AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

venerdì 29 giugno 2012

I venerdì del ilibro (90°): LA MAGIA DI ULTIMA

Cara Lilli,
come volano i giorni! Siamo nuovamente a venerdì e io seguo anche oggi l'iniziativa di HomeMadeMamma e ti propongo una lettura un pò particolare a cui mi sono dedicata poche settimane fa: LA MAGIA DI ULTIMA di Rudolfo Anaya.
Ti spiego perchè ho scritto che è un libro un pò particolare: l'autore è un chicano, cioè un cittadino degli Stati Uniti di origine messicana, e ha intriso questo suo romanzo (e anche gli altri, che però io non ho ancora letto) della cultura della sua gente, un mix di religione cattolica e di antiche credenze e riti magici, di tradizioni radicate e di voglia per i giovani di fare nuove esperienze.
Il risultato è secondo me piuttosto efficace: temevo che mi sarei un pò annoiata, ma invece ho letto la storia con interesse anche perchè i personaggi sono ben caretterizzati e la figura di Ultima, la curandera, la guaritrice che da alcuni è vista come una maga benefica e da altri come una strega maligna, ha un suo fascino.
Il piccolo Antonio, un vivace e intelligente bambino chicano, verrà trattato da Ultima un pò come fosse un suo "allievo" e la seguirà in un percorso di maturazione che segnerà la fine della sua infanzia.
Lasciando da parte ogni osservazione che concerna la religione e come venga interpretata, visto che non ho certo approcciato questo libro pensando di leggere un trattato teologico nè tanto meno un testo esoterico o cose del genere, direi che il messaggio di fondo della storia e cioè che (come si legge nella quarta di copertina) "l'appartenenza alla comunità è la vera ricchezza"  è di certo positivo e apprezzabile.
Non è un capolavoro a mio avviso, ma non mi è dispiaciuto lo stile di Anaya e come accennavo prima mi ha abbastanza coinvolto.

<< Ultima venne ad abitare con noi l'estate in cui stvo per compiere sette anni. Quando lei arrivò la bellezza del llano si schiuse davanti ai miei occhi e il gorgoglio delle acque del fiume cantò all'unisono col ronzio della terra che girava. Il tempo magico dell'infanzia si fermò e il battito della terra viva impresse il suo mistero nel mio sangue vivo.>>

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(post originale)

giovedì 28 giugno 2012

Tranci di pesce spada alla piastra

Cara Lilli,

lo sai, io non mangio molto volentieri il pesce e ancor meno volentieri lo cucino, ma devo dire che amo il pesce spada (forse perchè sa poco di...pesce!) e in particolare mi piace cucinarlo assai semplicemente, ossia cotto alla piastra con un condimento fresco e profumato.
Sicuramente molti lo prepareranno allo stesso modo o con qualche piccola variante...comunque, ecco ciò che adopero io per questa ricetta:

- tranci di pesce spada

e per il condimento:
- olio
- limone
- sale
- prezzemolo (ci vuole, ma io non lo avevo quando ho scattato la foto)
- origano
- capperi sotto sale (da risciacquare sotto l'acqua corrente)

Preparo l'emulsione con tutti gli ingredienti, bagno i tranci di pesce spada e li metto in frigo ad insaporirsi per un paio d’ore in un piatto coperto dalla pellicola trasparente.
Al momento della cottura, li posiziono sulla piastra ben calda e li faccio cuocere per una decina di minuti o poco più, girandoli a metà cottura.
Una volta messi nei piatti li bagno ancora con un pò di emulsione....e voilà  pronti per essere mangiati!


ricette,secondi piatti,pesce spada

 Buon appetito, Lilli!


martedì 26 giugno 2012

Quel che resta di una vita

Cara Lilli,

ho pensato e ripensato cento volte a come scrivere questo post nei giorni scorsi. Mi sembrava sempre un discorso retorico, o troppo frettoloso o al contrario troppo approfondito...insomma, non sapevo da dove comnciare nè dove andare a finire.

