AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

Visualizzazione post con etichetta io. Mostra tutti i post
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lunedì 7 dicembre 2020

Luna

Cara Lilli,

a volte ci penso e mi vien da sorridere. Che di sorridere in questo periodo, poi, ce n'è bisogno. 

Ci penso, a quando avevo 7 anni da compiere di lì a breve e in quell'estate del 1980, al mare in vacanza a San Marco di Castellabate, ascoltavo trepidante con mio fratello e i miei cugini la hit parade alla radio, per scoprire se la nostra canzone preferita fosse in vetta alla classifica...

E c'è stata per settimane, con noi che strillavamo esultanti e la cantavamo a squarciagola!

Io, che amavo le canzoni dello Zecchino d'oro, allo stesso tempo ascoltavo anche musica più da grandi, avendo un fratello adolescente che per di più suonava il pianoforte e cantava.

E sorrido, ti dicevo, nel ripensarci. Non solo perchè sono ricordi bellissimi per me, ma anche perchè in quei ricordi, in quella scena di me bambina che in spiaggia canto a squarciagola "Lunaaaaa!" ci sono le radici di ciò che accade oggi sotto i miei occhi.

Perchè se oggi c'è il mio monello che si impegna con tutta la buona volontà e con sforzo nello scandire le parole per farsi comprendere da Alexa (Echo dot), chiedendo: "Riproduci Luna di Gianni Togni" (non così ben scandito, eh! ma ci prova e a volte ci riesce... e mi commuove) è perchè la ama così come la amo io, come l'ho amata da quell'agosto del 1980 in spiaggia. E come la ama anche la monella, va senza dire!

E l'amore per Gianni Togni mi ha accompagnato sempre, con mio fratello abbiamo seguito ogni passo della sua carriera e quante volte ci siamo detti che, a parte alcuni grandi successi specie dei primi anni '80, non è stato abbastanza conosciuto e apprezzato. 

Ci sono piccole perle, come le chiamo io, canzoni per lo più sconosciute al grande pubblico ma che io, come i fan più affezionati, so a memoria e mi sento fortunata. E' questa la sensazione, sì. E mi piace. E oggi quelle canzoni le conoscono anche i miei monelli, perchè le hanno ascoltate con me fin da piccini.

Potrei essere denunciata per aver plagiato le menti di due innocenti creature, mi sa!! Ma non me ne pento affatto, giammai ;) :D



venerdì 26 giugno 2020

Lucciole

Cara Lilli,

com'è vero che basta poco, un solo istante a volte, perché riaffiorino ricordi, immagini, sensazioni.

Qualche sera fa, sul tardi, stavo chiudendo le imposte esterne del balcone del soggiorno e con la coda dell'occhio ho visto un luccichio nel buio.

Mi sono girata a guardare meglio. Rieccolo.

E poi di nuovo e ancora. 

Un puntino luminoso intermittente nel buio, a poca distanza da me.

Da quanto,  quanto tempo non vedevo una lucciola, Lilli? Tanto. Troppo. Eppure vivo un po' fuori dal centro abitato, intorno ho alberi, campi, spazi aperti.

Eppure. Quanto tempo? 14 anni, Lilli. Incredibile, ma vero.

È stato un attimo e sono tornata indietro, a quell'agosto diverso da tutti gli altri. A quell'agosto in cui io e il mio amore iniziavano la nostra vita insieme. Tornati dalla nostra luna di miele, da quel viaggio che mai e poi mai avremmo dimenticato e lo sapevamo ed è stato così infatti.

Quell'agosto in cui rientravamo la sera io e lui, dopo una passeggiata, una pizza con gli amici o da soli, mano nella mano, che c'era un pochino di fresco tipico delle sere estive delle nostre zone, l'aria era pulita... 

In quel piccolo parco del paesino dov'era la casa in cui abbiamo abitato un unico anno, il primo anno di noi, c'erano angoli verdi che si illuminavano a intermittenza. Piccoli angoli luccicanti qua e là,  lungo il percorso verso il  cancelletto di casa.

Un incanto.

Incredibile, ma vero. Da allora non avevo più visto una lucciola. 

Capirai allora, Lilli, che meraviglia sia stata per me l'altra sera alzare gli occhi e vederla lì. Solitaria, ma comunque incantevole.

