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Visualizzazione post con etichetta Alessandro Baricco. Mostra tutti i post
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venerdì 27 giugno 2014

Venerdì del libro (180°): OCEANO MARE

Cara Lilli,

dopo un primo incontro abbastanza positivo con la scrittura di Alessandro Baricco (ti ho parlato di Novecento qui) ho voluto provare a conoscere meglio questo autore e ho affrontato uno dei suoi romanzi più famosi, insieme a Seta (che prima o poi leggerò), e cioè OCEANO MARE.

E proprio di questo libro ti voglio parlare per l'appuntamento odierno con l'iniziativa di HomeMadeMamma.

Baricco stavolta mi ha lasciata davvero perplessa. Il suo stile mi ha un pò infastidito, se proprio devo dirlo. Nel caso di Novencento ci ero passata su perchè la storia era così straordinaria, l'dea così affascinante che il resto passava quasi in secondo piano.

Anche nel caso di Oceano Mare c'è una storia (anzi, un'intreccio di storie) che ha un suo fascino, legata al mare pure stavolta come in Novencento.

Singoli brani presi qua e là posso dire che mi sono davvero piaciuti. Momenti di lettura intensi. Ma sono come immersi in un oceano (è proprio il caso di dirlo) di ricerca dell'originalità, dell'effetto-poesia a tutti i costi. E anche l'uso della punteggiatura è un pò  strano, eccessivo. O almeno questa è l'impressione che ho avuto io.

Nell'insieme non mi sento di promuoverlo. Non voglio neppure stroncarlo con una bocciatura definitiva. Lo rimando a settembre, diaciamo così.

La storia, come dicevo, ha come vero protagonista il mare. Il mare visto come una creatura viva. Il mare che può curare, guarire, redimere, ma anche uccidere. Il mare che racchiude segreti, che parla una lingua tutta sua, che non è misurabile.

E questo è il lato bello del libro per me. La centralità del mare. L'assoluta straordinarietà del mare.

I personaggi che si incontrano in una locanda sperduta su un tratto di costa vi arrivano in cerca di qualcosa: la guarigione psicofisica, la ricerca scientifica, l'amore estremo per l'arte, la redenzione dopo un peccato, la vendetta.

L'aria che si respira in quella strana locanda, popolata da strani bambini,  mette un pò i brividi. Non necessariamente di paura. Di incertezza, di stupore anche.

Le premesse per un libro di cui innamorarmi ci sono tutte, ma all'atto pratico non mi ha convinto fino in fondo.

Se Baricco avesse scritto in modo un pò più normale (attenzione: ho detto normale, non banale!) credo che questo romanzo mi sarebbe piaciuto molto di più. Ma forse non sarebbe più stato un romanzo di Baricco.

Mi piacerebbe sapere se qualcuno che lo ha letto ha avuto le mie stesse perlplessità o l'ha amato alla follia o addirittura all'estremo opposto lo ha odiato. 



"- Cioè…. vedete lì, dove l’acqua arriva…. sale sulla spiaggia e poi si ferma…. ecco, proprio in quel punto, dove si ferma…. dura proprio un attimo, guardate, ecco, ad esempio lì…. vedete dura solo un attimo e poi sparisce, ma se uno riuscisse a fermare quell’attimo…. quando l’acqua si ferma, proprio quel punto, quella curva…. è quello che io studio. Dove l’acqua si ferma.
- E cosa c’è da studiare?
- Be’, è un punto importante…. a volte non ci si fa caso, ma se ci pensate bene lì succede qualcosa di straordinario, di…. straordinario.
- Veramente?
Si sporse leggermente. Si sarebbe detto che avesse un segreto da dire quando disse - Lì finisce il mare."



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venerdì 7 febbraio 2014

Venerdì del libro (162°): NOVECENTO

Cara Lilli, 

mi è mancato venerdì scorso non scrivere di libri! Riprendo oggi la mia buona abitudine ed aderisco all'iniziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un racconto, o meglio un monologo, letto a fine 2013: NOVECENTO di Alessandro Baricco.

E' stato il mio primo Baricco. Meditavo da anni di approcciare questo autore e solo da pochissimo mi sono decisa. Dovevo pur farmi un'idea mia, prima o poi, visto che in giro ne ho sentito parlare o benissimo o malissimo, senza vie di mezzo.

Ho un pò barato, però, perchè la mia scelta è caduta sull'unico dei suoi scritti di cui conoscevo già la storia, avendo visto il film "La leggenda del pianista sull'oceano". Diciamo che forse non ho voluto rischiare troppo, sono andata sul sicuro perchè, anche se il film di Tornatore mi è parso a tratti troppo lento e non mi ha entusiasmato del tutto, in linea generale mi è piaciuto.

Al contrario del film, che è bello lungo, lo scritto di Baricco è piuttosto breve. 

L'ho trovato interessante, con il suo essere scritto in forma di monologo teatrale, con tanto di indicazioni sulle luci, sui rumori fuori scena e sulle azioni dell'attore che narra la storia.

Credo che la bellezza di questo monologo sia proprio nell'originalità della storia  e nella sua inverosimiglianza, se si vuole. Perchè si può credere che ci sia un neonato abbandonato a bordo di un transatlantico nella notte di Capodanno del 1900, che venga adottato da un vecchio marinaio di colore e che quando lui muoia sia poi curato e cresciuto un pò da tutti coloro che lavorano sulla nave. Diventa un pò meno credibile il fatto che all'improvviso il bambino si metta a suonare il pianoforte in modo virtuoso, senza sapere da chi, quando e come abbia imparato a farlo.

Ma la cosa più incredibile, che poi è proprio quella che dà il vero tocco di fascino alla storia, è che quel bambino cresca, diventi uomo e non metta mai piede sulla terra ferma. MAI. 

Ci prova una volta, arrivando a scendere i primi tre scalini di quelli che portano alla passerella e quindi sul molo. Ma si ferma, riflette e torna indietro. Il perchè, i pensieri che gli hanno attanagliato la mente e l'anima in quel lunghissimo momento li rivelerà solo molto tempo dopo, ad un amico musicista (che poi è la voce narrante).

Vivrà su quel transatlantico per sempre. Diverrà una leggenda per i suoi virtuosismi col pianoforte. Vivrà e morirà lì sul Virginian. Perchè alla fine il vecchio transatlantico verrà demolito e neppure allora Danny Boodman TD Lemon "Novecento" lo abbandonerà. Seguirà il suo destino.

Questo (mio) primo libro di Baricco in definitiva mi è piaciuto, mi ha regalato qualche momento di astrazione dalla realtà e anche un pizzico di poesia. Ma mi ha lasciato col dubbio sull'autore: cioè, mi rendo conto che è la storia narrata in sè per sè che mi ha preso, l'idea di questa vita strordinaria, il fatto di essere così difficile da credere. L'autore e il suo stile mi sono sembrati quasi una cosa a parte. Non so se riesco a spiegarmi. Probabilmente no.

Comunque, dovrò leggere altri scritti di Baricco per farmi un'idea più chiara su di lui.


<<Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... Tutta scritta addosso. Lui la leggeva, e con cura infinita catalogava, sistemava, ordinava... Ogni giorno aggiungeva un piccolo pezzo a quella immensa mappa che stava disegnandosi nella testa, immensa, la mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all'altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa.>>

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