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venerdì 2 settembre 2016

Venerdì del libro (230°) : LE AVVENTURE DI JIM BOTTONE

Cara Lilli,

oggi partecipo all'inizitiva di HomeMadeMamma con una lettura fatta in questi giorni ma che desideravo fare da anni e anni: si tratta de LE AVVENTURE DI JIM BOTTONE di Michael Ende, il mio autore-mito.

Era l'unico libro di Ende che non avevo ancora letto. Anzi, no. In realtà c'è anche il seguito di questa storia che mi manca (La terribile banda dei tredici pirati) ma cercherò di averlo e leggerlo al più presto. Così avrò esaurito la produzione endiana :-)

Le avventure di Jim Bottone è una fiaba, anzi meglio ancora un romanzo fantasy pensato per piccoli lettori ma ciò non toglie che io lo abbia gustato con piacere, innanzitutto perchè come detto Ende l'ho sempre amato tantissimo, ma anche perchè volevo capire se è un libro che posso consigliare alla mia monella (e penso proprio di si, pur se non è ancora abituata a letture così lunghe, ma c'è sempre una prima volta...no?).

Ebbene, non sono rimasta delusa: è una storia deliziosa e avventurosa, ricca di momenti simpatici e di suspance... con due protagonisti, il ferroviere Luca e il piccolo Jim Bottone, che restano impressi nella mente e nel cuore del lettore. Insieme alla vecchia locomotiva Emma, naturalmente, che ruba poi spesso la scena.

La meravigiosa fantasia di Ende, che raggiunge il suo culmine ne La Storia Infinita, ma che come amo dire egli conserva anche nelle raccolte di racconti non rivolti specificamente ai bambini e ragazzi (come La prigione della libertàLo specchio nello specchio), va sempre di pari passo con uno stile pregevole, peraltro riconoscibile fin dal primo capitolo in ogni sua opera.

Adoro quando un autore riesce a marchiare i suoi scritti!

Consigliatissimo, quindi. Come sempre ;-)


Sinossi: Nella minuscola isola di Dormolandia, persa nella vastità dell'oceano, arrivaun pacco postale con dentro Jim Bottone, un misterioso bambino nero, piccolocome un bottoncino. Insieme alla locomotiva Emma e al suo macchinista Luca,Jim parte per straordinarie avventure, affrontando draghi e mostri neltentativo di liberare Li Si, la principessa rapita. Un ferroviere grande e unopiccolo, una locomotiva travestita da drago, un re con due soli sudditi in unacarrellata di magici paesaggi: il Paese degli alberi di vetro, la Valle del Crepuscolo distrutta dal ripercuotersi degli echi, il Deserto della fine delmondo, la Città dei draghi...





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venerdì 5 settembre 2014

Venerdì del libro (186°): PLAYER ONE

Cara Lilli,

oggi per seguire l'iniziativa del venerdì di HomeMadeMamma voglio parlarti di un romanzo particolare, scritto secondo me apposta per chi ha vissuto gli anni '80 specie se in età adolescenziale: PLAYER ONE di Erneste Cline.

Ho saputo dell'esistenza di questo libro tramite la recensione che ne ha fatto un pò di tempo fa Manu di "I quasi montanari".

Mi ha interessato subito, perchè è vero che io all'inizio degli anni '80 ero solo una bambina, ma la seconda metà l'ho vissuta proprio ben bene e ne ho ricordi vivissimi.

Il romanzo è ambientato in un futuro a dir poco catastrofico: nel 2045 sulla Terra si vive malissimo, tra povertà e inquinamento, e l'unico modo per evadere da questa realtà orribile è avere una vita parallela su OASIS, un mondo virtuale creato dal geniale programmatore informatico James Halliday.

Ognuno può, grazie ad una consolle, un visore speciale e dei guanti aptici, accedere ad OASIS e crearsi l'identità che vuole. Ci sono scuole, case, negozi....di tutto, insomma.

Quando Halliday muore, si apre una corsa all'oro. Cioè, Halliday lascia un testamento in cui stabilisce che l'eredità del suo mondo virtuale, che ha un valore stimato in milioni di dollari, andrà a chi riuscirà per primo a risolvere una serie difficilissima di enigmi i cui indizi sono disseminati in luoghi imprecisati dell'immenso universo di OASIS.

Tutti gli enigmi sono basati sulla conoscenza di film, telefilm, letteratura e soprattutto giochi e videogiochi degli anni '80, di cui Halliday era un cultore.