E poi via, ancora più indietro nel tempo... alle estati al mare dei miei anni piccoli, specie in Calabria, a inseguire quei puntini scintillanti, quasi come fossero fatine...

martedì 26 maggio 2020

La cassetta delle lettere

Cara Lilli,

ricordo quando era assolutamente normale per me dare uno sguardo alla cassetta delle lettere, non dico tutti i giorni ma quasi.

Ricordo me ragazzina e adolescente, soprattutto. Ma anche giovane donna, per un po'.

Avevo corrispondenze molto fitte con amiche e amici, per lo più conosciuti al mare in vacanza, ma non solo. Sono sempre stata una grafomane, chi può saperlo meglio di te? ;)

E la stragrande maggioranza di quelle missive, pensa tu, ce le ho ancora e le conservo gelosamente. Sono parte della mia storia. Ci sono amicizie che negli anni si sono perse, purtroppo. Ma ce ne sono alcune che ancora oggi durano, per fortuna! E che intrattengo attraverso canali più moderni, come posta elettronica, sms e Whatsapp.

Ma... vuoi  mettere il fascino, la bellezza delle lettere cartacee? 

Vuoi mettere cos'era vivere l'attesa, nell'intervallo tra una lettera spedita e una da ricevere... la corsa a vedere se era passato il postino... la delusione, a volte, di trovare la cassetta vuota... la gioia, invece, di trovare una busta da aprire... riconoscere la grafia prima ancora di leggere il mittente e poi quell'attimo di incertezza pensando se era meglio aprire subito, lì nell'androne del palazzo, o se era più bello aspettare qualche istante, salire in casa, sentendo crescere la curiosità e l'emozione di sapere cosa c'era scritto...

Mi manca, tutto questo. Sono un'inguaribile nostalgica, anche se poi non posso e non voglio negare che io apprezzi per tanti versi anche le nuove possibilità che la tecnologia ci dà oggi.

Immagina, quindi, la sorpresa che ho provato l'altra sera quando mio marito tornando dal lavoro è entrato in casa con in mano una lettera.  

Una lettera di carta. 

Non era nè una bolletta nè una pubblicità, che sono praticamente le sole cose che adesso arrivano nella nostra cassetta della posta. Era proprio una lettera.

Riceverla (e leggerla, ovviamente) è stato bellissimo. La persona che l'ha scritta e spedita, indirizzandola a me e mio marito insieme, ci ha fatto un dono speciale davvero. E' una delle persone più care in assoluto che abbiamo nella nostra vita e sa che io, in particolare, amo le sorprese così, per cui non poteva avere idea migliore di questa per dirci quanto bene ci vuole.

Le lettere di carta... che meravigliosa, unica, insostituibile invenzione.


martedì 19 maggio 2020

Acquisti online

Cara Lilli,

in queste settimane scorse si sa che sono aumentati gli acquisti online, a causa del lockdown.

In famiglia non tanto io quanto mio marito fa ordini su internet da anni regolarmente, specie per ciò che riguarda teconolgia e sport, quindi sono ben abituata a vedere andare e venire corrieri che consegnano pacchi.

Sul finire del 2005, però, ero ancora a casa dei miei genitori e pur avendo il pc e internet, non avevo mai fatto un acquisto online in prima persona. 

Quando mi decisi a provare quest'ebrezza lo feci diciamo con circospezione, iniziando da un acquisto piccino, semplice, nient'affatto importante: l'abito da sposa :D

E già, Lilli. Un esordio col botto, il mio!

A luglio del 2006 dovevo sposarmi, ma se c'è una cosa che non ho mai potuto digerire è la somma esorbitante che si spende per organizzare un matrimonio. E non che non mi piacciano le cose fatte per bene, gradevoli, che diano soddisfazione, che rendano concreti i desideri, che restino nel cuore per sempre. Solo trovo assurdo che ci sia chi addirittura si indebita ( e se anche non si arriva a questo, comunque spende tantissimo) per un pranzo o una cena di nozze nel locale più "in", per le bomboniere esclusive... e per l'abito da sposa.

Mia opinione, eh.

Già nei mesi precedenti avevo fatto una capatina in un negozio di abiti da sposa ma i prezzi mi avevano scoraggiato; avevo visto su appuntamento anche due sarte amiche di mie amiche e quindi che mi avrebbero trattato con un occhio di riguardo per un abito da sposa su misura.

