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AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

Visualizzazione post con etichetta Carlos Ruiz Zafon. Mostra tutti i post
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sabato 11 marzo 2017

Un sabato "travestito" da venerdì del libro (245°): IL LABIRINTO DEGLI SPIRITI

Cara Lilli,

oggi è sabato, lo so...ma facciamo che questo sabato si "traveste" da venerdì? Si dai, così io partecipo all'iniziativa libresca di HomeMadeMamma anche se in ritardo, se no poi si accumulano le recensioni che vorrei fare settimanalmente ;-)

Dopo qualche anno ho letto nuovamente uno degli autori che mi ha tenuto in passato molta compagnia con tutte (proprio tutte) le sue opere: Carlos Ruiz Zafon.

L'ombra del vento, Marina e Le luci di settembre sono i suoi romanzi che preferisco. E in particolare L'ombra del vento è stato il primo dei volumi della saga cosiddetta del "Cimitero dei libri dimenticati" e quindi mi è caro ancora di più.

Dopo un pò di silenzio questo scrittore è tornato con un libro che è il quarto e ultimo proprio di questa saga: IL LABIRINTO DEGLI SPIRITI. Io l'ho letto poche settimane fa e devo dire che ha avuto su di me un effetto doppio, un pò contrastante.

Il fatto è che se da un lato avendo amato quel ciclo di romanzi ho avuto piacere nel ritrovare i personaggi a cui mi sono nel tempo affezionata, a partire da Daniel Sempere, per continuare con il poliedrico, inimitabile, fedele Fermin, con David Martin, Isabella e altri, d'altro canto c'è che a portarla troppo per le lunghe una storia rischia di essere un pò stiracchiata, perdere in originalità e credibilità.

In realtà se ricordi già il terzo volume della saga, Il prigioniero del Cielo, mi aveva lasciato un pochino perplessa in questo senso. Adesso, con questo quarto capitolo, Zafon ha voluto rischiare ancor di più. 

Forse per mettersi un pò al riparo dalla mancanza di mordente ha fatto ruotare la storia di questo ultimo libro intorno ad un personaggio nuovo, Alicia Gris, un giovane donna dal passato turbolento e misterioso che lavora per una non meglio specificata agenzia investigativa che si trova a collaborare (e a scontrarsi anche in un certo senso) con la polizia nella Spagna franchista della fine degli anni '50.

L'aggancio con la storia dei precedenti libri della saga, oltre che come è ovvio dal vero e proprio Cimitero dei Libri dimenticati, è rappresentato anche da Fermin, cosa che finisce inevitabilmente per legare Alicia alla famiglia dei librai Sempere, in una Barcellona sempre più grigia e inquietante, pur se ricca di fascino.

Ecco: i flashback, gli agganci, le rivelazioni che avvengono man mano e che vanno a far luce su qualche punto del passato che era rimasto oscuro nei tre romanzi precedenti, specialmente per ciò che riguarda la morte di Isabella, madre di Daniel Sempere, sono interessanti ma anche un pò confusionari probabilmente. Perchè alla fine io ho avuto l'impressione che l'autore abbia messo troppa carne al fuoco e ci si sente un pò come storditi dalla girandola di avvenimenti.

Resta il fatto che Zafon a me piace, di fondo. Questo significa che il suo modo di scrivere mi coinvolge, anche quando ho qualche riserva sulla storia. Perciò il mio giudizio complessivo è pur sempre positivo, ma non siamo ai livelli de L'ombra del vento per me, ecco.

Mi rendo conto che sulla storia narrata ne Il labirinto degli spiriti non ho scritto praticamente nulla, Lilli, ma questo post mi è venuto così...una recensione incentrata più sulle sensazioni suscitate in me che non sulla trama vera e propria. 




I suggerimenti di altri blogger per questo sabato "travestito" da venerdì del libro li trovi elencati QUI

venerdì 8 novembre 2013

I venerdì del libro (153°): LE LUCI DI SETTEMBRE

Cara Lilli,

per l'appuntamento consueto con i libri del venerdì (iniziativa di HomeMadeMamma) ti parlo di un altro dei romanzi scritti da Carlos Ruiz Zafon prima de "L'ombra del vento", ossia quando scriveva principalmente libri per ragazzi: si tratta di LE LUCI DI SETTEMBRE.