Per anni ci provano in tantissimi, sempre invano, fino a quando un ragazzo di 18 anni (Wade) seguito poi a ruota da altri 4, tra cui una ragazza, non riesce a risolvere il primo enigma e di lì a proseguire nella corsa al tesoro finale in una lotta senza tregua con i cattivi di turno, rappresentati dai dipendenti di una potentissima multinazionale che vuole ad ogni costo metetre le mani sull'eredità di Halliday.

Senz'altro è un romanzo più adatto a giovani lettori per il tipo di storia, ma anche io, come Manu, credo che un ragazzo degli anni 2000 poco si potrebbe entusiasmare per i continui riferimenti a tutto ciò che concerne gli anni '80, essendo un'epoca che non gli appartiene.

A me il libro è piaciuto, queste storie hanno una certa attrattiva per me, solo confesso di aver avuto un pò di difficoltà a seguire le pagine in cui ci si dilunga finanche troppo su particolari di videogames di cui non conoscevo l'esistenza, pur avendo vissuto gli anni '80 in prima persona.

L'intreccio delle storie, in bilico tra il mondo reale e il mondo virtuale, è ben strutturato e comunque va dato atto all'autore di aver avuto davvero una bella fantasia!

C'è anche una sfumatura rosa tra le pagine di Player One e non guasta, per lasciare un pò di spazio anche ai sentimenti oltre che all'avventura senza sosta.

Non male, insomma, ma bisogna essere predisposti verso questo genere di storie, secondo me. 






<< James Halliday non aveva eredi. Era morto a 77 anni, scapolo, senza parenti e, a quanto dicevano in molti, senza un solo amico. Aveva trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita in un isolamento autoimposto, durante il quale (se le voci erano attendibili) aveva perso completamente la ragione. 

Perciò la notizia che, quella mattina di gennaio, lasciò tutti a bocca aperta, la notizia che lasciò, da Toronto a Tokyo, tutti di stucco davanti alla ciotola di cereali, riguardava il contenuto delle ultime volontà e del testamento di Halliday, e il destino delle sue vaste fortune.>>



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venerdì 20 dicembre 2013

Venerdì del libro (158°): CARO BABBO NATALE, PORTATI VIA ALESSANDRO

Cara Lilli,

in prossimità delle Feste non potevo non scegliere un libro in tema col Natale per questo appuntamento con l'iniziativa di HomeMadeMamma. Dunque ti parlerò di un ebook che ho letto poche settimane fa: CARO BABBO NATALE, PORTATI VIA ALESSANDRO di Luigi Sgambati, disponibile nel Kindle Store di Amazon.

Si tratta di un racconto natalizio un pò particolare, non esattamente la classica favola per bambini. Anzi, direi che nonostante il sottotitolo sia "Ebook di Natale per bambini e ragazzi, vietato agli adulti", i più piccini potrebbero non comprendere alcuni messaggi della storia (e capirai che intendo leggendo ilpost fino in fondo).

Sgambati ci racconta in modo un pò visionario e a tratti quasi sconclusionato di Italo, un bambino che, arrabbiato col fratello maggiore che gli impedisce di fare delle cose e lo tratta (a suo avviso) troppo da bimbo piccolo, scrive una lettera a Babbo Natale chiedendogli che se lo porti via.

Quando la mattina di Natale Italo scopre che Alessandro (il fratellone) non c'è più, immagina che il suo desiderio sia stato esaudito. Da quel momento comincia la storia vera e propria: Italo decide di andare a casa di Babbo Natale per riprendersi Alessandro, essendosi pentito di aver espresso quella richiesta.

Con lui ci sarà anche la sorellina Margherita e insieme vivranno avventure piuttosto assurde, che ricordano un pò quelle di Alice nel Paese delle Meraviglie (pur non riuscendo ad eguagliarne lo spessore e l'originalità).

A me il racconto è piaciuto, mi ha intrigato abbastanza. Però vorrei sottolineare che l'ho apprezzato più per lo stile (Italo narra in prima persona le sue avventure, con il lessico e qualche sgrammaticatura propri di un bambino) e per le visioni fantastiche, che non per altro. E dicendo "altro" intendo i temi che l'autore vuole affrontare e proporre ai piccoli lettori, ossia la morte e la pedofilia.