Adesso mi sono decisa a scriverti e vuoi saperlo? Non starò qui a spiegarti cosa sia stato per me vedere per giorni e giorni il caos indescrivibile dentro casa dei miei genitori, con gli armadi e i cassetti vuoti e i vestiti sparsi sui letti, le librerie spoglie e i libri negli scatoloni, e poi cose di ogni genere per terra, lampadari staccati dal soffitto, cartoni, rotoli di nastro da imballaggio e forbici in ogni stanza...quando invece per più di un anno tutto era rimasto fermo, intatto.

Non starò qui a dirti che poi inaspettatamente mi ha fatto meno male del caos precedente entrare giovedì scorso e vedere quella casa ad un tratto completamente vuota, con l'eco nelle stanze: forse perchè mi ha dato come l'idea di pace, di un nuovo inizio, con il giovane acquirente che al momento della consegna delle chiavi, lì sul posto, mi ha spiegato che modifiche intende apportare all'appartamento e come vuole sistemarlo per sè e la sua famiglia (ha moglie e un figlioletto di 20 mesi).

Voglio piuttosto dirti che ho capito una cosa forse banale, ma che mi ha colpito molto: certo io e mio fratello abbiamo conservato alcuni mobili dei miei genitori, parte dei libri, delle stoviglie, dei capi di biancheria per la casa praticamente nuovi e io ho pure tenuto per me dei capi di abbigliamento di mia madre che mi faceva piacere indossare già quando lei era in vita e me li prestava. Dicevo, certo abbiamo queste cose che ci ricorderanno sempre dei nostri genitori.

Ma sai quali sono le cose che più mi sono e mi saranno care e che più li rappresentano? Cose piccole, cose ritrovate quasi per caso (come già mi era successo qualche tempo fa) nei tanti cassetti e cassettini, nelle scatole conservate negli stanzini...

Mia madre è lì, nei foglietti a volte tagliati belli diritti, più spesso un pò strappati lungo i bordi, su cui ci sono vecchi elenchi delle persone a cui spedire gli auguri di Natale e Capodanno, oppure qualche nota della spesa sfuggita chissà perchè al cestinamento, o brevi pensieri sparsi densi di emozioni...ed è anche nelle decine e decine di fogli e buste da lettere pronte ad essere usate, biglietti per le più svariate occasioni, francobolli non timbrati staccati pazientemente da missive ricevute e in attesa magari di essere riciclati...

Mio padre è lì, nei suoi racconti battuti con la vecchia macchina da scrivere che non avevo mai letto prima, ricchi di sentimenti delicati...ed è anche  nei disegni con colori a cera mai incorniciati e negli schizzi fatti col carboncino su fogli anche "di fortuna"...

E tutti e due i miei genitori sono lì, nelle ricevute di tanti vaglia fatti persone (amici o parenti) in difficoltà economiche...e sono anche nelle ricevute dei pacchi di dolci tipici campani spediti ogni anno per Natale ad amici del Nord che aspettavano questo dono oramai consueto con trepidazione...

Quello che resta di mamma e papà va ben al di là dei soldi ricavati dalla vendita del loro appartamento, va al di là dei mobili e delle altre cose: quello che resta della loro vita è l'affetto per le persone care, la generosità verso tutti, la sensibilità.

Quel che resta di una vita intera sono i ricordi intrisi di sentimenti e valori veri e genuini.

Ciò non toglie che ora mi manca mettere la mano nella mia borsa cercando le chiavi dell'auto o di casa mia e non trovarmi più sotto le dita la lunga chiave della casa di mamma e papà...

domenica 24 giugno 2012

Geronimooooo...NO! Coronimooooo!!!

Cara Lilli,

tramite un post di Elena, alias Il Gufo Pasticcione, sono venuta a sapere di un'iniziativa davvero interessante e originale: ADOTTA UNA PAROLA, promossa dalla Società Dante Alighieri per sensibilizzare le persone ad un uso corretto e consapevole delle parole e, soprattutto, per favorire una conoscenza più ampia del lessico italiano. Il tutto in collaborazione con quattro dei più importanti dizionari dell'uso dell'italiano contemporaneo.