Il genere è sempre fantasy con un tocco di horror (scene un pò macabre qua e là e atmosfere cupe e sinistre), cioè quello in cui Zafon riesce davvero bene ad esprimere la sua vena artistica.

A me questo romanzo è piaciuto molto, c'è qualcosa che davvero prende nella trama, forse perchè la storia d'amore del passato che è alla base di tutto il susseguirsi degli avvenimenti (normali e paranormali) è di quelle che lascia il segno, man mano che viene svelata al lettore e si va ad intrecciare con una nuova storia d'amore, se non addirittura con altre due nuove storie.

Le vicende sono ambientate nella Francia degli anni '30. 

Morendo improvvisamente, Armand Sauvelle ha lasciato sua moglie Simone e i due figli Irene e Dorian nelle mani dei creditori e senza un soldo. Per tirarsi fuori dalla miseria la famiglia Sauvelle si trasferisce nel piccolo paese di Baia Azzurra, in Normandia, dove Simone ha trovato un posto da governante a Cravenmoore, la dimora di Lazarus Jann, ricco proprietario di una fabbrica di giocattoli.

Il signor Jann vive con la moglie, gravemente malata e segregata nelle sue stanze, e con la giovane domestica Hanna. Egli si dimostra un uomo piuttosto bizzarro e la sua casa, un'enorme villa dall'aspetto sinistro, è disseminata di congegni strani e curiosi, robot, giocattoli molto particolari e piuttosto inquietanti.

In questo ambiente e nel bosco circostante, naturalmente tetro quanto basta da far spavento al calar della sera, si svolgono la maggior parte dei fatti a cominciare dalla drammatica e inspiegabile morte della povera Hanna.

Irene Sauvelle, con l'aiuto di Ismael (il cugino della ragazza morta) indagherà sull'accaduto e si troverà al centro di un'intrigo che la toccherà molto da vicino, fino a minacciare la sua famiglia, e la cui soluzione sembra impossibile senza il sacrificio di altri esseri umani.

Non svelo altro, se no toglierei il gusto della lettura a chi volesse immergersi in questa storia e godersi qualche ora di astrazione dalla realtà.

Ho scoperto su wikipedia che Zafon non era convinto della buona riuscita di questo romanzo tanto è vero che, dopo averlo scritto nel 1995, lo ha revisionato per una nuova edizione nel 2008. In Italia è arrivato nel 2011. 

Non so se mi sarebbe piaciuto altrettanto nella sua iniziale versione, ma ti ripeto che così com'è adesso Le luci di Settembre mi ha coinvolto e mi ha convinto.



<< Da quella notte ho saputo che un giorno, non importava quando, sarebbe giunto il nostro momento. Che in un luogo lontano le luci di settembre si sarebbero accese per noi e che, stavolta, non ci sarebbero più state ombre sulla nostra strada. Stavolta sarebbe stato per sempre.>>

 I venerdì del libro di oggi su altri blog li trovi QUI


venerdì 18 ottobre 2013

I venerdì del libro (150°): IL PRINCIPE DELLA NEBBIA

Cara Lilli,

oggi partecipo all'iniziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un romanzo che ho letto a dire il vero l'anno scorso: IL PRINCIPE DELLA NEBBIA, il primo lavoro di Carlos Ruiz Zafon risalente al 1993, quando era ancora lontano il tempo del mio amatissimo L'ombra del vento, che è quello che gli ha dato la fama a livello mondiale. 

Questo romanzo è diretto ad un pubblico giovane, così come anche gli altri tre scritti da Zafon negli anni '90 (e cioè Il palazzo della mezzanotte, Le luci di settembre e Marina).

Io ho letto tutti i libri di Zafon pubblicati finora, quindi penso di poter dire con cognizione di causa che, pur essendo riconoscibilissimo lo stile dell'autore del cosiddetto ciclo del Cimitero dei libri dimenticati, qui si nota la mano un pò più lieve, la storia un pò meno complessa, il taglio più prettamente fantasy.

Ambientato in Spagna nel 1943, durante il secondo conflitto mondiale, il libro parla di un tredicenne (Max) che con la sua famiglia si trasferisce in un paesino sulle sponde sull'oceano Atlantico dove accadono cose piuttosto strane. 

