AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

Visualizzazione post con etichetta anniversario. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta anniversario. Mostra tutti i post

domenica 26 luglio 2020

Nozze d'avorio (non oggi)

Cara Lilli,

i giorni sembrano rotolare via, anche quando magari per il gran caldo di certi pomeriggi di ritorno dal centro di riabilitazione con i monelli nelle ore peggiori possibili (tipo 14-16 o giù di lì) poi finisco per fare poco o niente, tra la mia pressione bassa e il desiderio di un po' di relax.

Passano i giorni e passano anche gli eventi da ricordare, ma pur se in ritardo voglio dirlo che 9 giorni fa io e il mio amore abbiamo festeggiato i nostri 14 anni di matrimonio. 

Nozze d'avorio pare si chiamino. 

Quella sera non l'abbiamo fatta passare inosservata,  meritava un brindisi e allora siamo andati a cena in un locale qui in paese. A mangiar che, secondo te? Ma ovvio: pizza!! Il nostro cibo preferito, quello che mangeremmo ogni giorno.

Perché poi noi siamo così: abbiamo caratteri differenti che si compensano tra loro, abbiamo passioni differenti, ma entrambi amiamo le cose semplici. Ci basta davvero poco per essere felici.

Perciò abbiamo accolto con un gran sorriso la pur piccola sorpresa di ordinare un dolcetto finale, un tortino al cioccolato con cuore fondente, e di vederci portare una sorta di composizione che comprendeva, oltre al tortino, una cucchiaiata di gelato alla vaniglia e due fragole tagliate a fettine.

Foto privata, vietata la riproduzione



Una coccola per il palato e per il cuore di noi due innamorati che festeggiavamo questi 14 anni dal giorno in cui ci siamo ufficialmente detti "sì", dopo 6 anni e mezzo di fidanzamento.

Insomma, in totale fanno più di 20 anni insieme.

Auguri grandi a noi, allora. Che possiamo continuare a dirci "sì" con lo stesso amore e a farci sorprendere dalle piccole cose belle! ❤


giovedì 15 novembre 2018

Il crodino con papà

Cara Lilli,

ci sono abitudini che assumono un'importanza maggiore del gesto in sè per sè, che vanno oltre

Ci sono abitudini che significano essere in sintonia, essere vicini. 

Ci sono abitudini che significano affetto. Grande, genuino.

Come quando la monella nel fine settimana è contenta di godersi di più il suo papà. E la vedi che freme in attesa che arrivi il momento in cui lui si prepara per andare a fare la spesa in grande, quella all'ipermercato in città, e la senti con la sua vocetta sorrident (perchè lei sorride anche con la voce, sì) chiedere in modo retorico:

"Voglio venire con te a fare al spesa?" :-)

E se ne vanno, tutti e due. Papà e figlia.

E poi tornano e lei racconta di come, dopo la spesa, si sono fermati al bar e hanno preso un crodino, che piace tanto ad entrambi. 

Così, con aria di candida complicità. 

Io sono così felice di questo, Lilli! Lo sono perchè so che lei porterà con sè per sempre questi pomeriggi del sabato di routine eppure così speciali col suo papà, come anche le attese nella pizzeria d'asporto di fiducia dove compriamo una volta a settimana pizze e patatine fritte per tutta la famiglia. E dove anche vanno sempre loro due, da soli. Con quelle cose che sono tutte loro: le canzoni da ascoltare in auto nel breve tragitto, il solito tavolino dove sedersi ad aspettare, le caramelle che vengono regalate alla monella dalla signorina che prende le ordinazioni al bancone.

Io non ho ricordi di questo tipo in particolare con mio papà, di gesti e abitudini tutte nostre ripetute a lungo nel tempo.

Ma ne ho altri, comunque. Forti e chiari. 

Lui mi ha iniziato all'ascolto della musica. Di tutta la musica. A cominciare da quella classica (qui), passando per quella jazz, per la canzone d'autore italiana e per quella classica napoletana.

Lui mi ha trasmesso (complice anche mamma) l'amore per la lettura. E per la scrittura.

Lui mi ha insegnato non a parole ma con i fatti come, con quale dignità e compostezza, si affrontano anni di malattia, sofferenze, perdita di autonomia.

Lui mi ha donato il sorriso più tenero e l'espressione più gioiosa di tutte le altre, anche di quella di mia madre, seduto sulla sedia a rotelle, con le braccia alzate al cielo in due occasioni: quando sono andata a salutarlo di ritorno dalla luna di miele e quando ha saputo dalla mia viva voce che aspettavo la monella.