Sì, perchè in realtà Alessandro, come si capisce tra le righe, è morto in un incidente e poi tra i personaggi che Italo e sua sorella incontrano nel viaggio verso la casa di Babbo Natale, in quel mondo di fantasia, ce n'è uno (lo zio Sfiga) che pur essendo già attempato vorrebbe obbligare la piccola Margherita a sposarlo e a restare con lui in eterno.

Forse questi temi, in particolare quello della pedofilia, non sono sufficientemente sviluppati o comunque non sono trattati in modo esauriente, sono solo sfiorati. Nulla vieta che sia stata questa l'intenzione dell'autore: trattare questi temi delicati in modo lieve, per proporli a dei bambini. 

Non so quanto sia riuscito nel suo intento e non so quindi se consiglierei la lettura del racconto a un bimbo. Però ribadendo che a me, da adulta, la storia è piaciuta, direi che se c'è un genitore interessato potrebbe leggerlo e poi decidere se è il caso o meno di farne partecipe il proprio figlio/a, perchè non tutti i bambini sono uguali, ognuno ha una sua sensibilità, una maturità maggiore o minore. 

In ogni caso io credo che possa andar bene non prima dei 6 anni.


Nota del 21/12/2013: non voglio svelare il finale ma ci tengo a specificare che il racconto si conclude piuttosto serenamente, se no magari si può pensare ad una storia troppo triste, quindi rassicuro i potenziali lettori. E poi ci sono anche passaggi spassosi e fantasiosi :-)





<< Babbo Natale si era portato via Alessandro, ne ero sicuro! Forse il nonno non voleva dirmelo, forse non lo sapeva nemmeno. Forse Babbo Natale, per non fare preoccupare mamma e papà aveva lasciato un bigliettino che diceva che Alessandro era partito per un lungo viaggio. Io però lo sapevo... Avevo voglia di piangere. Ho abbracciato di nuovo il nonno per nascondermi. Alessandro in fondo non era così cattivo, io gli volevo bene... Volevo che tornava, ma come facevo? Dovevo aspettare un anno intero per chiedere di nuovo a Babbo Natale di farlo tornare? Per tutto quel tempo? E poi chissà dove stava adesso...>>


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venerdì 8 novembre 2013

I venerdì del libro (153°): LE LUCI DI SETTEMBRE

Cara Lilli,

per l'appuntamento consueto con i libri del venerdì (iniziativa di HomeMadeMamma) ti parlo di un altro dei romanzi scritti da Carlos Ruiz Zafon prima de "L'ombra del vento", ossia quando scriveva principalmente libri per ragazzi: si tratta di LE LUCI DI SETTEMBRE.

Il genere è sempre fantasy con un tocco di horror (scene un pò macabre qua e là e atmosfere cupe e sinistre), cioè quello in cui Zafon riesce davvero bene ad esprimere la sua vena artistica.

A me questo romanzo è piaciuto molto, c'è qualcosa che davvero prende nella trama, forse perchè la storia d'amore del passato che è alla base di tutto il susseguirsi degli avvenimenti (normali e paranormali) è di quelle che lascia il segno, man mano che viene svelata al lettore e si va ad intrecciare con una nuova storia d'amore, se non addirittura con altre due nuove storie.

Le vicende sono ambientate nella Francia degli anni '30. 

Morendo improvvisamente, Armand Sauvelle ha lasciato sua moglie Simone e i due figli Irene e Dorian nelle mani dei creditori e senza un soldo. Per tirarsi fuori dalla miseria la famiglia Sauvelle si trasferisce nel piccolo paese di Baia Azzurra, in Normandia, dove Simone ha trovato un posto da governante a Cravenmoore, la dimora di Lazarus Jann, ricco proprietario di una fabbrica di giocattoli.

Il signor Jann vive con la moglie, gravemente malata e segregata nelle sue stanze, e con la giovane domestica Hanna. Egli si dimostra un uomo piuttosto bizzarro e la sua casa, un'enorme villa dall'aspetto sinistro, è disseminata di congegni strani e curiosi, robot, giocattoli molto particolari e piuttosto inquietanti.

In questo ambiente e nel bosco circostante, naturalmente tetro quanto basta da far spavento al calar della sera, si svolgono la maggior parte dei fatti a cominciare dalla drammatica e inspiegabile morte della povera Hanna.

Irene Sauvelle, con l'aiuto di Ismael (il cugino della ragazza morta) indagherà sull'accaduto e si troverà al centro di un'intrigo che la toccherà molto da vicino, fino a minacciare la sua famiglia, e la cui soluzione sembra impossibile senza il sacrificio di altri esseri umani.