       

Andando sul sito "La Dante. Il Mondo in italiano - Adotta una parola" si possono leggere tutti i dettagli dell'iniziativa e si può partecipare con pochi semplici click: basta registrarsi, scegliere una parola tratta dai dizionari che collaborano e divenirne così  "custodi" per un anno (con tanto di attestato elettronico che ne certifica l'adozione) impegnandosi ad adoperarla ogni qual volta ce ne sarà occasione.

Ci sono segnalate anche delle adozioni d'autore, cioè adozioni da parte di personaggi famosi.

Iniziative analoghe sono state lanciate anche in Spagna e in Inghilterra.

E io che parola ho scelto? Dal titolo dovresti averlo capito, Lilli: si tratta della parola CORONIMO, che significa "nome di una regione". Mi ha incuriosito perchè la ignoravo (lo confesso!!!) e perciò ora la userò in modo appropriato  e cercherò di farla conoscere a quante più persone possibile :-)

Spero che tramite questo mio post  altre persone parteciperanno a questa iniziativa: facciamo (io per prima) tanti giochini magari simpatici ma senza importanza, ogni tanto vale la pena soffermarsi anche su cose non vitali ma quanto meno educative, no?

PS: che ne pensi dell'idea di scherzare un pò con il famoso grido pellerossa "Geronimoooooo"? Il fatto è che "Coronimooooo" aveva una certa assonanza e allora.... ;-)

venerdì 22 giugno 2012

I venerdì del libro (89°): WILSON TESTAMATTA

Cara Lilli,

ho scritto poco in questi giorni scorsi, il tempo è volato ed è di nuovo venerdì: oggi mi dedico al consueto appuntamento con l'iniziativa letteraria di HomeMadeMamma, poi ti scriverò prossimamente un bel pò di cosette di vario genere che ho fatto e vissuto nell'ultima settimana o poco più.

Intanto, ecco la mia proposta per una buona lettura, stavolta più specificamente una proposta indirizzata ai ragazzi: si tratta di WILSON TESTAMATTA di Mark Twain.

Io l'ho trovato tra i libri "giovanili" di mio marito, quelli che conserva dai tempi della scuola, e mi ha incuriosito: ebbene, mi è piaciuto e sono contenta di aver così approcciato un autore importante come Twain che finora conoscevo solo di fama.

La storia è ambientata nella prima metà dell'800 in una cittadina sulle rive del fiume Mississipi dove vive una comunità di famiglie più o meno benestanti, quasi tutte in possesso di schiavi negri (i quali parlano una lingua tutta loro, fatta di errori di grammaticali ed espressioni curiose e divertenti). E' in questa cittadina che giunge in un giorno d'inverno del 1830 un giovane avvocato in cerca di fortuna, David Wilson, con una ossessiva passione per le impronte digitali, che verrà soprannominato quasi subito "Testamatta" per via di un episodio che lo ha fatto apparire stravagante agli occhi degli abitanti del luogo.

Nelle pagine di questo romanzo si snoda una storia in cui Wilson Testamatta sembra essere per buona parte poco più di una comparsa ma che invece pian piano lo vedrà assumere un ruolo di primaria importanza nell'ultimo atto  di un intrigo assai curioso e ben congegnato che ruota intorno alla figura di Roxanne, una schiava negra che fa di tutto per assicurare al suo figliolo una vita migliore della sua e che col suo agire cambierà il destino di più persone.

E' un testo scritto in modo scorrevole e posso dire che lo consiglierei ai ragazzi delle scuole medie...ma ciò non significa che non possano gradirlo anche i grandi ;-) infatti, come scrivevo all'inizio, a me è piaciuto e mi ha regalato delle ore di svago.



<< Il signor David Wilson, giovane di origine scozzese [...] aveva venticinque anni, un'educazione superiore e una laurea in legge conseguita un paio di anni prima presso un'Università dell'Est. [...] Se non fosse stato per una sua infelice osservazione, sarebbe certamente riuscito a fare rapidamente carriera a Dawson's Landing. Ma pronunciò quella frase fatale proprio il girono del so arrivo in città e così fu bollato.>>

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(post originale)

martedì 19 giugno 2012

Il calcio che ricordo io

Cara Lilli,

gli Europei di Calcio di Polonia e Ucraina (a proposito....siamo passati per il rotto della cuffia, eh?) mi hanno dato una volta di più l'occasione di riflettere su come io mi sia allontanata un bel pò dal mondo del calcio da alcuni anni a questa parte.