Ad esempio, sul retro della vecchia casa in cui la famiglia Carver va a vivere c'è un giardino pieno di statue di pietra che a volte sembrano cambiare espressione o posizione. In particolare ce n'è una che rappresenta un pagliaccio con un ghigno inquietante.

Max e sua sorella maggiore Alicia conoscono Roland, un ragazzo del luogo, nipote del vecchio guardiano del faro. Insieme, i tre scopriranno il mistero che si cela dietro quelle strane statue e riporteranno alla luce la storia di un uomo che si faceva chiamare "Dottor Cain" e prometteva di realizzare qualsiasi desiderio in cambio di obbedienza assoluta. Storia indissolubilmente legata a quella del vecchio inquilino della casa in cui sono andati a vivere Max e Alicia con la loro famiglia.

Tra fantasmi del passato e prove di coraggio, il libro avvince discretamente e mantiene un buon livello di tensione fino alla fine, regalando anche momenti di genuina tenerezza con la storia d'amore tra Alicia e Roland.

Pensato, come dicevo, per giovani lettori, Il principe della nebbia può essere tranquillamente apprezzato anche dagli adulti, se (come me) sono amanti del genere fantasy-avventuroso.
 


<<Fu allora che qualcosa lo fece girare inducendolo a guardare di nuovo il quadrante annerito dell'orologio della stazione. Lo osservò attentamente e si accorse che c'era qualcosa che non andava. Ricordava perfettamente che all'arrivo alla stazione l'orologio indicava che le dodici erano passate da mezz'ora. Adesso le lancette segnavano le dodici meno dieci. [...] L'orologio non era rotto; funzionava perfettamente, con un solo particolare: andava al contrario.>>  


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venerdì 5 luglio 2013

Venerdì del libro (138°): IL PRIGIONIERO DEL CIELO (e un GRAZIE speciale!)

Cara Lilli,

per aderire anche questo venerdì all'iniziativa di HomeMadeMamma ti propongo il terzo romanzo del ciclo "del Cimitero dei Libri Dimenticati" di Carlos Ruiz Zafon: IL PRIGIONIERO DEL CIELO.

Ti ho parlato in passato diffusamente dei primi due romanzi della saga (L'ombra del vento, che ho amato tantissimo, e Il gioco dell'angelo, che è restato un pò al di sotto del precedente come gradimento) e non potevo esimermi dal parlati anche di questo capitolo, che pare non sia l'ultimo.

Premessa: come tu sai a me piace lo stile di Zafon, il suo è un genere che io amo (un pò fantasy, un pò thriller, un pò romantico...) e quindi è più che  probabile che un mio giudizio su una sua opera parta da una valutazione di base "positiva". 

E infatti anche questo romanzo mi ha abbastanza coinvolto e di fatto mi è discretamente piaciuto.

Però...c'è un però

Come a volte succede nelle saghe, i capitoli seguenti non dico già al primo ma magari al secondo cominciano ad essere un pò "stiracchiati", cioè la storia tende a diventare un pò forzata, come se fosse necessario in qualche modo andare avanti.

Ho avvertito un pò questa sensazione leggendo Il prigioniero del cielo, nonostante alla fine mi sia anche piaciuto, come ti ho detto, e nonostante i colpi di scena e le tessere che vanno a trovare il loro giusto posto nel ricomporre il puzzle del passato.

Ritroviamo i personaggi de L'ombra del vento nella Barcellona del 1957, dopo la nascita del bambino di Daniel Sempere e sua moglie Bea, e all'approssimarsi delle nozze del devoto amico Fermin con Bernarda. E ritroviamo anche il David Martin protagonista de Il gioco dell'angelo: in realtà egli ha vissuto per anni rinchiuso in una prigione in cui anche il povero Fermin è stato detenuto e dalla quale è miracolosamente riuscito a fuggire, per poi arrivare a incontrare Daniel e suo padre (incontro avvenuto e narrato ne L'ombra del vento).

Fermin: ecco il vero protagonista di questo terzo romanzo della saga.