Lui mi ha donato anche l'espressione più silenziosa e dolorosa e profondamente sconvolgente, l'ultima rivolta ad un suo familiare, la sera prima della notte dell'addio. Anche quello è stato un dono, per me. Come se il destino avesse voluto che io fossi l'ultima a guardarlo negli occhi, mentre era in quel letto d'ospedale,  e a dirgli "Ci vediamo domani, papà!".

Oggi sono 9 anni che lui se n'è andato. 

Ma lui c'è. Ecco tutto.


martedì 17 luglio 2018

Chinotto

Cara Lilli,

uno dei miei motti è sempre stato "Tutto è relativo".

Credo profondamente in questa cosa. L'ho sperimentata in tante occasioni della mia vita, più o meno significative.

Hai mai fatto caso che anche il gusto delle cose, dei cibi, delle bevande è relativo? Lo stesso cibo, la stessa bevanda, in momenti diversi della vita hanno gusti diversi.

Ho sperimentato anche questo.

Potrei farti tanti esempi, ma il primo che mi viene in mente risale a più di 13 anni fa.

Una sera di inizio estate, in un parcheggio pubblico sotto enormi platani, ho bevuto il più buon chinotto della mia vita.

Era un po' caldo, non avevamo i bicchieri e lo abbiamo bevuto dalla lattina, ma il brindisi è stato bellissimo.

Io e il mio amore quella sera abbiamo deciso di sposarci. Non che non ci avessimo mai pensato prima, anzi. Lo abbiamo sempre desiderato, fin da subito. Ma quella sera ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti "Sì" per davvero e abbiamo deciso che era il momento di farlo quel passo.

E' poi passato in realtà più di un anno, ma tutto quello che si è realizzato il 17 luglio del 2006, giorno del nostro matrimonio, è nato da lì. Da quel brindisi col chinotto in lattina.

O meglio... è iniziato da molto prima ancora, nei nostri cuori. Ma è quella sera che c'è stata la svolta decisiva.

Oggi, dunque, sono 12 anni che io e lui abbiamo pronunciato l'altro "Sì", quello davanti a Dio e al mondo. 

BUON ANNIVERSARIO, AMORE MIO.

Che ci sia sempre posto per un brindisi con un chinotto in lattina un pò caldo nella nostra vita.

Credits: testsworld.net

mercoledì 11 aprile 2018

Una panchina di Via Caracciolo

Cara Lilli,

stamattina aprendo gli occhi il mio pensiero è subito volato verso la persona che più vorrei fosse presente in questo momento difficile che la mia famiglia in senso ampio (cugini, zii, nipoti) sta vivendo dal giorno della domenica delle Palme. 

Se la mia mamma fosse qui sono certa che sarebbe come sempre un punto di riferimento non solo per me e mio fratello, suoi figli, ma per tutti.

Lei aveva il dono di saper accogliere, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente; di saper ascoltare, comprendere, consolare, redarguire anche se occorreva, ma poi sempre spronare e sostenere.

Questo senza nulla togliere al fatto che avesse i suoi difetti, come ognuno li ha. E che ha commesso i suoi errori, naturalmente. Ma ha vissuto in modo pieno, generoso, proiettata verso gli altri: è stata figlia, sorella, mamma, zia, amica, insegnante. 

Ma è stata innanzitutto una donna. Una donna che ha avuto la fortuna di trovare un uomo che l'ha amata profondamente e che lei ha a sua volta amato allo stesso modo.

Una storia un pò complessa e lunga la loro: con mio padre si sono conosciuti al liceo, ma è solo dopo anni di bellissima amicizia, vicissitudini varie che li hanno visti lontani, fidanzati con altre persone e intanto confidenti l'uno dell'altra, poi liberi da legàmi e di nuovo vicini ancora per un pò come amici, che sono arrivati a scegliere di costruire una vita insieme. Hanno sfiorato di poco le nozze d'oro, poi. Ma sono certa che le avranno festeggiate in Cielo.

La dichiarazione d'amore del mio papà, nel lontano 16 febbraio del 1959, è una delle più belle e particolari che io abbia mai sentito ed è impressa in un racconto che lui stesso scrisse e che in verità già in passato ho riportato, Lilli, ma che desidero riproporre anche quest'oggi, che sono giusto 7 anni da quando mamma è venuta a mancare, 17 mesi dopo papà.