Tu sei la mia confidente da quando ero solo una bambina di 9 anni, tu quindi hai vissuto in diretta il mio colpo di fulmine per il calcio quando di anni ne avevo 13...o forse dovrei dire il mio colpo di fulmine per Paolo Maldini :-) che nel febbraio del 1987 mi ha spalancato le porte del tifo sfegatato (Milan, naturalmente, seguendo il mio idolo!) che man mano ha perso la connotazione della passione per il singolo calciatore per acquisire quella dell'amante del calcio in generale...campionato, nazionale, coppe internazionali e chi ne ha più ne metta.

Eh si, ero piuttosto ferrata in materia calcistica quando ero un'adolescente o poco più: lo posso dire senza falsa modestia, ne sapevo molto e ne capivo anche un bel pò.

Ho ricordi meravigliosi di anni e anni trascorsi a seguire questo sport che unisce (e divide) tutti, grandi e piccini, che mi ha a lungo regalato emozioni forti e indimenticabili.

Ma il calcio che ricordo io non è quello che vedo oggi, Lilli.

Sarò nostalgica (ma questo è cosa nota),  sarò arretrata: mettila come ti pare.

Il mio calcio era quello con le magliette dei giocatori in campo numerate  dall'1 all'11 e non esistevano le maglie 46, 60, 73 o addirittura 99...e i nove undicesimi e poi gli otto undicesimi dei giocatori delle squadre italiane erano italiani (se no che campionato italiano era, no?).

Il mio calcio era quello in cui si giocava il campionato la domenica pomeriggio e le coppe il mercoledì sera e non dovevi star dietro ai diritti televisivi e a partite praticamente ogni giorno della settimana.

Il mio calcio era quello in cui le scarpe dei giocatori erano tutte uguali e non di mille colori a seconda degli sponsor dei singoli atleti.

Potrei tirarla a lungo ma non lo farò, Lilli: volevo semplicemente farti capire che il calcio attuale, caotico, in cui perdi il conto delle partite, questo mondo fatto di cifre gigantesche sui contratti dei giocatori e su quelli con gli sponsor e con le emittenti televisive che lottano per accaparrarsi le esclusive...si, questo calcio di oggi non mi piace più tanto e allora lo seguo di meno, molto di meno.

E ti dirò, non ne sento neppure troppo la mancanza. Vivo benissimo anche senza. Mentre del mio calcio, quello che ricordo io, sento una mancanza tremenda....

Ciò non toglie che la nazionale e la sua sorte agli Europei mi sta comunque a cuore e che farò un gran tifo per gli azzurri, sperando che la seconda fase del torneo ci riservi belle soddisfazioni, anche se confesso di essere un pò scettica a riguardo.

Ah....se ci fosse ancora il mio mitico Paolino Maldini lì con la fascia di capitano al braccio....bei tempi quelli :-)


venerdì 15 giugno 2012

I venerdì del libro (88°): AUSTEN - TUTTI I ROMANZI

Cara Lilli,

torno a seguire l'iniziativa di HomeMadeMamma e voglio parlarti di un grosso volume facente parte della collana "I Mammut"  della Newton Compton che mi ha permesso di avere ad un prezzo contenuto (€ 14,90) TUTTI I ROMANZI di Jane Austen.

Devi sapere, Lilli, che io non avevo ancora letto nulla della famosissima scrittrice inglese fino a due anni fa: è stato il Gruppo di Lettura Bryce's House di cui faccio parte appunto da circa due anni che mi ha dato l'opportunità di leggere e commentare con tante amiche virtuali tutti i romanzi della vecchia Zia Jane (per dirla con chi la ama e la chiama amichevolmente così) e cioè "L'Abbazia di Northanger", "Ragione e Sentimento", "Orgoglio e Pregiudizo", "Mansfield Park", "Emma" e "Persuasione".