I miei genitori mi avevano detto che, a meno ovviamente di cifre da capogiro, sarebbero stati felici se io avessi trovato l'abito che desideravo pur se un po' costoso. Ma a me proprio non scendeva giù di fargli spendere tanto.

Fu a quel punto che, su suggerimento della moglie di mio fratello, iniziai a farmi un giro su Ebay. E mi trovai di fronte a così tanti abiti da sposa, di ogni foggia, marca, modello, colore.... che mi girava la testa! Nuovi o usati, dall'Italia o dall'estero. C'era da perdersi. 

Ad un tratto, dopo qualche giorno di ricerca, l'occhio mi cadde su un abito. Nuovo con etichetta, della Pronovias, ma della collezione precedente. Quindi in qualche modo già vecchio, sorpassato, secondo loro (ma a me non poteva fregare di meno di che collezione fosse). Messo all'asta da un venditore italiano. 

Color avorio, come piaceva a me. Con spalline larghe e scollo quadrato, proprio come piaceva a me. Con corpetto decorato non eccessivamente e la parte di sotto invece semplice e liscia, leggermente svasata, con giusto un accenno di strascico, come avrei voluto io. Taglia 44, la mia.

Base d'asta: 230 euro.

Mi soffermai a vedere la tabella delle misure, perchè al di là della taglia meglio vedere proprio in cm che dati forniva il venditore. Erano assolutamente compatibili con le mie misure.

Decisi di provare a fare un offerta, senza dirlo a nessuno. Poi ci ripensai e lo dissi a mia madre, la quale lo venne a vedere in foto, davanti, di dietro, i particolari... e come me restò colpita positivamente. Non credevo sinceramente che mi avrebbe però appoggiata in questa cosa, alla fine. E invece mi disse: "E che cosa aspetti? Non lo diciamo a nessuno, neppure a papà per adesso. Resta un segreto tra noi due. Se ti piace tanto e vuoi provare... prova. Male che vada, se non ti sta bene, se da vicino scopri che non è di buona fattura o peggio ancora se è una fregatura proprio e non potessimo avere rimborsi, se pure dovessimo perdere i soldi la cifra è comunque contenuta."

Allora mi decisi: feci l'offerta di 250 euro. E il giorno dopo scoprii di aver vinto l'asta.

Non ti dico l'emozione quando il corriere a distanza di pochi altri giorni mi consegnò il pacco! Ma anche non ti dico l'ansia: lo vidi così piccoletto e mi sembrò così leggero che, ti giuro, per un momento pensai che fosse vuoto o che ci avrei trovato dentro della carta o del polistirolo :D

Ma per fortuna tutto era come doveva essere. Lo provai alla velocità della luce e credimi se ti dico che sembrava essere stato cucito su misura per me. Non un aggiusto da fare, non un millimetro da allargare o stringere. E così fu fino al 17 luglio 2006, quando raggiante come mai lo indossai per andare in sposa all'uomo della mia vita.


Foto privata - vietata la riproduzione


Foto privata - vietata la riproduzione


PS: il velo me lo prestò una delle mie innumerevoli cugine, era il suo e lo aveva prestato già ad un'altra cugina prima di me e l'ha prestato anche ad un'altra dopo di me.... una sorta di tradizione di famiglia, insomma! E, incredibile a dirsi, sembrava essere stato fatto per essere abbinato al mio abito, per foggia e per sfumature di colore del merletto :)))

PS2: sappi, Lilli, che a tutt'oggi sono pochissime le persone a conoscenza di come e dove io abbia acquistato l'abito da sposa... per cui, acqua in bocca ;) :D

lunedì 11 maggio 2020

#Paginediparoleperdute

Cara Lilli,

oggi voglio rispondere all'invito fatto da Pia sul suo blog a scrivere di lunedì...