Spero possa far emozionare chi vorrà soffermarsi un momento a leggerlo, così  come ogni volta fa emozionare me...

<< Proposi una passeggiata a via Caracciolo; era inondata di sole, sembrava che cantasse. Ai bordi della villa una delle panchine aspettava noi. Ci sedemmo.

Di cosa avessimo parlato fino ad allora non lo so. Non mi ero fatto nessun piano particolare, anzi ero disteso e tranquillo perché sapevo che glielo avrei detto e basta, anche se avessimo conversato di astronautica.  Non era quello il problema. Semmai, bisognava dirlo in modo che non turbasse l’incanto, questo si, ma senza sdolcinature, nella maniera più naturale. Quale? Non lo sapevo e non mi interessava saperlo. Arrivato il momento le parole mi sarebbero venute acconcie e semplici, ne ero convinto.

Neanche ricordo, infatti, come fu che prendemmo a parlare del futuro, se fu lei o fui io ad iniziare. Evidentemente fummo tutti e due, perché era arrivato il tempo (per lei inconscio e per me atteso) di comprenderci l’un l’altro.

Cercava di intravedere nel suo avvenire, analizzava le esperienze passate facendo previsioni per il futuro, guardandosi dentro e confrontandosi col mondo e la sua realtà. 

Diceva: “Mi sento di dover vivere intensamente, ma non solo per me. Il passato mi mostra, però, che non troverò facilmente la giusta collocazione. Forse potrei realizzarmi come moglie ma forse potrei farlo mettendomi al servizio degli altri. Sai, esistono forme di vocazione laica che ti permettono di dedicarti al prossimo nel tuo stato, nella tua professione, restando nel mondo, soffrendo nel mondo, ma vivendo per il prossimo. A volte mi chiedo se per caso non sia questa la mia strada. Non lo so. Ho grande incertezza in me e non vedo chiaro nel mio futuro. Tante energie da profondere ma non so ancora in quale direzione potrò e dovrò esplicarle. Ho davanti due vie: il matrimonio e l’altra. Ma sono ancora ambedue buie. Bisognerà vedere quale di esse si illuminerà. Perciò adesso non so se mai mi sposerò.”

Fu allora che mi si concretizzò l’attimo atteso da tanto tempo, senza che l’avessi programmato; perciò mi affiorò con tono naturale e quasi distaccato (come una certezza ovvia) la frase che mi era partita dal cuore tumultuante: 

“Io invece ho deciso di sposarmi e di sposare te.”

Un attimo dopo mi sentii placato anche dentro, mentre vedevo sul viso di lei passare prima una rapida contrazione di sorpresa poi il rossore che accompagnò un’espressione di affetto e di dolore, come chi ha ricevuto un colpo senza preavviso, senza alcuna possibilità di attutirlo. Non seppe e non potè parlare. Mi guardava scossa ma non ferita, lusingata ma addolorata, come cercando aiuto per reagire in qualche modo alla situazione.

Bellissimo era il sole che risplendeva sul mare e bellissimo era il volto di lei, sconvolto dall’emozione…>>
 

mercoledì 15 novembre 2017

Brahms e le uova "al fuscio"

Cara Lilli,

pochi giorni fa, guardando in frigorifero in cerca di idee per un secondo piatto per pranzo, mi sono imbattuta in uova, sottilette e prosciutto cotto.

E' incredibile come anche cose così semplici, che per altri non hanno valore più di tanto (sono alimenti molto comuni, alla fine!), per te possono essere una finestra da aprire per affacciarti sui ricordi.

Quando il mio papà si metteva ai fornelli era molto spesso per preparare qualche sughetto per condire la pasta oppure delle uova al tegamino. Ma non uova al tegamino qualsiasi: lui le arricchiva con una sottiletta poggiata sopra e le copriva poi con una bella fetta di prosciutto piegata in due.

Erano le sue famose uova al fuscio

Non chiedermi cosa significhi "fuscio" perchè non è ho la più pallida idea. Le aveva ribattezzate così lui stesso.

Sarebbe contento il mio papà di sapere che, dopo un sacco di tempo che non lo facevo, ho cucinato per me un bell'uovo al fuscio l'altro giorno.

E sono certa sarebbe ancora più contento di sapere che da settimane ormai la colonna sonora del tragitto casa-scuola al mattino non è una canzone dello Zecchino d'oro, una sigla dei cartoni animati, una delle altre canzoni da grandi che pure ci sono nel CD che abbiamo in auto e che piacciono ai miei monelli. Niente di tutto questo.  