Non mi dilungherò sui singoli romanzi, ho deciso di scrivere un post per esprimere un mio (personalissimo e quindi opinabilissimo) giudizio generale sulle opere della Austen.

So che probabilmente andrò controcorrente e che susciterò la disapprovazione di molti lettori, ma io confesso di essere rimasta un pò delusa: forse avevo aspettative troppo alte, forse avevo sentito parlare così tanto di questi romanzi che credevo sarebbero stati una lettura affascinante e coinvolgente...non lo so. Però fatto sta che, a parte Ragione e Sentimento e Orgoglio e Pregiudizio, che mi hanno piuttosto preso e che mi hanno fatto amare un bel pò le loro protagoniste, per il resto ho trovato la lettura a tratti noiosa e questo mi ha fatto procede a rilento.

Certo lo spirito della Austen e la sua ironia danno un tocco piacevole a molte pagine, ma poi ci sono interi capitoli delle storie che mi hanno lasciato piuttosto indifferente.

Parlandone nei commenti alle tappe di lettura nel blog del Gruppo Bryce's House ho avuto modo di avere delle informazioni da amiche particolarmente entusiaste e amanti di questa scrittrice che mi hanno chiarito meglio le idee sullo stile e anche sui periodi differenti in cui sono ambientate le varie storie (che vanno dagli anni '80 del 1700 - L'Abbazia di Northanger - al 1817 - Persuasione) ma forse proprio per il fatto che la lettura non mi ha coinvolto in modo soddisfacente a me sono apparse tutte molto uguali.

O forse è proprio il periodo stroico che non mi colpisce particolarmente, chi lo sa.

Certo Elinor Dashwood e Lizzy Bennet sono "eroine" che lasciano il segno, Emma Woodhouse un pò tiene il loro confronto, ma le varie Fanny Price, Chaterine Morland e Anne Elliot non mi hanno entusiasmato.

Però di una cosa sono contenta: ho colmato una lacuna letteraria importante, Jane Austen è un'autrice che non si può ignorare e che quindi va affrontata per poi potersi fare una propria opinione così come d'altronde su ogni autore, ma a maggior ragione quando si tratta di qualcuno che ha segnato la storia della letteratura a livello mondiale.


Tutti i romanzi. Ediz. integrali

<< Solo il vero amore può condurmi al matrimonio, ragion per cui...morirò zitella! >> [Lizzy Bennet - Orgoglio e Pregiudizio]

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(post originale)

martedì 12 giugno 2012

Una canzone, un ricordo: MARE MARE

Cara Lilli,

come ho scritto in risposta ai commenti che mi hanno lasciato tanti amici al post precedente, sono alle prese con lo sgombero della casa dei miei genitori e anche qui a casa mia ho da fare varie cose, per cui il tempo da dedicare al blog è poco. Però oggi voglio scrivere questo post perchè qualche ora fa mi è capitato di accendere la radio e stavano trasmettendo una canzone che non ascoltavo forse da da anni, nonostante sia molto famosa.

Si tratta di MARE MARE di Luca Carboni.

Mi ha fatto un effetto strano risentirla proprio in questo momento, quando ho la sensazione che quasi tutto sia pesante da affrontare e che il tempo è tiranno e che ci sia poco spazio per la spensieratezza. Si sa, sono periodi della vita molto naturali, direi che si tratta un pò di "corsi e ricorsi storici" nell'esistenza di ognuno, con alti e bassi dovuti ai più disparati motivi.

Questa canzone mi suscita ricordi non tanto di una situazione in particolare, quanto di una sensazione, di uno stato mentale. L'anno in cui fu pubblicata (il 1992) l'ascoltavamo spessissimo io e mio fratello ed era in una compilation estiva che avevamo nell'autoradio durante il viaggio verso la mèta delle nostre vacanze: ecco...riascoltarla oggi mi ha ricordato come mi sentivo durante quel viaggio, Lilli. Ho ripensato a quella sensazione di libertà, di leggerezza, di voglia di divertirsi e rilassarsi in allegra compagnia.