...<<lettere, messaggi, parole, poesie da spedire o già scritte e mai mandate, per imbarazzo o perché non si è più ritenuta la necessità, o ricevute da qualcuno che voi vogliate indicare o meno. 
Ma anche cose che avete dimenticato e che appartengono al passato o dediche da fare ora, verso chi vi sta più a cuore>>

Il logo e l'hastag scelti da Pia sono questi: 


Tra scrivere qualcosa in un commento lì da lei o pubblicare un post ad hoc sul proprio blog, io ho scelto la seconda opzione e questo lunedì ho ripescato un mio vecchio post che sembra scritto apposta per questa iniziativa di Pia. E te lo ripropongo con emozione grande...


mercoledì 11 aprile 2012
Uno scritto trovato per caso lì dove il tempo si è fermato

Cara Lilli,
permettimi di copiarti uno scritto trovato per caso cercando dei documenti, lì dove il tempo si è fermato. Si tratta di non molte righe, scritte su un mezzo foglio riciclato, anche un po’ strappato male lungo il bordo.
E' stato un tuffo al cuore trovarmelo tra le mani e leggerlo. Mi ha emozionato e commosso. Risale al periodo della mia prima gravidanza, quando ancora non si sapeva il sesso della creatura che portavo in grembo (la monella).
La scrittura è segnata dalla malattia e dal tremore incontrollabile della mano, ma è chiaramente una scrittura a me tanto cara, quella di mia madre...

19 marzo 2007, San Giuseppe - ore 06,30
Il Signore mi consente, dopo parecchio tempo - vari mesi - di scrivere qualcosa...
All'alba, nei giorni scorsi, mi ha accolto il canto armonioso di alcuni uccelli (non so il loro nome) che conversano tra di loro... Mi viene da pensare che lodino il Creatore per il nuovo giorno.. Non può essere che questo il tema perché penetra direttamente nell'anima portandovi letizia...
Intanto all'orizzonte di fronte a me una fascia gialla prende gradatamente colore più intenso, di annuncio del sole, e consola...
Il primo moto è quello di ringraziare per questo balsamo sulle ferite che continuo a portare. E' tempo di sofferenza per tutta l'umanità: occorre accettare e offrire, per non far perdere le grazie legate al dolore accettato e offerto... Il resto lo fa Dio e di certo è dosato secondo le spalle di ognuno. La forza necessaria ci è data nell'attimo presente - né prima né dopo. E tutto si alleggerisce...
Chiedo a San Giuseppe una protezione speciale per tutta la mia famiglia e per ognuno dei miei cari, a partire dal più inerme: il bimbo di Maristella! Perché porti ai suoi genitori la gioia della vita che ancora il Signore dona a chi gliela chiede, gratuitamente.
Intanto un po’ di grigio ha smorzato la luce gialla, ma io l'ho vista e so che è là, in attesa di illuminare chiunque guarda con gli occhi della Fede...

Oggi è giusto un anno che sei partita per il Cielo, mammina mia.
Mi manchi sempre, ogni giorno.
Saresti orgogliosa dei progressi fatti dalla monella...ed io pagherei per sentirti chiamare "nonna Bia" da lei, ora che è in grado di farlo.
Saresti orgogliosa del monellino, che appena appena hai conosciuto, che oramai cammina...e io pagherei per vederlo venirti incontro nel lungo corridoio di casa tua con le braccine spalancate.
Ma tanto lo so che tu ci guardi da Lassù, insieme a papà. Ci credo, perché quella luce di cui tu parlavi l'ho vista anche io in tante albe e so che è là anche se a volte il grigio sembra smorzarla...

mercoledì 25 marzo 2020

#NOIRESTIAMOACASA - #ANDRATUTTOBENE

Cara Lilli,

ricordi quando ero tutta presa dalle corse qua e là, dagli orari incastrati per star dietro a tutto fuori e dentro casa, specie per ciò che riguardava i miei monelli con tutte le loro attività scolastiche, extrascolastiche, terapeutiche, sportive e via dicendo?

Era un tempo che mi sembra così lontano, ma se guardi il calendario non lo è poi molto. Sono io che lo percepisco così.... come se il tempo attuale si fosse dilatato, in modo da farmi apparire lontanissimo quello che era prima.

Prima, sì. Perchè per tutti noi che nel mondo lo stiamo vivendo questo momento, per tutti noi che ci siamo dentro, ci sarà per sempre un prima e un dopo la pandemia del 2020. Come per quelli che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, tanto per citare un evento epocale e universale che sia più prossimo seppur lontano da oggi.

E dire che qui, in Irpinia, fino ad adesso ce ne stiamo rendendo conto ancora relativamente, in confronto a ciò che  si sente e si vede nei TG che quotidianamente ci fanno fare un bagno di cruda realtà e ci sgomentano.