Ti sembrerà assurdo, ma la monella mi chiede espressamente di ascoltare la "Danza ungherese n°5" di Johannes Brahms: degna nipote di un nonno amante e cultore della musica classica e degna figlia di una mamma (io) che da piccola smetteva di piangere ascoltando L'Overture de Il signor Bruschino di Rossini.  

E anche il monello è coinvolto nell'ascolto e si esalta col crescendo finale.

Proprio oggi, che sono già 8 anni che il mio papà è venuto a mancare, mi fa tenerezza pensare alla gioia e alla piccola-grande soddisfazione che vedrei nei suoi occhi per tutto questo.

UOVO "AL FUSCIO"





lunedì 17 luglio 2017

Un patto d'acciaio, tra amore e monelli

Cara Lilli,

quando guardo i monelli vedo la più grande espressione dell'amore. Del mio amore per mio marito e del suo per me.

Sono giorni di vacanze da scuola per loro, di libertà maggiore; ma anche giorni in cui non mancano attività belle e importanti: in questo mese di luglio, ogni settimana due mattine vanno entrambi nei locali messi a disposizione dalla scuola per un progetto creativo e ricreativo, con altri 43 bambini della scuola primaria (sono 45 in tutto), per lavorare la creta e decorarla e per cantare e suonare strumenti a percussione e ballare e giocare; una mattina la monella va in piscina con altri bambini, dove insieme all'istruttore J., che sai quanto sia straordinario con lei, ci sono anche degli animatori per trascorrere tre ore tra tuffi e giochi in acqua; un pomeriggio il monello va in un'altra piscina per proseguire il suo percorso della TMA, ormai sempre più felice e sempre più...pesciolino :)

E proseguono comunque, in tutto questo, cinque giorni su sette, le terapie al centro di riabilitazione: quelle vanno in ferie solo nei giorni in cui andremo noi al mare e nella settimana a cavallo di Ferragosto in cui il centro chiuderà, come ogni anno. Si sa che la continuità del percorso riabilitativo è fontamentale.

Espressione dell'amore, i monelli. Di quell'amore che io e il mio lui ci siamo promessi solennemente in questo stesso giorno di ormai 11 anni fa.

Nozze d'acciaio, dicono le fonti su internet. 

E allora, forti di questo legame, io e lui andiamo avanti nel cammino della Vita. Per raggiungere nuove mete, per noi due e per i nostri monelli.


Buon anniversario, amore mio!



lunedì 1 maggio 2017

1 maggio 2010

Cara Lilli,

esattamente 7 anni fa, in un pomeriggio casalingo e festivo come quello di oggi, nasceva questo mio spazio virtuale.

Ci pensavo giusto ieri e mi sono andata a rileggere il primissimo post, al vecchio indirizzo caralilli.myblog.it, ma anche gli altri venuti un pò dopo, man mano...e ho scoperto che tanti li ricordavo, ma anche tanti li avevo un pò dimenticati ed è stato bellissimo ritrovarli.

7 anni fa, il 1° maggio, ancora non avevo fatto il test di gravidanza che mi avrebbe di lì a pochi giorni rivelato che aspettavo il mio monello, la monella era piccola piccola, il mio papà era venuto a mancare da pochi mesi, c'era ancora la mia mamma.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora. E tu, Lilli, così come in passato con i diari cartacei usati da che ero bambina fino al giorno del mio matrimonio, hai fatto il cammino con me... attraverso i miei racconti, i miei pensieri sparsi. 

In tanti hanno letto ciò che ti ho scritto da allora. C'è chi si è perso per strada, chi c'è ancora, chi si è aggiunto cammin facendo. 

A tutti io dico GRAZIE. Grazie di cuore per avermi seguito per tutto il tempo o per parte di esso.

L'avventura prosegue, anche se rispetto ai primissimi anni la frequenza dei post si è un pò ridotta. Prosegue perchè amo scrivere, amo ricordare, fissare in qualche modo i momenti importanti, le emozioni piccole o grandi, amo condividere le mie passioni, specie quella per la lettura. 

Buon settimo compliblog, dunque, cara la mia Lilli! 

martedì 11 aprile 2017

Ricordo un giorno...

Cara Lilli, 

un giorno, tanto tempo fa, nella casa in affitto dove abbiamo abitato prima che i miei genitori comprassero il luminoso appartamento dove hanno poi vissuto fino all'ultimo, io ero solo una ragazzina e parlavo con alcune mie compagne di scuola che erano venute a studiare con me: volevano farmi andare non so dove insieme a loro e io cercavo di spiegare che mia madre mi aveva già detto di no.

