Cara Lilli,
oggi
è venerdì ma niente appuntamento con i libri stavolta, sono giorni un
pò caotici e non facili, ieri lo è stato in modo particolare più che
altro dal punto di vista psicologico.
Devi sapere che specie negli ultimi anni nell'ambito della mia famiglia stretta di origine (quella formata da mamma, papà, mio fratello e me) mi è capitato (non sempre e non solo per mia scelta) di essere "quella che c'è".
Mi riferisco alle occasioni particolarmente dure da affrontare, quelle
importanti quanto difficili, quelle che non riguardano una persona
soltanto, ma che alla fine vedono quella persona esserci. E quella persona sono io.
Ti
faccio qualche esempio, per darti un'idea di che cosa sto parlando:
mamma e mio fratello non se la sentirono di assistere alla chiusura
della bara di mio padre, mentre io c'ero; e c'ero io dietro alla macchina che dalla chiesa portò papà al cimitero; e c'ero sempre io quando la bara venne tumulata. Io, senza mamma e mio fratello.
Quando
dopo soli 17 mesi è venuta a mancare anche mamma, mio fratello non se
l'è sentita di affrontare quelle stesse "tappe" che aveva già evitato di
affrontare alla morte di papà, e allora alla chiusura, al trasporto e
alla tumulazione della bara c'ero sempre e comunque io.
Vedi,
Lilli, non pensare che sia stato facile per me, io che sono un'emotiva,
io che mi faccio travolgere dai sentimenti...l'ho fatto piangendo, l'ho
fatto col dolore che mi spaccava il cuore, ma l'ho fatto perchè mi
sembrava troppo assurdo che prima il mio papà e poi la mia mamma non
fossero accompagnati in quell'ultimo tragitto terreno da almeno uno dei
figli. E non ne sto facendo una colpa a mio fratello, credimi, perchè so
che non ce la faceva proprio (e che ancora oggi non riesce ad
affrontare la morte di mamma e papà in modo meno traumatico di allora).
Sto solo dicendo che ho sentito di fare così, viste che le circostanze.
Ricordo
che un'amica di famiglia, mentre stavo aiutando i signori delle pompe
funebri a sistemare mamma (mi chiedevano ora una cosa, ora un'altra...),
mi domandò :"Ce la fai?" e io le risposi d'istinto: "Si, ce la faccio.
Io ce la faccio sempre". E non lo dissi con presunzione, Lilli, ti
assicuro. Lo dissi perchè sentii così, nel senso che sentivo che ce
l'avrei fatta nonostante la sofferenza, nonostante le lacrime che
scendevano copiose (quanto ho pianto in quei giorni!). Non perchè fossi
chissà quanto forte, ma perchè avevo scelto di superarmi per i miei
genitori, per rendergli quello che sentivo esser loro in qualche modo dovuto.
E giusto ieri un altro evento importante, un altro momento psicologicamente complesso:
ieri mattina mio fratello non poteva (stavolta non per sua scelta)
assolutamente mancare al lavoro, per cui ha dovuto nominarmi sua
procuratrice, cosicchè la firma sull'atto notarile con cui abbiamo
venduto la casa dei nostri genitori è solo la mia. Anche in questa occasione io sono stata quella che c'è.
Avrò modo poi di parlarti nuovamente della casa oramai venduta ma da finire ancora di sgombrare, Lilli.
Ma voglio chiudere questo post dicendoti che se è vero che è difficile essere quella che c'è,
è pur vero che lo è di meno quando accanto a me c'è una persona che non
è della mia famiglia stretta di origine ma che è parte fondamentale,
imprescindibile della mia vita: accanto alle bare dei miei genitori,
dietro a quei carri funebri, al cimitero e davanti al notaio, c'è
stata una mano che mi ha sostenuto con amore, quella di mio marito. Mi
ritengo davvero fortunata per questo e lo ringrazio perchè lui PER ME è quello che c'è. Sempre.
Capisco il tuo stato d'animo, per fortuna non mi sono trovata ad affrontare la perdita di familiari così stretti. Ma ho perso la nonna a cui ero legata, e mia madre ci stava morendo dietro dal dolore. E' stato male mio padre e io ero li, lo è stato di nuovo ed io ero li...lo è stata mamma ed io ero li...
RispondiEliminaI miei fratelli, chi ''non si sente'', chi lontana causa matrimonio, chi per lavoro...
Io ho anche i miei impegni universitari e lavorativi ...eppure ero sempre ''quella che c'è'', la più vicina in termini di distanze fisiche e poi non importa se non do l'esame, non importa se per recuperare faccio le notti in bianco...l'università non è importante...
Sei stata cara a commentare lasciando anche una tua piccola testimonianza.
EliminaNon è un ruolo facile, è un ruolo scomodissimo, ma non si riesce facilmente a cambiarlo una volta che ti è stato assegnato (dalle persone o dal destino...) per cui alla fine ci si deve convivere.
Però comunque si vivono a volte emozioni che altri non vivono e che possono essere preziose pur nella loro drammaticità.
Un bacione, ciao!
Cara Maris sei una donna forte non per questo non bisognosa di una spalla su cui appoggiarti nei momenti difficili, tuo marito.
RispondiEliminaVi auguro di essere sempre il sostegno l'una per l'altro.
E' un augurio che accolgo con gioia e che faccio mio....grazie!
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