Ma ci siamo dentro, comunque. E comunque dobbiamo starci e poi man mano venirne fuori.

Ci sono dentro io, c'è dentro mio marito, ci sono dentro i monelli. Soprattutto loro, che, come tutti i bambini e ragazzini, non hanno neanche la possibilità data ai più grandi di uscire pur se pur poco, pur se solo per comprovata necessità.

Loro al lavoro, a fare la spesa o in farmacia mica ci vanno.

E se quel minimo di sfogo nel cortile sotto casa fino al cancello, senza uscire in strada perchè c'è il divieto di passeggiare, c'è stato nei giorni della scorsa settimana con temperature primaverili, dall'altroieri neppure quello. Fa un freddo da inverno pieno. Con la neve, per giunta.

Fiocca anche ora, mentre ti sto scrivendo, Lilli. Non si sta posando a terra, almeno non per adesso, ma credimi che fa freddo sul serio!

Però. C'è sempre un però. Sembra assurdo cercare del positivo in una situazione che drammatica (a livello nazionale e internazionale) è dir poco, però io sto vedendo come i miei monelli stanno vivendo questa nuova quotidianità, senza frenesie nè comportamenti ingestibili.

Non è facile, non posso dire che lo sia, tenerli in casa e non farli agitare o innervosire. Ma per certi versi è sorprendente come ci sia stato una sorta di adattamento che non avrei immaginato.

La monella, più grandicella e più consapevole, ha compreso a modo suo cosa sta succedendo. Non ha l'esatta percezione della realtà, ci sono cose che restano ancora troppo astratte per lei, ma comunque ciò che so è che la vedo collaborativa, più autonoma, diligente nei compiti da svolgere, tutta presa dalla didattica a distanza e dalle lunghe videochiamate quotidiane con la sua professoressa di sostegno. E vedessi come sta diventando pratica nell'uso del pc, lei che non è mai stata attirata dalla tecnologia! 

Il monello, che al contrario fin da piccolissimo ha mostrato una naturale predisposizione per tutto ciò che è tecnologico, adesso invece sta imparando a dare spazio maggiormente ai compiti da svolgere con carta e penna, con gli assegni che la sua maestra di sostegno mi manda su whatsapp e che io poi metto per iscritto sul quadernone: esercizi di vario genere, per non fargli perdere  nulla, per consolidare le conquiste fatte ultimamente come le addizioni a due cifre, le sottrazioni, le letture e i dettati infarciti di parole accentate o con le doppie o con gruppi consonantici, la conoscenza delle figure geometriche e anche di paroline in inglese!

Lui non sa bene cosa sta accadendo là fuori. Gliel'ho spiegato più semplicemente possibile, anche con l'aiuto di storie illustrate che ho trovato su internet, ma non so cosa abbia compreso davvero. Però ha capito che si deve stare a casa, che bisogna avere pazienza. Che a scuola, al centro di riabilitazione, in piscina, alle feste degli amichetti, in pizzeria o a fare la passeggiata non si può andare.

Ridono, i miei monelli, cara Lilli. Ridono insieme di là, mentre io ti scrivo. E questo è bellissimo, perchè già giocavano e facevano cose insieme abbastanza ma in queste ultime settimane stanno relazionandosi tra di loro sempre più, sempre meglio. Questa cosa è un frutto positivo che si porteranno poi dietro anche dopo, ne sono certa, quando tutto questo pandemonio sarà passato.

Perchè passerà. E sarà bellissimo.

Intanto #NOIRESTIAMOACASA  

#ANDRATUTTOBENE





domenica 15 dicembre 2019

Le emozioni nei ricordi

Cara Lilli, 

alcuni giorni fa Pia sul suo blog ha invitato tutti noi suoi amici a postare una fotografia, vecchia o nuova, e ad esprimere le emozioni che ci suscita.

Ho deciso di partecipare perchè tu lo sai che le emozioni e i ricordi sono parte integrante del mio fare blogging e spero che altri amici vorranno unirsi a Pia in questo meme.

Ho pensato al fatto che io per scelta non pubblico mai foto mie o dei miei familiari, ma questa che ho deciso di mostrarti (e che poi in effetti avevo già mostrato anni fa) ritrae non persone intere, ma solo una parte: due mani intrecciate.


