Cara Lilli,
mi capita una cosa strana: a volte guardo la mia monella e mi riesce difficile ripensare a quando era più piccola, una bimba chiusa in se stessa, che non parlava, che aveva momenti di crisi tali da non permettermi di entrare neppure nei negozi senza che lei gridasse e si agitasse in preda al panico, che continuava ad agitare i capelli davanti agli occhi e a fare altri gesti stereotipati all'infinito, che non sapeva giocare perchè non usava i giochi in modo funzionale, li teneva in mano e basta o non li guardava proprio, che ha portato il pannolino fin a quasi 5 anni, che riufitava qualsiasi cosa fosse nuova, fuori dal suo piccolo mondo.
Ora è una bimba di 7 anni e 7 mesi che frequenta la seconda classe della scuola primaria, parla, legge, scrive, ama andare a scuola e vedere i suoi compagni, va alle feste di compleanno o di carnevale da sola e affronta la confusione senza spaventarsi, esce con gli zii senza mamma e papà, si rivolge di sua iniziativa alle persone, anche quelle sconosciute, per salutare o chiedere qualcosa, gioca con le sue bambole inventando piccole storie, ama la musica e canta, va in piscina per un corso di acquaticità.
I limiti che aveva, tipici del suo disturbo pervasivo dello sviluppo rientrante nello spettro autistico non sono spariti, sono ancora lì. Ma lei, tanto determinata e caparbia, quanto dolce e sensibile, li ha in parte già superati e in parte sta cercando di superarli, lavorando su se stessa, facendo psicomotricità e logopedia e mettendosi in gioco il più possibile.
Non è sola, la mia monella. Oltre a me e al papà, ci sono le sue terapiste, la sua insegnante di sostegno, le altre insegnanti, ci sono gli zii, la nonna, i cuginetti, la sua madrina, le sue amichette del cuore e tutti i suoi compagni di classe.
E c'è il suo fratellino, il mio monello. Lui che a 4 anni e 4 mesi ancora non parla, porta il pannolino, è iperattivo, fa incetta di oggetti rotondi per ruotarli e restare rapito a fissarli, non sa giocare, ha crisi di pianto apparentemente immotivate, non è gestibile in situazioni di confusione e in luoghi sconosciuti.
Ma se lo guardo oggi mi rendo conto che l'anno scorso era peggio.
Oggi tutte queste cose sono ancora presenti in lui, ma sono meno incidenti, per intenderci. Alla scuola dell'infanzia ora ci va volentieri, entra felice, mette a posto il suo zainetto, appende il giubbino e mi guarda andare via senza strillare e disperarsi come prima, sta seduto a tavola con gli altri bimbi al momento del pranzo, usa la forchetta da solo, fa la fila per lavarsi le manine, comincia a fare piccole attività, ha tempi di attenzione un pochino più lunghi, pur se ancora labili. Segue molto di più quello che gli si dice, si vede che ascolta e vuole in qualche modo interagire.
Perchè ti sto dicendo tutto questo, Lilli? Perchè proprio oggi?
Perchè oggi è il 2 aprile e ricorre la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo.
E io voglio che le persone siano consapevoli del fatto che migliorare si può.
Che avere un disturbo di tipo autistico non significa doversi rassegnare e non avere speranza per il futuro.
Sarà un futuro magari più complicato di altri (lo scrivevo qui) ma potrà dare comunque delle soddisfazioni che all'inizio possono apparire inimmaginabili.
I miei monelli stanno facendo il loro percorso. E' in salita, a volte si scivola, si fa qualche passo indietro ma poi si riprende il cammino.
E si sale, verso il blu.
Non per niente il blu è il colore ufficiale di questa giornata.