Cara Lilli,
oggi stavo ripensando a vari film che sarei felice di rivedere. Si tratta di pellicole che mi sono piaciute ma che non vedo da parecchio tempo.
Io sono solita riguardare di tanto in tanto i film che amo, il che non è poi una cosa strana perchè lo facciamo un po' tutti, no? E' come ritrovare vecchi amici, sentirsi a casa. Perchè anche un film può essere "casa" e te ne ho scritto un po' di anni fa, ricordi?
E pensa che ti ripensa, ho realizzato che ci sono film che ho visto tante, anche tantissime volte, ma che ce n'è uno solo, uno solo in vita mia che ho visto due volte di seguito.
Nel senso che è iniziato, l'ho guardato tutto fino alla fine e, nel giro di pochi minuti, l'ho rimesso daccapo e l'ho rivisto tutto quanto.
Questo film è FUGA PER LA VITTORIA di John Houston, datato 1981.
Era una sera dell'inverno del 1987 (ricordo con precisione l'anno perchè è stato allora che papà comprò il primo videoregistratore e quello era uno dei primi film che registravamo), io avevo 13 anni e mezzo. Mio fratello doveva uscire con degli amici e mi lasciò l'incarico di registragli questo film che davano in TV.
Non lo avevamo mai visto, nè io nè lui.
Lo trasmettevano su una rete commerciale, per cui era inframezzato da parecchi intervalli pubblicitari. Lo guardai tutto, dal primo all'ultimo minuto, per poter staccare e riattaccare la registrazione al momento delle pubblicità.
Mi piacque. Anzi, di più. Mi appassionò. Complice anche il fatto che io stavo in quel periodo scoprendo in me un amore sviscerato per il calcio [e per un allora giovanissimo Paolo Maldini.... ma questa è un'altra storia ;) ], fui così presa da quella storia che, quando mio fratello rientrò che era appena finito il film, lo convinsi a vederlo quella sera stessa, pur se era ormai molto tardi. E io lo rividi con lui, daccapo, fino al termine.
Quella notte dormii un paio di ore in meno, ma non me ne pentii affatto :)
Non è un capolavoro, ne sono consapevole. Forse è anche un po' retorico e sfrutta dei luoghi comuni, come ha scritto il critico Morandini, citato sul sito Mymovies. Ma un film può avere tanti motivi per entrare nel cuore e per restarci. Al di là dell'essere o meno un capolavoro, appunto.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando...
Sylvester Stallone, che pure io non amo solitamente come attore, Michael Cane e Max Von Sydow, con l'apporto del grande Pelè e di altri calciatori professionisti mi hanno fatto amare questa storia. Mi hanno fatto emozionare, come se alla fine ci fossi stata anche io lì, in campo a Parigi, a giocare quella che non è una partita di calcio ma una sfida per la libertà.
E ancora oggi, nel rivedere le immagini del finale, mi riscopro sulle spine, partecipe, fiera di essere dalla parte degli Alleati...
ALLERTA SPOILER!!!
Quando il portiere della squadra degli Alleati para il rigore (fasullo) che avrebbe dato al vittoria ai tedeschi io esulto immancabilmente come se vedessi la scena per la prima volta!
Perchè quello che sulla carta è solo un pareggio, è stato ottenuto lottando in campo con le unghie e con i denti ed è in realtà più di una vittoria.
Perchè i giocatori Alleati avrebbero potuto fuggire nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo e non lo hanno fatto, perchè hanno capito che non solo per loro stessi, ma per le migliaia di spettatori nello stadio e per tutto il popolo oppresso dall'occupazione nazista era una rivincita psicologica troppo importante.
Perchè hanno avuto il coraggio di non scappare...
Io sono solita riguardare di tanto in tanto i film che amo, il che non è poi una cosa strana perchè lo facciamo un po' tutti, no? E' come ritrovare vecchi amici, sentirsi a casa. Perchè anche un film può essere "casa" e te ne ho scritto un po' di anni fa, ricordi?
E pensa che ti ripensa, ho realizzato che ci sono film che ho visto tante, anche tantissime volte, ma che ce n'è uno solo, uno solo in vita mia che ho visto due volte di seguito.