L'estroso, originale, leale, tenace, sensibile Fermin sarà colui che svelerà a Daniel tante cose sul conto di sua madre Isabella, di David e anche di se stesso. E lo farà ripercorrendo le vicende degli anni di prigionia, quando ha visto la morte in faccia più volte.

Per me la storia dovrebbe concludersi qui, con il racconto di Fermin e la presa di coscienza di Daniel di quanto è avvenuto. Già questo romanzo è un pò un di più, a mio avviso. Invece il finale lascia ancora in sospeso il lettore, perchè Daniel, non placato da ciò che ha scoperto tramite Fermin, intravede la possibilità di poter fare qualcosa per vendicare il dolore sofferto dalle persone a lui care...e quindi si attende un seguito.

Zafon mi piace, l'ho detto e lo ripeto. Però a questo libro non sono riuscita a dare più di tre stelline su anobii, proprio perchè il mio interesse per la storia è andato un pò scemando.



<<Fermin aggrottò le sopracciglia. Gli diedi il libro che il visitatore aveva acquistao un paio di ore prima. Fermin lo prese ed esaminò la copertina senza capire. "Ma questo non è il Dumas che avevamo nella teca a trentacinque pesetas?" Annuii. "Lo apra alla prima pagina". Fermin fece ciò che gli chiedevo. Quando lesse la dedica, lo colse un improvviso pallore e deglutì. Chiuse gli occhi un istante e poi mi guardò in silenzio. Mi sembrò che fosse invecchiato di cinque anni in cinque secondi.>>


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PS: un grande, grandissimo GRAZIE va all'ideatrice del Venerdì del Libro, la cara Paola (alias HomeMadeMamma) che oggi ha voluto dedicare il suo post del venerdì al mio libro "IL VIAGGIO", che come sai è disponibile su Amazon. Sono davvero contenta, le è molto piaciuto :-)



venerdì 8 marzo 2013

I venerdì del libro (121°): IL GIOCO DELL'ANGELO

Cara Lilli,

il tempo sembra sfuggire di mano, a volte: siamo di nuovo arrivati all'appuntamento del venerdì con la lettura e quindi con l'iniziativa di HomeMadeMamma!

Stavolta voglio parlarti di un libro che ho letto pochi mesi fa, IL GIOCO DELL'ANGELO, che è il secondo del cosiddetto ciclo del Cimitero dei Libri Dimenticati di Carlos Ruiz Zafon.

Per chi come me ha amato moltissimo L'ombra del vento (te ne ho parlato diffusamente QUI), che è il primo di questo ciclo di romanzi, è inevitabile fare subito una sorta di confronto e devo dire che a mio parere Il gioco dell'angelo è un gradino al di sotto del libro che l'ha preceduto, ma comunque mi ha coivolto e mi è piaciuto.

Pur essendo stato pubblicato dopo L'ombra del vento, in realtà Il gioco dell'angelo ne è il prequel, cioè l'antefatto: infatti, è ambientato nella stessa bellissima, misteriosa, affascinante Barcellona però negli anni '20 (anzichè negli anni '40) e ha come protagonista un giovane aspirante scrittore, David Martìn, che scopre di avere un male incurabile che lo condurrà alla morte nel giro di un anno e che per questo e per una grossa delusione d'amore si isola da tutto e da tutti, o quasi.

La trama ha un che di misterioso e anche un pò inquietante, per la presenza di un individuo ambiguo e diabolico, che si manifesta a David sotto le spoglie di un editore pronto a fornirgli le cure per il suo tumore al cervello, garantendogli la guarigione, e anche a scommettere su di lui con un progetto letterario (ma non solo...) molto particolare e pericoloso. Tutto ciò comporterà in realtà la condanna di David ad un legame eterno con quell'individuo, che gli farà il vuoto intorno, provocando perfino la morte di quelli che in qualche modo si frappongono fra lui e la realizzazione dei suoi scopi.

E David man mano scoprirà di non essere il primo a trovarsi in quella assurda situazione e che l'editore ha già commissionato in passato lo stesso progetto...

Un'opera decisamente nello stile di Zafon (che a me piace, nonostante ci sia chi lo tacci di scrivere un pò dei fumettoni), con quell'occhio attento alle descrizioni degli ambienti oltre che dei personaggi che vi si muovono e con dei risvolti tra il thriller e il fantasy, che a mio avviso danno mordente alla storia.