Ecco perchè questa canzone mi ha regalato una breve, inaspettata e per questo ancora più gradita parentesi di spensieratezza stamattina, Lilli. E mi ci voleva proprio!




 MARE MARE (Luca Carboni) - 1992

Ho comprato anche la moto
usata ma tenuta bene
ho fatto il pieno e in autostrada
prendo l'aria sulla faccia  
Olè tengo il ritmo prendo un caffè
lo so questa notte ti troverò

Son partito da Bologna  
con le luci della sera
forse tu mi stai aspettando  
mentre io attraverso il mondo
Alè questa notte mi porta via
olè questa vita mi porta via...
mi porta al mare

Mare, mare, mare
ma che voglia di arrivare lì da te, da te  
sto accelerando e adesso ormai ti prendo
mare, mare, mare
ma sai che ognuno c'ha il suo mare dentro al cuore sì
e che ogni tanto gli fa sentire l'onda
mare, mare, mare
ma sai che ognuno c'ha i suoi sogni da inseguire sì
per stare a galla e non affondare no, no

Ma son finito qui sul molo
a parlare all'infinito
le ragazze che sghignazzano
e mi fan sentire solo
sì ma cosa son venuto a fare
ho già un sonno da morire
Va beh, cameriere un altro caffè
per piacere
alè tengo il ritmo e ballo con me

Mare, mare, mare
cosa son venuto a fare se non ci sei tu
no, non voglio restarci più no, no, no,
mare, mare, mare
cosa son venuto a fare se non ci sei tu
no, non voglio restarci più no, no, no,
mare, mare, mare
avevo voglia di abbracciare tutte quante voi
ragazze belle del mare, mare,
mare, mare, mare
poi lo so che torno sempre a naufragare qui.. .


venerdì 8 giugno 2012

Quanto è difficile essere "quella che c'è"

Cara Lilli,

oggi è venerdì ma niente appuntamento con i libri stavolta, sono giorni un pò caotici e non facili, ieri lo è stato in modo particolare più che altro dal punto di vista psicologico.

Devi sapere che specie negli ultimi anni nell'ambito della mia famiglia stretta di origine (quella formata da mamma, papà, mio fratello e me) mi è capitato (non sempre e non solo per mia scelta) di essere "quella che c'è". Mi riferisco alle occasioni particolarmente dure da affrontare, quelle importanti quanto difficili, quelle che non riguardano una persona soltanto, ma che alla fine vedono quella persona esserci. E quella persona sono io.

Ti faccio qualche esempio, per darti un'idea di che cosa sto parlando: mamma e mio fratello non se la sentirono di assistere alla chiusura della bara di mio padre, mentre io c'ero; e c'ero io dietro alla macchina che dalla chiesa portò papà al cimitero; e c'ero sempre io quando la bara venne tumulata. Io, senza mamma e mio fratello.

Quando dopo soli 17 mesi è venuta a mancare anche mamma, mio fratello non se l'è sentita di affrontare quelle stesse "tappe" che aveva già evitato di affrontare alla morte di papà, e allora alla chiusura, al trasporto e alla tumulazione della bara c'ero sempre e comunque io.

Vedi, Lilli, non pensare che sia stato facile per me, io che sono un'emotiva, io che mi faccio travolgere dai sentimenti...l'ho fatto piangendo, l'ho fatto col dolore che mi spaccava il cuore, ma l'ho fatto perchè mi sembrava troppo assurdo che prima il mio papà e poi la mia mamma non fossero accompagnati in quell'ultimo tragitto terreno da almeno uno dei figli. E non ne sto facendo una colpa a mio fratello, credimi, perchè so che non ce la faceva proprio (e che ancora oggi non riesce ad affrontare la morte di mamma e papà in modo meno traumatico di allora). Sto solo dicendo che ho sentito di fare così, viste che le circostanze.