Le amiche mi dicevano che dovevo insistere e allora risposi: "Ma voi non conoscete mia mamma: se lei mi ha detto una cosa, quella rimane! Se mi ha detto no è no e basta, statene certe. Se mi dice si è si, naturalmente. Lei mantiene sempre quello che dice!"

Non è quello lì però il giorno che io ricordo, Lilli.  

Io ricordo bene un altro giorno, un pò di anni dopo, nell'altra casa, quando ero grande ormai e mia madre mi raccontò che era in corridoio, vicino alla mia stanza, quell'altro giorno di un pò di anni prima e di avermi sentito parlare con le mie compagne e dire quelle cose su di lei.

Mi raccontò che quello era stato un momento importante per lei, come madre, perchè aveva capito che stava facendo del suo meglio e che aveva avuto dei buoni risultati perchè le mie parole di quel lontano pomeriggio dimostravano che ai miei occhi di figlia lei era coerente e credibile

E infatti questa è l'opinione che ho sempre avuto di mia madre: una persona che ha certamente commesso degli errori, come tutti i genitori fanno, loro malgrado, ma che ha rappresentato un punto di riferimento fermo e saldo per me. Una persona di cui fidarsi perchè manteneva sempre la parola data. Il che non è poco.

La mia mamma mi raccontò quell'episodio perchè, mi disse, mi augurava in un futuro di essere madre a mia volta e di avere la fermezza necessaria per essere coerente e credibile agli occhi dei miei figli, anche quando avrei dovuto negargli qualcosa per il loro bene, perchè potessero sempre contare su di me sapendo che non sarei venuta mai meno a quanto detto.

Coerenza e credibilità. Unite all'amore infinito che è proprio di un genitore verso i propri figli.

Un bel mix

Oggi, che madre lo sono diventata, capisco molto meglio di allora cosa intendeva lei e l'importanza e la bellezza del suo augurio.

E non è un caso che io mi sia fermata a riflettere e ricordare proprio quest'oggi, che sono 6 anni da quando lei non è più qui con me e penso a quanto sarebbe bello poterle dire ad alta voce e non solo nel silenzio del mio cuore che le sue parole sono rimaste vive e che il suo esempio mi fa da guida, sempre.


martedì 15 novembre 2016

La chimica dell'arte

Cara Lilli,

non so se ne hai mai avuto esperienza diretta, ma la vita a volte fa degli strani scherzi. Tipo far convivere in un'unica persona passioni anche molto diverse tra di loro, che devono trovare un giusto equilibrio.

Mio papà, ad esempio, ha studiato al liceo classico, appassionato di libri e letteratura, ma poi ha scelto ingegneria chimica all'università, attirato incredibilmente dal mondo degli esperimenti e delle formule e da ciò che gli ruotava intorno.

Non per questo ha smesso di leggere e di scrivere anche, anzi. Racconti, poesie, novelle, un romanzo. Metteva su carta pensieri ed emozioni, a volte inventava, altre volte riportava aneddoti realmente accaduti. 

E amava la musica, tanto. Avrebbe voluto studiare da ragazzino pianoforte, per una serie di motivi anche indipendenti da lui non potè, ma comunque coltivò la passione per la musica in generale e in particolare per quella classica, per il jazz, per la canzone napoletana.

Ad un certo punto si ritrovò con in mano fogli e matite, carbonicini neri...schizzi, bozzetti per illustrare anche i suoi racconti. E poi la passione per la pittura dilagò, con dipinti su tela, con tempere, colori ad olio...

E intanto era lì, a fare l'ingegnere chimico in un'industria siderurgica. E a farlo anche bene, giacchè gli fu proposto in un futuro non troppo lontano un ruolo dirigenziale in una nuova sede per cui avrebbe dovuto trasferirsi in un'altra regione.

Lui e mamma avevano solo mio fratello a quell'epoca, io non ero ancora nata. Ma me lo immagino benissimo, tutto preso dalle formule chimiche e allo stesso tempo con la mente che pensava al dipinto lasciato incompleto a casa, che lo aspettava sul cavalletto nello stanzino che era intanto diventato una sorta di piccolo studio.

E allora lui scelse: il richiamo dell'arte era troppo forte. Studiò da privatista, mentre ancora lavorava in industria, per prendere il diploma dell'Istituto d'Arte, appunto. 