FOTO PRIVATA - RIPRODUZIONE VIETATA


In questo scatto, fatto da un amico,  si vede la mia mano intrecciata a quella del mio amore il giorno del nostro matrimonio. Lui (l'amico) disse che gli era piaciuto che noi ci fossimo tenuti la mano così per praticamente tutto il tempo della cerimonia religiosa e volle fare una foto particolare.

Guardare adesso questa immagine, a più di 13 anni di distanza, mi suscita ancora grande emozione. E non soltanto perchè è "tratta" da un giorno indimenticabile, colmo di gioia, di stupore, di amore, di condivisione.

Mi suscita emozione perchè io guardo le nostre mani intrecciate e vedo il nucleo di tutto. Di tutto ciò che è venuto in seguito. 

Guardo quelle mani e vedo la prima casa dove abbiamo abitato insieme, che aveva dei lati scomodi (e infatti l'abbiamo lasciata presto) ma che ci ha accolto al rientro dalla luna di miele e dove i nostri genitori e fratelli ci hanno fatto una sorpresa bellissima.

Guardo quelle mani e vedo la casa dove abitiamo da più di 12 anni, che pure non è perfetta, che non è nostra, che avrebbe bisogno di una stanza in più, che disperde il calore alla velocità della luce, ma che ha visto e vede la nostra quotidianità di famiglia. Ha visto e vede la nostra vita.

Soprattutto, guardo quelle mani e vedo la monella e il monello, frutto dell'amore che unisce me e mio marito. I nostri monelli, con la loro unicità. E con i loro percorsi, che ci portano in giro esplorando le tante possibilità e le variabili che ci sono lungo la strada.

Incredibile ma vero: tutto è lì, intrecciato

venerdì 8 novembre 2019

Cara R.

Cara Lilli, 

per una volta permettimi di scrivere una lettera diversa dal solito...

"Cara R.,

oggi è stata la prima volta che di venerdì siamo venuti al centro di riabilitazione alle 15 e, mentre il monello faceva regolarmente la sua ora di psicomotricità, la monella è rimasta in sala d'attesa con me. 

E' la prima volta che è successo non perchè tu fossi in malattia o assente per un permesso di altro genere, nè per un cambio di orario.

Tu eri lì, al centro. Ma la monella non ha fatto terapia con te perchè tu da oggi, ufficialmente, non sei più una sua terapista. 

Dopo quasi 9 anni e mezzo, non sei più una sua terapista.

E' arrivato quel giorno. Quel giorno che già da un paio di anni era presente nei nostri discorsi, velatamente prima, poi più concretamente man mano. Il giorno in cui la monella ha concluso il suo percorso con te. 

Con te, che l'hai vista piccina a 2 anni e 10 mesi, che hai visto le sue guanciotte paffute e i suoi grandi occhi quando erano azzurri, prima che poi pian piano cambiassero in grigio-verdi. Che hai compreso i suoi sguardi, i suoi gesti, il suo lamento di sottofondo che accompagnava il dondolio tipico di quasi tutti i bambini con un disturbo dello spettro autistico, il solo suono che lei era capace di articolare allora.

Con te, che hai gestito e sopportato le sue urla, i pianti dirotti, che l'hai vista gettarsi a terra e dibattersi disperata, che dovevi chiudere a chiave la porta della stanza per evitare che qualcuno entrasse perchè se mai per qualche motivo ciò accadeva lei andava in agitazione così tanto da non essere più capace di riprendere la terapia.

Con te, che hai seguito la sua crescita, l'inizio della scuola dell'infanzia, poi il passaggio alle elementari, poi ancora alle medie. Che ci sei stata ad ogni passo, ad ogni difficoltà, ad ogni successo.

Con te, che hai ascoltato le sue prime parole, quando aveva 4 anni e mezzo ed è uscita da un mutismo che sembrava inscalfibile, che l'hai spronata e applaudita mentre finalmente toglieva il pannolino, a 5 anni compiuti, che l'hai guardata iniziare a leggere e scrivere, prima solo in stampatello, fino ai 9 anni, poi anche in corsivo, un'altra conquista contro la sua grande difficoltà nella motricità fine.