Ricordo che un'amica di famiglia, mentre stavo aiutando i signori delle pompe funebri a sistemare mamma (mi chiedevano ora una cosa, ora un'altra...), mi domandò :"Ce la fai?" e io le risposi d'istinto: "Si, ce la faccio. Io ce la faccio sempre". E non lo dissi con presunzione, Lilli, ti assicuro. Lo dissi perchè sentii così, nel senso che sentivo che ce l'avrei fatta nonostante la sofferenza, nonostante le lacrime che scendevano copiose (quanto ho pianto in quei giorni!).  Non perchè fossi chissà quanto forte, ma perchè avevo scelto di superarmi per i miei genitori, per rendergli quello che sentivo esser loro in qualche modo dovuto.

E giusto ieri un altro evento importante, un altro momento psicologicamente complesso: ieri mattina mio fratello non poteva (stavolta non per sua scelta) assolutamente mancare al lavoro, per cui ha dovuto nominarmi sua procuratrice, cosicchè la firma sull'atto notarile con cui abbiamo venduto la casa dei nostri genitori è solo la mia. Anche in questa occasione io sono stata quella che c'è.

Avrò modo poi di parlarti nuovamente della casa oramai venduta ma da finire ancora di sgombrare, Lilli.

Ma voglio chiudere questo post dicendoti che se è vero che è difficile essere quella che c'è, è pur vero che lo è di meno quando accanto a me c'è una persona che non è della mia famiglia stretta di origine ma che è parte fondamentale, imprescindibile della mia vita: accanto alle bare dei miei genitori, dietro a quei carri funebri, al cimitero e davanti al notaio, c'è stata una mano che mi ha sostenuto con amore, quella di mio marito. Mi ritengo davvero fortunata per questo e lo ringrazio perchè lui PER ME è quello che c'è. Sempre.

mercoledì 6 giugno 2012

Una bella (e disorganizzata) manifestazione

Cara Lilli,

come promesso voglio raccontarti qualcosa della manifestazione musicale a cui ha preso parte la mia monella riccioluta sabato scorso.

Essendo oramai non più contagiosa la piccola ha potuto cantare nel grande coro formato dai bambini della scuola dell'infanzia (di tutte e tre le sedi del paese) nell'ambito della manifestazione organizzata in occasione dei festeggiamenti per il Santissimo Salvatore, a cui hanno partecipato anche alunni delle scuole elementari e medie.

La monella era entusiasta delle canzoncine (sei) scelte dalle maestre e le aveva imparate tutte! Era un pò "stralunata" (ma in senso buono, cioè era come incantata) all'inizio quando sono saliti tutti sul palco con tante luci e con la piazza gremita di pubblico, ma non ha avuto timore, nè si è messa a fare capricci, nè peggio ancora ha pianto (mentre altri compagnetti suoi un pò lo hanno fatto) anzi si è divertita tantissimo! Questo per me è una cosa positiva davvero, dimostra quanto sia maturata e sia diventata più gestibile.

Peccato che una delle maestre se l'è portata vicino a lei ad una delle estremità del palco in un posto dove io quasi non riuscivo a vederla da dove mi trovavo e per via della folla accalcata che c'era, con l'ingombro del passeggino in cui dormiva beatamente il monellino (nonostante il frastuono!), non ho potuto spostarmi più di tanto...ma pazienza!

Comunque...tutto bello, tutto simpatico, ma il problema della serata è stata la disorganizzazione, Lilli. Ti spiego: già il fatto che si sia fissato l'orario di inizio alle 21 è stato secondo me un errore, perchè i bambini della scuola dell'infanzia sono piccini e magari a quell'ora hanno sonno, poi naturalmente c'è stato il classico ritardo fisiologico, per cui hanno iniziato in realtà alle 21:15. Poi ci sono state quattro presentazioni (inutili perchè pressocchè uguali) da parte di un'organizzatrice, una maestra, il dirigente scolastico e un presentatore vero e proprio di una TV irpina e dunque il coro è partito alle 21:35 circa.

Poi, incredibile a dirsi, dopo le prime due canzoncine dei piccoli, che è successo? C'è stato l'inserimento di sette (e dico sette) brani musicali al pianoforte da parte di ragazzini delle scuole medie, mentre i piccoli stavano seduti sul fondo del palco ad aspettare (e ad annoiarsi e cominciare a dare segni di irrequietezza e stanchezza). Con che criterio hanno fatto questo programma gli organizzatori? Ci è voluta quasi mezz'ora perchè i bambini potessero ricominciare ad esibirsi con le altre quattro canzoncine. E ovviamente si sono fatte le 22:30 circa.