L'aggancio con L'ombra del vento è dato dal fatto che David è amico del vecchio signor Sempere della omonima libreria, che altri non è se non il nonno di Daniel, protagonista del precedente romanzo, il quale lo condurrà nel Cimitero dei libri Dimenticati, dove il lettore ritroverà il custode Isaac, sempre burbero e sarcastico, ma ovviamente più giovane che ne L'ombra del vento.

Altro aggancio importante è la segretaria che David avrà a suo servizio una volta avviata la sua carriera di scrittore e che gli verrà consigliata proprio  dal vecchio Sempere: Isabella, una ragazza forte, intelligente, volitiva, capace di tener testa con fermezza e allo stesso tempo con affetto sincero alle manie e alle stranezze di David, che si scoprirà a fine libro essere la futura madre di Daniel. E che, detto tra parentesi, secondo me ha un carisma maggiore di Cristina, la ragazza amata e persa da David, e finanche di David stesso.

Una motivazione vera e propria per spiegare perchè ho trovato nel complesso questo romanzo un pò meno bello de L'ombra del vento non so darla: è questione di sfumature, di sensazioni personali, di personaggi che fanno più o meno breccia nel mio cuore di lettrice. Daniel ci è entrato dentro fin da subito, ad esempio, mentre David ci ha impiegato un pò di capitoli a farsi voler bene.

Naturalmente ho letto anche il terzo libro della saga, Il prigioniero del Cielo, e te ne parlerò prossimamente ;-)



<< Tutto è racconto, Martìn. Quello che crediamo, quello che conosciamo, quello che ricordiamo e perfino quello che sognamo.>>


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venerdì 5 ottobre 2012

I venerdì del libro (101°): L'OMBRA DEL VENTO

Cara Lilli,

eccoci di nuovo a venerdì e quindi all'amato appuntamento con l'iniziativa di HomeMadeMamma.
 
Sono contenta oggi di parlarti di uno dei libri che mi ha più coinvolto e tenuto incollata alle sue pagine (metaforicamente parlando, perchè ce l'ho in versione ebook sul kindle) tra quelli letti negli ultimi anni, cioè L'OMBRA DEL VENTO, di Carlos Ruiz Zafon. Era il libro di settembre del Gruppo di Lettura Bryce's House.

Sicuramente è un romanzo molto conosciuto, è stato un grandissimo successo editoriale.

Dello stesso autore avevo letto già Marina (sempre seguendo il GdL Bryce's House) e mi era piaciuto, ma non c'è dubbio che questo l'ho preferito e l'ho trovato ancora più completo e articolato, anche se a ben vedere lo stile e la costruzione della storia non sono poi tanto differenti.

L'Ombra del Vento è un ennesimo libro che parla di libri (come La Storia infinita o Cuore d'Inchiostro, ad esempio) e già questo basterebbe a farmelo piacere ;-) e lo fa in modo davvero originale, con la creazione estremamente affascinante del Cimitero dei Libri Dimenticati, in cui il giovane protagonista Daniel Sempere viene condotto dal padre e dove trova un libro che segnerà la sua intera esistenza in modo drammatico ("L'ombra del Vento", da cui il titolo del romanzo di Zafon).

La storia di Daniel si intreccia con quella di Julian Carax, autore di questo libro da lui "adottato", uno scrittore semisconosciuto, scomparso nel nulla, avvolto nel mistero.

In un'atmosfera grigia (non solo perchè sovente piove, ma anche per il clima di paura che serpeggia sotto la dittatuta di Franco, tra guerra civile e sommosse) e tra strade e vicoli di una Barcellona tutta da scoprire (così come in Marina), Daniel abbandona l'adolescenza e si scontra con realtà dure, difficili, che lo mettono alla prova fino allo stremo.

La cura e la bellezza dei personaggi che accompagnano Daniel, come il meraviglioso, poliedrico, inimitabile Fermin, un barbone dal passato tragico, che diviene un amico fraterno e un aiuto prezioso per il giovane protagonista, è un punto in più a favore di Zafon.