Con te, che tante volte in questi anni sei uscita dalla stanza con lei, a fine ora, e mi hai detto "Siamo in guerra!", perchè era iniziato un periodo in cui dovevi riuscire a farle raggiungere un obiettivo e sapevi di dover lottare per ottenere qualcosa, con le giuste strategie in terapia. E che poi, puntualmente, dopo un certo periodo di tempo, sei uscita e sorridendo mi hai detto "Siamo in tregua adesso!", perchè una battaglia era vinta ma già sapevi che ce ne sarebbero state altre da fare per raggiungere altri obiettivi.

E sì che ce ne sono stati di obiettivi raggiunti! 

Con te, che sei sempre stata disponibile, non solo al centro in orario di terapia, ma anche fuori, al telefono, via messaggi o a voce proprio. Di giorno e di sera, di sabato e di domenica. Che hai sempre parlato chiaro con me, che mi hai reso partecipe di ogni passaggio, che ti sei sempre voluta confrontare, che mi hai sostenuto nei momenti delicati e hai gioito insieme a me in quelli più belli.

Con te, che mi hai sempre espresso la tua stima, che mi hai chiesto a tua volta sostegno quando ci sono state da fare battaglie sindacali per la sopravvivenza del centro di riabilitazione , sostegno che io ti ho sempre dato di slancio, stando al tuo fianco nelle manifestazioni, negli scioperi, cercando di mediare tra diversi gruppi all'interno stesso del centro.

Con te, che per la monella sei stata un punto di riferimento, una certezza incrollabile. Che sei stata e che sarai. Perchè lei, la monella, ha voluto che metteste per iscritto il vostro "patto" di amicizia, con l'impegno a continuare a vedervi sia al centro stesso quando verremo per le altre sue terapie, che continueranno, e per le terapie del monello, sia al di fuori e di sentirvi al telefono e messaggiarvi. Un patto con tanto di data e firme di entrambe voi in calce.  

Con te, a cui anche io ho dedicato un pensiero il giorno dell'ultima terapia, mercoledì scorso, sempre con data e firma in calce, perchè ha detto la monella che "Anche la mamma ti vuole bene e perciò deve scriverlo!".

Con te, che sei stata così preziosa per la monella, per me, per la nostra famiglia tutta.

E pensare che la prima volta che ti ho visto, nell'inverno 2009/2010, mentre la monella faceva il suo primissimo semestre di psicomotricità con un'altra terapista, ebbi l'impressione di una donna molto distaccata, dai modi un po' bruschi, poco sorridente e poco empatica. E mentre ti guardavo accompagnare un tuo piccolo paziente dalla sua mamma mi dissi "Meno male che non è lei la terapista della mia monella!".

Invece poi lo sei diventata, come un fulmine a ciel sereno, a giugno del 2010 per motivi di organizzazione interna del centro. E lo sei rimasta fino a ieri.

Incontrarti è stata la nostra grande, immensa fortuna!

Perchè man mano ti sei rivelata per come sei veramente: professionale, preparatissima, determinata, comunicativa, propositiva, intelligente, sensibile. Hai svelato una tenerezza insospettabile che, unita alla fermezza, ha fatto sì che il tuo rapporto con la monella diventasse saldo, profondo, speciale.

Hai ammesso, con gli occhi lucidi, che anche per te questo è un distacco difficile. Perchè tutti i tuoi bambini sono speciali, tu lo hai sempre detto. Ma lei è la tua monella. E non c'è altro da aggiungere.

Grazie di tutto, R. carissima. 

GRAZIE DI CUORE."

sabato 19 ottobre 2019

Visto, finito e visto daccapo.

Cara Lilli,

oggi stavo ripensando a vari film che sarei felice di rivedere. Si tratta di pellicole che mi sono piaciute ma che non vedo da parecchio tempo.

Io sono solita riguardare di tanto in tanto i film che amo, il che non è poi una cosa strana perchè lo facciamo un po' tutti, no? E' come ritrovare vecchi amici, sentirsi a casa. Perchè anche un film può essere "casa" e te ne ho scritto un po' di anni fa, ricordi?

E pensa che ti ripensa, ho realizzato che ci sono film che ho visto tante, anche tantissime volte, ma che ce n'è uno solo, uno solo in vita mia che ho visto due volte di seguito.