A questo punto i piccini hanno ricevuto in dono ognuno una medaglia col Santissimo Salvatore e con incisa sul retro la data della manifestazione, hanno salutato il pubblico e sono scesi dal palco. Quindi hanno suonato di nuovo dei ragazzi delle medie, stavolta violinisti.

Pensa tu che gli alunni delle elementari hanno dovuto aspettare che anche questo gruppo terminasse prima di pter cominciare le loro esibizioni. Eppure sono piccoletti anche loro, non mi sembra che salire sul palco alle 23 fosse l'ideale, no?

Poi c'erano ancora ragazzini delle medie, che suonavano il sassofono e le percussioni.

La cosa più assurda era che teoricamente alla fine di tutte le esibizioni, alunni di scuola dell'infanzia, elementari e medie avrebbero dovuto cantare tutti insieme "Amico è" di Dario Baldan Bembo, che tra l'altro alla monella piace tantissimo. E va beh...certo!!! Hanno terminato a mezzanotte...e infatti, la cosa è sfumata perchè erano rimasti in pochi, causa sonno irrefrenabile... :-(

Dico io, ma ci voleva un mago per capire che una manifestazione del genere avrebbe dovuto aver luogo nel pomeriggio? Certo, in definitiva non è andata male, ma poteva andare meglio e soprattutto poteva concludersi in modo degno, con il grande coro finale che invece è saltato.

Che vuoi farci, Lilli? Io sono comunque molto contenta per come ha affrontato questo evento la monella, dovevi vederla quanto era felice....amore della mamma sua!!! Per me alla fine conta solo questo :-)


(post originale)

lunedì 4 giugno 2012

Cake alle pere

Cara Lilli,

ieri è stata una giornata particolarmente stressante, non sono riuscita a postare la ricetta per il dolcino domenicale :-( 

Recupero oggi, poi dovrò parlarti anche della manifestazione pubblica a cui a pratecipato sabato sera la monella con la sua scuola e che tutto sommato è andata bene, anche se la disorganzzazione è stata al limite dell'incredibile (vedrai quando ti spiegherò!).

Dunque, ti presento un morbido "cake alle pere", naturalmente assemblato e sperimentato dalla sottoscritta e risultato davvero buono buono.

Semplice come tutte le mie ricette, ecco come procedere:

- farina gr 300
- zucchero gr 200
- burro gr 100
- uova n.3
- acqua frizzante ml 100
- pere di media grandezza n.2 (io avevo le pere abate)
- vanillina 1 bustina
- lievito per dolci 1 bustina
- cannella (se piace) 1 cucchiaino

Montare le uova con lo zucchero fino a che risultano bianche e spumose, quindi aggiungere il burro ammorbidito e continuare a montare, ottenendo una crema morbida.
Incorporare la farina, il lievito e la vanillina (più la cannella se piace), versando man mano l'acqua frizzante e mescolando in modo da rendere fluido il composto.
Sbucciare e tagliare le pere a pezzetti piuttosto piccoli: metà schiacciarli con la forchetta fino a farne una purea da incorporare al composto precedente così che sia "impregnato" di gusto di pera; l'altra metà tenerla da parte.
Imburrare e infarinare uno stampo da 24 cm di diametro e versarvi il composto. A questo punto spargere i restanti pezzetti di pera sulla superficie e spingerli giù giusto un pò con la spatola. (NOTA: facendo in questo modo, che può sembrare bizzarro, ho ottenuto che i pezzetti non "precipitassero" tutti verso il fondo del dolce ma scendessero piano e si distribuissero all'interno qua e là).
Infornare a 180° per circa 40 minuti. Verificare la cottura con uno stecchino, tenendo conto del fatto che l'interno del dolce tende a restare un pò umido per la presenza delle pere.

Ecco qualche foto:

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Dopo  il mio plumcake al limone, anche con questa ricetta partecipo al primo contest sulla prima colazione indetto da La Erika in cucina :-)