Mi rendo conto che forse non siamo di fronte ad un capolavoro assoluto della letteratura, c'è chi storce un pò il naso dicendo che Zafon sfrutta le sue doti di scrittore coinvolgente per proporre storie un pò "fumettoni"...ma fatto sta che io sono stata rapita da questo libro e continuavo a pensare ai personaggi e agli eventi che stavano svolgendosi pagina dopo pagina anche mentre facevo altre cose durante i (pochissimi) giorni in cui ho iniziato e terminato il libro (diciamo pure che l'ho divorato!!!). 

Non aggiungo moltro altro, Lilli, mi sono già dilungata. Voglio solo dirti che "L'Ombra del Vento" è il primo di una trilogia di romanzi: infatti, si parla di una vera e propria saga del Cimitero dei Libri Dimenticati, comprendente anche "Il gioco dell'angelo" e "Il prigioniero del cielo", che io ovviamente ho già sul kindle e che leggerò a breve ;-)


 


<<Mi abbandonai a quell'incantesimo fino a quando la brezza dell'alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull'ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.>>



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venerdì 24 febbraio 2012

I venerdì del libro (73°): MARINA

Cara Lilli,

venerdì scorso ho saltato per motivi di poco tempo a disposizione la mia partecipazione all'iniziativa promossa da HomeMadeMamma, ma riprendo subito oggi con una proposta interessante: "MARINA" di Carlos Ruiz Zafon, che ho da poco finito di leggere insieme al Gruppo di Lettura Bryce's House.

E' stato il mio primo approccio a Zafon e ne sono rimasta positivamente colpita, tanto che leggerò certamente altre sue opere.

Innanzitutto devo dire che ho riscontrato una somiglianza del suo stile con quello di Michael Ende (anche qui, si...lo so, sarò ripetitiva ma in effetti amo moltissimo questo genere e questo stile, lo avrai capito!!).

Il protagonista è un adolescente, Oscar, che studia in un collegio a Barcellona e che in modo rocambolesco e un pò surreale fa la conoscenza di Marina, una sua coetanea, che vive in una vecchia casa dall'aspetto alquanto inquietante con suo padre German, un ex pittore.

Il personaggio di Marina, questa ragazza fuori dal comune, che vive in modo fuori dal comune e aggiungerei anche quasi fuori dal tempo, non può non affascinare. Quindi mi metto nei panni di Oscar e comprendo perchè lui si senta attirato da lei, dalla sua casa così particolare e anche da suo padre così "fossilizzato" nel passato.

La storia consiste in un intreccio di misteri che si accalcano intorno al nostro Oscar: da un lato il ragazzo deve districarsi insieme a Marina nella risoluzione di un vecchio caso poliziesco legato ad un uomo di nome Kolvenik, un geniale inventore di protesi meccaniche (braccia, gambe, mani), tra mille pericoli alcuni dei quali non hanno volto e sono quasi incredibili; dall'altro lato però è proprio la sua Marina a rappresentare un punto interrogativo, perchè Oscar deve comunque ancora scoprire cosa davvero succede nella casa dei suoi nuovi amici, cosa si cela dietro le stranezze  della loro famiglia.
Barcellona più che un mero sfondo è co-protagonista della storia in qualche modo: dai tratti gotici, descritta quasi come una persona, "vissuta"...senz'altro amata da Zafon, lo si comprende benissimo.
Ho apprezzato molto che la voce narrante sia quella del protagonista, Oscar, che rivive per il lettore le vicende 15 anni dopo il loro accadimento: questa scelta dà modo, a parer mio, di sentirsi più coinvolti nella storia.
E la storia in definitiva è avvincente, ma anche pervasa da un dolore di fondo e da una vena di triste malinconia che ha lasciato un segno nel mio animo già incline alla nostalgia cronica.
Un unico "appunto" (dettato dal mio gusto personale) che faccio all'autore è che la narrazione in alcuni tratti ha dei risvolti un pò troppo horror, con minuziosità di particolari che magari avrei preferito non fossero presenti... Fifona come sono, se invece di un libro si fosse trattato di un film, avrei tenuto gli occhi chiusi in quelle scene cruente, lo confesso!!


Marina

Dal prologo: 
<<Non sapevo ancora che, prima o poi, l'oceano del tempo ci restituisce i ricordi che vi seppelliamo. [...] Tutti custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima. Questo è il mio.>>

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