Nel senso che è iniziato, l'ho guardato tutto fino alla fine e, nel giro di pochi minuti, l'ho rimesso daccapo e l'ho rivisto tutto quanto. 

Questo film è FUGA PER LA VITTORIA di John Houston, datato 1981.

Era una sera dell'inverno del 1987 (ricordo con precisione l'anno perchè è stato allora che papà comprò il primo videoregistratore e quello era uno dei  primi film che registravamo), io avevo 13 anni e mezzo. Mio fratello doveva uscire con degli amici e mi lasciò l'incarico di registragli questo film che davano in TV. 

Non lo avevamo mai visto, nè io nè lui. 

Lo trasmettevano su una rete commerciale, per cui era inframezzato da parecchi intervalli pubblicitari. Lo guardai tutto, dal primo all'ultimo minuto, per poter staccare e riattaccare la registrazione al momento delle pubblicità.

Mi piacque. Anzi, di più. Mi appassionò. Complice anche il fatto che io stavo in quel periodo scoprendo in me un amore sviscerato per il calcio [e per un allora giovanissimo Paolo Maldini.... ma questa è un'altra storia ;) ], fui così presa da quella storia che, quando mio fratello rientrò che era appena finito il film, lo convinsi a vederlo quella sera stessa, pur se era ormai molto tardi. E io lo rividi con lui, daccapo, fino al termine.

Quella notte dormii un paio di ore in meno, ma non me ne pentii affatto :)

Non è un capolavoro, ne sono consapevole. Forse è anche un po' retorico e sfrutta dei luoghi comuni, come ha scritto il critico Morandini, citato sul sito Mymovies. Ma un film può avere tanti motivi per entrare nel cuore e per restarci. Al di là dell'essere o meno un capolavoro, appunto.

Per chi non sapesse di cosa sto parlando...


 “Seconda guerra mondiale. In un campo di prigionia tedesco, un gruppo di detenuti allenati da John Colby, famoso giocatore della nazionale inglese, viene sfidato da un ufficiale delle truppe naziste, il Maggiore Karl Von Steiner, a giocare una partita di calcio fra prigionieri alleati e soldati tedeschi. L'idea di una sfida sportiva fra fronti in guerra piace molto ai gerarchi nazisti, che decidono di far giocare la partita in un importante stadio della Parigi occupata e di renderla un grande evento di propaganda. Quando gli uomini interni al campo che lavorano segretamente con le forze della Resistenza francese vengono a sapere dell'evento, iniziano a pianificare, con l'aiuto della rude spia canadese Robert Hatch, un grande piano di fuga.” (fonte www.mymovies.it)


Sylvester Stallone, che pure io non amo solitamente come attore, Michael Cane e Max Von Sydow, con l'apporto del grande Pelè e di altri calciatori professionisti mi hanno fatto amare questa storia. Mi hanno fatto emozionare, come se alla fine ci fossi stata anche io lì, in campo a Parigi, a giocare quella che non è una partita di calcio ma una sfida per la libertà.

E ancora oggi, nel rivedere le immagini del finale, mi riscopro sulle spine, partecipe, fiera di essere dalla parte degli Alleati...




ALLERTA SPOILER!!!

Quando il portiere della squadra degli Alleati para il rigore (fasullo) che avrebbe dato al vittoria ai tedeschi io esulto immancabilmente come se vedessi la scena per la prima volta! 

Perchè quello che sulla carta è solo un pareggio, è stato ottenuto lottando in campo con le unghie e con i denti ed è in realtà più di una vittoria. 

Perchè i giocatori Alleati avrebbero potuto fuggire nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo e non lo hanno fatto, perchè hanno capito che non solo per loro stessi, ma per le migliaia di spettatori nello stadio e per tutto il popolo oppresso dall'occupazione nazista era una rivincita psicologica troppo importante.

Perchè hanno avuto il coraggio di non scappare...




E quel cancello dello stadio che si spalanca sotto la spinta della folla degli spettatori, che nascondono tra loro i giocatori Alleati e li coprono con cappotti e cappelli per mascherarli e farli fuggire, è un'immagine bellissima, accompagnata da una colonna sonora trascinante.

Uno dei finali preferiti in assoluto, tra i film che amo.
 




PS: il film è liberamente ispirato a una storia vera, quella della cosiddetta partita della morte