Cara Lilli,
durante questa estate in cui sto scrivendo qui sul blog un pò a singhiozzo non ho mai smesso di leggere, pur se non ti ho riportato recensioni da tempo e pur se quando c'è un caldo forte e afoso come in gran parte di queste settimane di luglio e agosto, che mi fa sentire spossata e stonata, anche la lettura può richiedere un pò di sforzo...ma si sa che io sono troppo amante dei libri per privarmene ;)
Ed ecco qui che oggi per partecipare all'iniziativa di HomeMadeMamma ti parlo dell'ultimo romanzo che ho appena terminato: LE OTTO MONTAGNE, di Paolo Cognetti, fresco vincitore del Premio Strega 2017.
Mi ha attirato non appena ne ho sentito parlare all'indomani della premiazione, a luglio, e appena ho avuto modo l'ho letto: e mi è piaciuto.
Una storia di crescita e di amicizia, una storia di amore per la montagna, di rapporti familiari fatti più di gesti, di silenzi che di parole. Una storia che non è originalissima, va detto, ma che ha secondo me la sua forza nella semplicità e naturalezza con cui è narrata, nella bellezza delle descrizioni, nella vena nostalgica che la pervade e che, se ad alcuni può apparire un pò noiosa, a me suscita pensieri belli, sereni che vanno oltre gli eventi anche negativi che pure non mancano.
Una lettura che consiglio a chi non cerca quindi ritmo serrato o suspense, ma vuole assaporare atmosfere e sentimenti genuini che, pur essendo ovviamente più vicini a chi ha esperienze personali di vera vita di montagna, possono toccare il cuore anche di chi come me non ne ha mai fatte.
(dal sito dell'editore Einaudi)
<< Pietro è un ragazzino
di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di
periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico,
un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di
rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in
montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi
delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella
tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e
nostalgia.
Quando scoprono il
paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto
giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da
creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso» ma
attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad
aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la
sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle
vacche.
Iniziano cosí estati
di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú
aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la
cosa piú simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna
è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú
vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di
sassi squadrati, un pino». Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.>>
I suggerimenti di altri blogger per questo venerdì del libro li trovi elencati QUI