Il passo successivo fu il concorso per l'insegnamento e da lì poi tutto venne da sè...e si ritrovò nel giro di pochi anni, da ingegnere chimico che era, professore di educazione artistica alle scuole medie, passando per l'esperienza anche di professore di Storia dell'Arte in una grande scuola privata di Napoli.

Qualcuno storcerà il naso, una sorta di declassamento forse. Ma non per lui. Lui era felice così, con una vita fatta di orari più regolari, tranquilli, senza maratone in azienda che lo stressavano oltremodo. Orari che gli consentivano di vivere di più in famiglia, dove al figlio maschio si era aggiunta una figlioletta...io.

E poi, che era quello che desiderava con tutto il cuore, poteva trasmettere la sua passione per il disegno anche agli alunni più ricalcitranti, anche a quelli che partivano dall'idea che l'educazione artistica fosse una materia senza importanza. Lui coinvolgeva tutti, con lezioni dinamiche, pratiche e teoriche, progetti, gite, gare. 

Nel mio soggiorno, Lilli, ho due bellissimi quadri di mio padre del '63. Un tramonto e una passeggiata in un bosco. Li ho sempre amati, tanto è vero che 10 anni fa li ho scelti con il mio amore per farne le bomboniere del nostro matrimonio: riproduzioni in miniatura su legno, fatte da un ebanista nostro amico. Una cosa che commosse molto papà, anche se, schivo com'era per carattere, abituato a non esternare troppo i suoi sentimenti, non ne fece parola direttamente con me, ma me lo fece capire e anche arrivare tramite altri familiari. 

E' stato bello avere un papà artista. A lui devo (complice anche la mia mamma, naturalmente) il mio amore per la musica, per la lettura, per la scrittura, per l'arte in generale. A lui che me l'ha fatta respirare, assaporare fin da quando ero piccolissima.

Oggi, proprio oggi che son trascorsi sette anni da quella drammatica notte dell'addio , mi è venuto di pensare a tutto questo. E mi viene di dirgli ancora e sempre il mio grazie, certa che lui possa sentirmi.



domenica 17 luglio 2016

10 anni (nozze di alluminio)

Cara Lilli...

...e così sono trascorsi  già 10 anni da quel lunedì.

Già. O forse dovrei dire che sono trascorsi soltanto 10 anni da quel lunedì.

Perchè, se è vero che il tempo per tanti versi sembra essere volato, che sembra essere stato giusto l'altroieri, tanto che pure i più piccoli particolari di quel giorno sono sempre scolpiti, marchiati a fuoco nel mio cuore... ecco, è anche vero che questi dieci anni sono ancora pochi rispetto alla vita intera che io voglio trascorrere accanto a mio marito, alla persona che ho scelto e che ha scelto me per essere una coppia, una famiglia.

Che siano di alluminio o di altro materiale (c'è un pò di discordanza in proposito...) queste nozze le festeggiamo oggi con gioia, perchè nonostante le piccole-grandi difficoltà della vita andiamo avanti insieme e portiamo con noi il frutto del nostro amore, due teneri monelli.

Buon anniversario amore mio....con tutto il cuore, come sempre.


Immagine presa dal WEB


lunedì 11 aprile 2016

In quel soggiorno luminoso

Cara Lilli,

gli anni passano e sono già cinque proprio oggi, ma a me sembra sempre appena ieri che lei era a casa nostra... quella di noi quattro.

Lei, papà, mio fratello e io.

E' lì che la immagino quando penso a lei. Nel soggiorno così luminoso con la terrazza tra i tetti che l'aveva fatta innamorare di quell'appartamento.

E questo mi piace perchè mi dà un senso di serenità, come se potessi prendere e andare lì e trovarla davvero ad aspettarmi sul divano o sulla poltrona, anche se addirittura ora quell'appartamento non è più nostro.

Quanti film abbiamo visto proprio in quel soggiorno, quante puntate delle fiction preferite, quanti pranzi o cene abbiamo fatto al tavolo tondo accanto alla finestra con qualche ospite, quanti pomeriggi abbiam trascorso magari mentre una di noi due stirava e l'altra le faceva compagnia... Il nucleo, il cuore della nostra casa era lì.

Anche se ora la sua casa è fatta di aria e cielo, è comunque e inevitabilmente lì che io continuo ad immaginarla. 



La parola "MADRE"...
è nascosta nel cuore
e sale alle labbra nei momenti di dolore e di felicità,
come il profumo sale dal cuore della rosa e si mescola all'aria chiara.

(Kahlil Gibran)