Non svelo altro, se no toglierei il gusto della lettura a chi volesse immergersi in questa storia e godersi qualche ora di astrazione dalla realtà.

Ho scoperto su wikipedia che Zafon non era convinto della buona riuscita di questo romanzo tanto è vero che, dopo averlo scritto nel 1995, lo ha revisionato per una nuova edizione nel 2008. In Italia è arrivato nel 2011. 

Non so se mi sarebbe piaciuto altrettanto nella sua iniziale versione, ma ti ripeto che così com'è adesso Le luci di Settembre mi ha coinvolto e mi ha convinto.



<< Da quella notte ho saputo che un giorno, non importava quando, sarebbe giunto il nostro momento. Che in un luogo lontano le luci di settembre si sarebbero accese per noi e che, stavolta, non ci sarebbero più state ombre sulla nostra strada. Stavolta sarebbe stato per sempre.>>

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venerdì 18 ottobre 2013

I venerdì del libro (150°): IL PRINCIPE DELLA NEBBIA

Cara Lilli,

oggi partecipo all'iniziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un romanzo che ho letto a dire il vero l'anno scorso: IL PRINCIPE DELLA NEBBIA, il primo lavoro di Carlos Ruiz Zafon risalente al 1993, quando era ancora lontano il tempo del mio amatissimo L'ombra del vento, che è quello che gli ha dato la fama a livello mondiale. 

Questo romanzo è diretto ad un pubblico giovane, così come anche gli altri tre scritti da Zafon negli anni '90 (e cioè Il palazzo della mezzanotte, Le luci di settembre e Marina).

Io ho letto tutti i libri di Zafon pubblicati finora, quindi penso di poter dire con cognizione di causa che, pur essendo riconoscibilissimo lo stile dell'autore del cosiddetto ciclo del Cimitero dei libri dimenticati, qui si nota la mano un pò più lieve, la storia un pò meno complessa, il taglio più prettamente fantasy.

Ambientato in Spagna nel 1943, durante il secondo conflitto mondiale, il libro parla di un tredicenne (Max) che con la sua famiglia si trasferisce in un paesino sulle sponde sull'oceano Atlantico dove accadono cose piuttosto strane. 

Ad esempio, sul retro della vecchia casa in cui la famiglia Carver va a vivere c'è un giardino pieno di statue di pietra che a volte sembrano cambiare espressione o posizione. In particolare ce n'è una che rappresenta un pagliaccio con un ghigno inquietante.

Max e sua sorella maggiore Alicia conoscono Roland, un ragazzo del luogo, nipote del vecchio guardiano del faro. Insieme, i tre scopriranno il mistero che si cela dietro quelle strane statue e riporteranno alla luce la storia di un uomo che si faceva chiamare "Dottor Cain" e prometteva di realizzare qualsiasi desiderio in cambio di obbedienza assoluta. Storia indissolubilmente legata a quella del vecchio inquilino della casa in cui sono andati a vivere Max e Alicia con la loro famiglia.

Tra fantasmi del passato e prove di coraggio, il libro avvince discretamente e mantiene un buon livello di tensione fino alla fine, regalando anche momenti di genuina tenerezza con la storia d'amore tra Alicia e Roland.

Pensato, come dicevo, per giovani lettori, Il principe della nebbia può essere tranquillamente apprezzato anche dagli adulti, se (come me) sono amanti del genere fantasy-avventuroso.
 


<<Fu allora che qualcosa lo fece girare inducendolo a guardare di nuovo il quadrante annerito dell'orologio della stazione. Lo osservò attentamente e si accorse che c'era qualcosa che non andava. Ricordava perfettamente che all'arrivo alla stazione l'orologio indicava che le dodici erano passate da mezz'ora. Adesso le lancette segnavano le dodici meno dieci. [...] L'orologio non era rotto; funzionava perfettamente, con un solo particolare: andava al contrario.>>  


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venerdì 30 novembre 2012

I venerdì del libro (109°): LA COLLINA DEI CONIGLI

Cara Lilli,

per questo appuntamento con il Venerdì del Libro di HomeMadeMamma voglio parlarti di un romanzo che è stata la lettura condivisa col GdL Bryce's House per il mese di novembre: LA COLLINA DEI CONIGLI di Richard Adams (del 1972).

