infarinata.

Si riempiono per metà o poco più gli stampini (io ho quelli in silicone e non vanno nè imburrati nè infarinati) e si infornano a 180° per circa 25 minuti.

Risultano buonissimi e assai profumati e ti assicuro che anche il terzo giorno conservano morbidezza e addirittura acquistano in gusto!

Eccone una rappresentanza:





Non mi resta che passare il testimone ad altri blogger...e qui mi perdo, Lilli, perchè non so assolutamente a chi passarlo, quindi chiunque mi legga e vuol condividere con me la sua ricetta preferita di dolce alla mela può farlo, magari con un post apposito su proprio blog :-)