Cara Lilli,
succedono cose inaspettate a volte.
Succede che come dal niente, in un discorso iniziato a tavola con due cugine e i rispettivi mariti, tra le tante chiacchiere, vien fuori una cosa, un ricordo che ti fa all'improvviso capire che in questo nostro mondo c'è un gruppo. E soprattutto prendi coscienza che tu ne fai parte.
Gruppi ce ne sono a bizzeffe, si sa: ad esempio, ci sono "quelli che portano l'orologio sul polsino" o "quelli che non riescono a prendere sonno se prima non hanno dato uno sguardo alle news di gossip" o ancora "quelli che si mettono in tiro anche per andare a gettare la spazzatura"...e poi...
E poi ci siamo noi: quelli dell'ovino con un buchino su e uno giù.
Noi siamo quelli che da bambini abitavamo in città ma avevamo la fortuna di trascorrere domeniche intere o brevi vacanze in un posto di montagna, in un piccolo paese, tra le mura di un antico palazzo appartenuto prima ai bisnonni, poi alle prozie (tutte nubili) e a un prozio (celibe).
Noi, quelli che tutti in truppa, cuginetti sia maschi che femmine (indovina chi era la mascotte? Io, la più piccola!!), correvamo su e giù per le grandi scale di pietra... Scendevamo in cortile a guardare le galline nel pollaio, i conigli nella conigliera, la mucca o le caprette nella stalla. Salivamo su al secondo piano e poi ancora un pò più sopra, fino alla porticina chiusa a chiave che dava nel solaio dove ci era proibito andare e che cercavamo in ogni modo di aprire per avventurarci in chissà quali scorribande.
Noi, quelli che facevamo le torte di terra e acqua in cortile, aiutandoci con vecchissimi utensili e lattine vuote.
Noi, quelli che attraversavamo la strada e aprivamo un grande e arruginito cancello per andare nel giardino di fronte, sempre di proprietà delle vecchie prozie, a raccogliere le meline cadute dagli alberi. Delle meline speciali, piccole, dalla buccia sfumata tra il rosso e il giallo, dal profumo intenso e il sapore dolce. Non so neppure come si chiamano. Per me, per noi erano semplicemente le "melelle". Una delizia assoluta. Mai più trovate o mangiate in nessun altro luogo.
Noi, quelli che accorrevamo al richiamo di una delle prozie che ci porgeva un ovino fresco della chicchinella (una gallina piccola), con un ago ci faceva un buchino sulla sommità e uno sul fondo, e ci diceva "bevete!". In barba alle norme di igiene e sicurezza alimentare. E non ci è mai successo nulla, mai un mal di pancia o simili.
Ecco, Lilli. Noi siamo quelli dell'ovino con un buchino su e uno giù.
Siamo cresciuti così, in quegli anni di spensieratezza, di gioia semplice e vera.
E durante il ricevimento di matrimonio di una delle cugine della famosa truppa, sabato scorso, proprio in quello stesso antico palazzo oramai ristrutturato, dove non ci sono più le vecchie proziie e il prozio, ma c'è la nostra storia...proprio lì un'altra cugina ha tirato fuori la faccenda dell'ovino e ne è scaturita la domanda posta un pò a tutti i commensali nelle vicinanze: "Ma tu...lo bevevi l'ovino con un buchino su e uno giù?".
Ed ecco i ricordi. Tanti. Tutti.
E le risate. Tante. Specie davanti alle facce tra il divertito e il perplesso dei mariti e di altre persone.
E ancora risate, fino alle lacrime, davanti alla risposta negativa della moglie di uno dei cugini della truppa, quando tu e la cugina che ha tirato fuori l'argomento vi eravate appena dette sottovoce che secondo voi quella lì, un pò snob, poco estroversa e troppo fredda e anziana dentro per i vostri gusti, insomma...quella lì no...di certo non aveva mai bevuto l'ovino con un buchino su e uno giù!!
E tu, Lilli? Tu l'hai mai bevuto l'ovino in quel modo? Se si, allora fai parte del gruppo :-)
E sei tra i fortunati che hanno vissuto un'infanzia da incorniciare, per cui ringraziare e che ti ha plasmato per arrivare ad essere quella che sei oggi!!!