Confesso la mia ignoranza: prima che la scorsa estate venisse indetto il sondaggio per scegliere i libri per l'autunno del Gruppo di Lettura io davvero non avevo mai sentito parlare di questo romanzo.

Adesso che l'ho letto devo dire che lo consiglierei senz'altro. Ai ragazzi, innanzitutto, ma anche ai grandi, perchè questa storia ambientata nel regno animale ha uno stile e uno spessore che sicuramente può regalare momenti appassionanti anche a noi adulti.

I conigli protagonisti del libro hanno di buono di non essere antropomorfi, cioè non hanno i vestiti e non vivono in casette con i mobili e gli elettrodomestici (come invece accade spesso nei fumetti o nei cartoni animati). Sono conigli in tutto e per tutto, proprio come quelli che noi conosciamo nella realtà, sebbene poi leggendo delle pagine può accadere quasi di dimenticarsi che si tratta di conigli e non di persone, specie visto i dialoghi così ben articolati.

Dico "hanno di buono" perchè credo che l'umanizzazione degli animali non sempre porti dei benefici in termini letterari, come se si perdesse un'occasione per cercare di far vedere le cose del mondo dal punto di vista degli animali in quanto tali, appunto.

Comunque, in breve posso riassumere la storia così: in fuga da una conigliera a rischio di distruzione, un gruppo di conigli vive una serie di avventure che li porteranno ad una nuova dimora e ad un nuovo inizio.

Ogni coniglio ha la sua personalità, che ben si distingue da quella degli altri: Adams riesce a caratterizzare bene i personaggi, dall'intelligente al coraggioso, al timoroso, al lungimirante, allo scherzoso...fino a colui che è deputato a fare il capo, per le sue qualità di organizzatore, per la sua capacità di dare sicurezza ed essere di sprone per gli altri. 

Il senso della comunità, di quanto valga l'essere uniti e il fidarsi l'uno dell'altro, senza prevaricazioni e ingiustizie, pervade il romanzo.

Una cosa carina nata dalla fantasia dell'autore è che i conigli parlano una loro lingua, il lapino, per cui poi Adams riporta la traduzione in delle note a piè di pagina quando capita che lasci nel testo dei termini in questa immaginaria lingua originale.

Insomma, a me il libro è piaciuto. E mi sembrava proprio di vederli davanti agli occhi Moscardo, Quintilio, Parruccone, Kaisentlaia e tutti gli altri.

E ti dirò che mi sono fatta un sacco di risate con il gabbiano Kehaar che diviene loro amico e che li aiuta, il quale si esprime in una lingua non ben definita...che ricorda vagamente il tedesco parlato da chi vuole fare la caricatura di un tedesco...non so se mi sono spiegata :-) e che, quando dice che tornerà a far visita ai suoi amici conigli, aggiunge che spera di trovare tanti piccoli "Parrucchini" alludendo ai futuri figli di Parruccone :D



<< Il vento si fe' teso e di lì a poco, a mille a mille, le foglie dei faggi riempivano i fossi, le cavità del terreno, e facevano giostre e mulinelli per le rbose deserte distese. Sottoterra, la storia seguitava.>> 


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venerdì 22 giugno 2012

I venerdì del libro (89°): WILSON TESTAMATTA

Cara Lilli,

ho scritto poco in questi giorni scorsi, il tempo è volato ed è di nuovo venerdì: oggi mi dedico al consueto appuntamento con l'iniziativa letteraria di HomeMadeMamma, poi ti scriverò prossimamente un bel pò di cosette di vario genere che ho fatto e vissuto nell'ultima settimana o poco più.

Intanto, ecco la mia proposta per una buona lettura, stavolta più specificamente una proposta indirizzata ai ragazzi: si tratta di WILSON TESTAMATTA di Mark Twain.

Io l'ho trovato tra i libri "giovanili" di mio marito, quelli che conserva dai tempi della scuola, e mi ha incuriosito: ebbene, mi è piaciuto e sono contenta di aver così approcciato un autore importante come Twain che finora conoscevo solo di fama.

La storia è ambientata nella prima metà dell'800 in una cittadina sulle rive del fiume Mississipi dove vive una comunità di famiglie più o meno benestanti, quasi tutte in possesso di schiavi negri (i quali parlano una lingua tutta loro, fatta di errori di grammaticali ed espressioni curiose e divertenti). E' in questa cittadina che giunge in un giorno d'inverno del 1830 un giovane avvocato in cerca di fortuna, David Wilson, con una ossessiva passione per le impronte digitali, che verrà soprannominato quasi subito "Testamatta" per via di un episodio che lo ha fatto apparire stravagante agli occhi degli abitanti del luogo.