Nel senso che è iniziato, l'ho guardato tutto fino alla fine e, nel giro di pochi minuti, l'ho rimesso daccapo e l'ho rivisto tutto quanto.
Questo film è FUGA PER LA VITTORIA di John Houston, datato 1981.
Era una sera dell'inverno del 1987 (ricordo con precisione l'anno perchè è stato allora che papà comprò il primo videoregistratore e quello era uno dei primi film che registravamo), io avevo 13 anni e mezzo. Mio fratello doveva uscire con degli amici e mi lasciò l'incarico di registragli questo film che davano in TV.
Non lo avevamo mai visto, nè io nè lui.
Lo trasmettevano su una rete commerciale, per cui era inframezzato da parecchi intervalli pubblicitari. Lo guardai tutto, dal primo all'ultimo minuto, per poter staccare e riattaccare la registrazione al momento delle pubblicità.
Mi piacque. Anzi, di più. Mi appassionò. Complice anche il fatto che io stavo in quel periodo scoprendo in me un amore sviscerato per il calcio [e per un allora giovanissimo Paolo Maldini.... ma questa è un'altra storia ;) ], fui così presa da quella storia che, quando mio fratello rientrò che era appena finito il film, lo convinsi a vederlo quella sera stessa, pur se era ormai molto tardi. E io lo rividi con lui, daccapo, fino al termine.
Quella notte dormii un paio di ore in meno, ma non me ne pentii affatto :)
Non è un capolavoro, ne sono consapevole. Forse è anche un po' retorico e sfrutta dei luoghi comuni, come ha scritto il critico Morandini, citato sul sito Mymovies. Ma un film può avere tanti motivi per entrare nel cuore e per restarci. Al di là dell'essere o meno un capolavoro, appunto.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando...
“Seconda guerra mondiale. In un campo di
prigionia tedesco, un gruppo di detenuti allenati da John Colby, famoso
giocatore della nazionale inglese, viene sfidato da un ufficiale delle truppe
naziste, il Maggiore Karl Von Steiner, a giocare una partita di calcio fra
prigionieri alleati e soldati tedeschi. L'idea di una sfida sportiva fra fronti
in guerra piace molto ai gerarchi nazisti, che decidono di far giocare la
partita in un importante stadio della Parigi occupata e di renderla un grande
evento di propaganda. Quando gli uomini interni al campo che lavorano
segretamente con le forze della Resistenza francese vengono a sapere
dell'evento, iniziano a pianificare, con l'aiuto della rude spia canadese
Robert Hatch, un grande piano di fuga.” (fonte www.mymovies.it)
Sylvester Stallone, che pure io non amo solitamente come attore, Michael Cane e Max Von Sydow, con l'apporto del grande Pelè e di altri calciatori professionisti mi hanno fatto amare questa storia. Mi hanno fatto emozionare, come se alla fine ci fossi stata anche io lì, in campo a Parigi, a giocare quella che non è una partita di calcio ma una sfida per la libertà.
E ancora oggi, nel rivedere le immagini del finale, mi riscopro sulle spine, partecipe, fiera di essere dalla parte degli Alleati...
ALLERTA SPOILER!!!
Quando il portiere della squadra degli Alleati para il rigore (fasullo) che avrebbe dato al vittoria ai tedeschi io esulto immancabilmente come se vedessi la scena per la prima volta!
Perchè quello che sulla carta è solo un pareggio, è stato ottenuto lottando in campo con le unghie e con i denti ed è in realtà più di una vittoria.
Perchè i giocatori Alleati avrebbero potuto fuggire nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo e non lo hanno fatto, perchè hanno capito che non solo per loro stessi, ma per le migliaia di spettatori nello stadio e per tutto il popolo oppresso dall'occupazione nazista era una rivincita psicologica troppo importante.
Perchè hanno avuto il coraggio di non scappare...
E quel cancello dello stadio che si spalanca sotto la spinta della folla degli spettatori, che nascondono tra loro i giocatori Alleati e li coprono con cappotti e cappelli per mascherarli e farli fuggire, è un'immagine bellissima, accompagnata da una colonna sonora trascinante.
Uno dei finali preferiti in assoluto, tra i film che amo.