Cara Lilli,
per questo nuovo appuntamento con la lettura creato da HomeMadeMamma oggi
 ti parlo di un breve romanzo di un'autrice italiana per me nuova, 
Isabella Bossi Fedrigotti: LA VALIGIA DEL SIGNOR BUDISHOWSKY.
L'ho
 letto un paio di giorni fa, in un pomeriggio (stranamente) più 
tranquillo del solito. Basta davvero poco per finire questo libro: sono 
solo 151 pagine (comprese quelle con i titoli dei vari capitoli-racconti
 che compongono la storia) scritte a caratteri piuttosto grandi.
E
 la storia è molto semplice, familiare...nel vero senso della parola: 
cioè, descrive la fanciullezza e l'adolescenza di quattro fratelli (due 
maschi e due femmine, di cui una è la voce narrante) attraverso aneddoti
 sulle vacanze al mare o in montagna, sul collegio e sulle discussioni 
in famiglia.
A fare da "collante" tra i racconti (pretesto narrativo,
 come lo definisce la quarta di copertina) è la valigia del titolo: una 
grossa, vecchia, un pò malandata valigia che porta il nome del 
pellettiere boemo che l'ha fabbricata. Una valigia adoperata per i 
viaggi dei ragazzi o per le minacce (senza reale seguito) di andar via 
di casa del papà. Una valigia sopravvissuta negli anni a tante 
traversie, a macchie d'olio o di brodo, a trasporti movimentati e che 
alla fine del libro ritroviamo ancora nella soffitta della vecchia casa 
in cui la figlia-voce narrante torna da adulta.
Lo stile scorrevole e le vicende molto normali
 che l'autrice racconta hanno fatto si che questa lettura mi 
risultasse gradevole, pur senza entusiasmarmi tanto da gridare al 
capolavoro.
E' un libro minimalista che
 consiglio a chi desidera rilassarsi per un paio d'ore e perdersi in 
quella sensazione di malinconia dolce-amara inevitabile nel ripensare 
alla propria infanzia e alla propria adolescenza... 
<<Finita
 la scuola, noi bambini dovevamo partire subito, a precipizio, per il 
mare, probabilmente per non perdere i buoni prezzi della bassa stagione.
 I genitori naturalmente restavano a casa. [...] Partivamo con la nostra
 minuscola tata che, uno dopo l'altro, intorno ai dodici anni, avremmo 
superato in altezza. [...] Pesantissima
 anche vuota era questa valigia, di cuoio vecchio, indurito, pieno di 
macchie e di segni scuri simili a lividi; nel lessico familiare si 
chiamava - e ancora si chiama perchè tuttora esiste - "Budishowsky", dal
 nome del pellettiere boemo di Brno, che negli anni Venti l'aveva 
realizzata per nostro padre bambino e per suo fratello e per sua 
sorella.>>
I venerdì del libro su altri blog:
 
 
 