Nelle pagine di questo romanzo si snoda una storia in cui Wilson Testamatta sembra essere per buona parte poco più di una comparsa ma che invece pian piano lo vedrà assumere un ruolo di primaria importanza nell'ultimo atto  di un intrigo assai curioso e ben congegnato che ruota intorno alla figura di Roxanne, una schiava negra che fa di tutto per assicurare al suo figliolo una vita migliore della sua e che col suo agire cambierà il destino di più persone.

E' un testo scritto in modo scorrevole e posso dire che lo consiglierei ai ragazzi delle scuole medie...ma ciò non significa che non possano gradirlo anche i grandi ;-) infatti, come scrivevo all'inizio, a me è piaciuto e mi ha regalato delle ore di svago.



<< Il signor David Wilson, giovane di origine scozzese [...] aveva venticinque anni, un'educazione superiore e una laurea in legge conseguita un paio di anni prima presso un'Università dell'Est. [...] Se non fosse stato per una sua infelice osservazione, sarebbe certamente riuscito a fare rapidamente carriera a Dawson's Landing. Ma pronunciò quella frase fatale proprio il girono del so arrivo in città e così fu bollato.>>

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(post originale)

venerdì 27 aprile 2012

I venerdì del libro (82°): IL MULINO DEI DODICI CORVI

Cara Lilli,

oggi, seguendo l'iniziativa di HomeMadeMamma, voglio tornare a parlarti di un genere letterario che amo moltissimo, il fantasy, con un romanzo di Otfried Preussel: IL MULINO DEI DODICI CORVI.

Lo ebbi in dono per Natale nel 1989 da mio fratello (già sai della tradizione per cui lui mi regala un libro ogni Natale, no?) e dopo averlo letteralmente divorato all'epoca non lo avevo più letto fino a qualche tempo fa. Ebbene, rileggerlo a distanza di più di vent'anni è stato davvero bello, Lilli, l'ho come "riscoperto".

La storia, ambientata in Sassonia, è quella di un ragazzo orfano, Krabat, che arriva quasi come per un destino prestabilito in un mulino nella palude di Kosel dove cercano un lavorante. Egli capirà ben presto che non si tratta di un mulino come tutti gli altri, qui accadono cose strane e inspiegabili. 

Krabat, insieme ad altri 11 garzoni, vivrà giorni di duro lavoro in un'atmosfera particolare, fino ad arrivare a scoprire che il mulino non è altro che una scuola di magia nera, dove il rude mugnaio insegna "l'arte delle arti" che consente a chi la sa usare di acquisire un potere immenso.

L'amicizia sincera con alcuni degli altri garzoni, il sentimento d'amore nascente per la Kantorka, una ragazza del coro del paese vicino, il rapporto conflittuale col mugnaio-maestro scandiranno il dipanarsi della vicenda, con un Krabat che prenderà sempre più coscienza dell'importanza della libertà e dei sentimenti puri e genuini, al di là di ogni potere e ricchezza materiale.

La classica lotta tra il Bene e il Male, si: come accade spesso anche nei romanzi di Ende, autore che sai amo tanto, tutto ruota intorno a questa contrapposizione.  

Preussel scrive in modo lineare e incisivo, ti fa sentire parte della storia. E infatti nella quarta di copertina si legge: "dopo aver immerso il lettore nella cupa atmosfera della magia usata a scopi malvagi, lo fa riemergere alla luminosità del sentimento".

Un romanzo davvero bello che consiglio non solo ai ragazzi ma anche agli adulti che come me amano perdersi in un mondo un pò fantastico ma comunque in qualche modo specchio della realtà, con insegnamenti e valori senza tempo.


 <<Quanto più si avvicinava l'inverno, tanto più i giorni e le notti passavano lentamente, almeno così sembrava a Krabat. Dalla metà di novembre aveva spesso la sensazione che il tempo si fosse fermato. Di tanto in tanto, quando non c'era nessuno nelle vicinanze, si assicurava di avere ancora l'anello di capelli che gli aveva regalato la Kantorka. Non appena lo toccava nella tasca interna della sua camicia, sentiva nascere in sè una grande fiducia. "Andrà tutto bene", si diceva allora. "Andrà tutto bene.">>

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