AVVISO AI LETTORI:

AVVISO AI VISITATORI: Questo blog è "migrato" da Myblog a Blogger il 1° ottobre 2012. Ho trasferito una parte dei vecchi post in questa nuova "sede", ma chi volesse saperne di più di me, di Lilli e del nostro "passato" può andare a dare un'occhiata QUI

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domenica 6 settembre 2020

Karaoke

Cara Lilli,

in questa domenica di fine estate ritorno a far capolino sul blog e lo faccio perchè, pur se la stagione estiva non è ufficialmente terminata e pur se manca ancora un po' anche al rientro a scuola (qui da noi la campanella suonerà il 24 settembre, non il 14), ho già quella sensazione di passaggio da un periodo all'altro dell'anno.

Mi fa piacere, quindi, ripercorrere con la mente queste settimane passate, ritornare col pensiero a quelli che sono stati i momenti salienti con le uscite, le gite fuori porta che già nel post di Ferragosto ti dicevo di come quest'anno per scelta di prudenza hanno preso il posto della nostra classica settimana al mare, ma anche i momenti casalinghi di relax.

E in definitiva posso dire che non siamo stati male, anzi. 

Mentirei se ti dicessi che non spero di fare nuovamente vacanze in tutta sicurezza al mare fuori come gli anni scorsi e in particolare come l'anno scorso, quindi tornando nella mia amata San Benedetto del Tronto, dove sia io che mio marito che i monelli siamo stati benissimo.

Ma, davvero, non è stata una brutta estate. Voglio vederla in positivo perchè il postivo c'è stato, nonostante la mia pressione bassa che non mi molla mai in questa stagione, nonostante le limitazioni dovute al covid-19.

E scorrono, appunto, i ricordi come fotografie...


Lago Laceno (BAGNOLI IRPINO)  


Laghi di Monticchio (PZ)


La campana del Santuario del Santissimo Salvatore (Montella)

Come colonna sonora di questi e di altri scatti che rivedo nella mia mente, senza se e senza ma, non può che esserci la canzone che intanto qui da me merita il primo posto in quanto scelta dal monellino mio come sua preferita, esattamente come Calipso l'estate scorsa. 

Lui è così: ascolta, ascolta, ascolta... poi tac! Sceglie. E quando ha scelto niente lo smuove. Possono piacergli anche tanti altri brani, certamente, ma quello che ha scelto è la colonna sonora. E guai a chi lo contesta :-)


 
 
 

mercoledì 9 ottobre 2019

Calipso

Cara Lilli,

non sai quante volte in questi mesi passati ho immaginato di mettermi al pc e scriverti. Poi però mi mancava qualcosa, non avevo la giusta ispirazione. Mi mancava in qualche modo quello spirito che ha animato i miei tanti anni di blogging (più di 9, ormai).

Eppure di cose da raccontarti ne avrei avute, eccome.

Avrei potuto dirti della gioia e della commozione più pura nel vedere il monello allo spettacolo di fine anno scolastico prendere il microfono e, nel suo modo non del tutto chiaro ma comunque comprensibile, cantare il ritornello di "Ci vuole un fiore", mentre tutti gli altri alunni cantavano in coro alle sue spalle, e poi subito scappare via saltellando felice e tuffandosi nelle braccia della sua maestra :)

O dell'emozione di assistere ad un simpaticissimo musical, un adattamento in dialetto napoletano ispirato a "Tutti insieme appassionatamente", a conclusione del progetto scolastico di teatro durato 5 mesi. Emozione a dir poco sorprendente. Perchè tra le comparse c'era la monella. Vestita da baronessa, abito elegante color crema con gonna vaporosa, con tanto di ventaglio, cappellino e collana di perle al collo. Una donnina che con voce ferma e chiara, pur se col viso un po' nascosto dal ventaglio, ha recitato anche una battuta. E ha partecipato alla coreografia finale e poi ai saluti tutti insieme sul palco, con una musica in sottofondo che accompagnava il tutto, in un crescendo di gioia mista a quella sottile tristezza tipica di quando finisce una festa o comunque un evento tanto atteso e immaginato per mesi.

I miei monelli. Lì, sul palco del centro sociale l'uno e di un piccolo teatro l'altra, tra tutti gli altri loro coetanei, a testimoniare che si può cercare di andare oltre i limiti di un disturbo che ha tante sfaccettature e sfumature diverse. 
Perchè si possono avere delle belle sorprese lungo un percorso che, va detto, di per sè non è nè facile nè lineare. Proprio no. L'importante è non partire prevenuti, non dare nulla per scontato. E, se si è fortunati (e noi in questo lo siamo), trovare le persone giuste sul proprio cammino, che sono pronte a fare di tutto per sostenere chi ha bisogno di un aiuto e una spinta in più. Maestre, professori, terapiste, compagni di scuola.

Avrei potuto dirti, poi, di una vacanza al mare diversa dal solito. Nuova. Ma anche già conosciuta. Cioè: nuova sì, ma non per me. Nuova per i miei monelli. Nuova per me, mio marito e i monelli insieme.  

, dove per anni e anni, dall'adolescenza alla giovinezza, il mio cuore aspettava con ansia e gioia di tornare ogni agosto. dove avevo già portato con me il mio amore mentre eravamo ancora fidanzati, l'ultima volta nel 2003.

dove avevo già un ricordo in ogni angolo. E dove quest'anno ho potuto creare ricordi nuovi, diversi, particolari, bellissimi perchè condivisi con le tre persone più importanti della mia vita.

Mi è bastato affacciarmi dal balconcino del piccolo, accogliente hotel che ci ha ospitato sul lungomare di San Benedetto del Tronto... ed è stato subito casa, come se fosse passato solo un giorno e non 16 anni...



SAN BENEDETTO DEL TRONTO - foto privata

Perchè ci sono luoghi che senti tuoi più di altri e niente potrà cambiare questa certezza. 

Quando ripenso adesso a quella settimana di inizio agosto trascorsa, le immagini scorrono come scatti fotografici...


SPIAGGIA - foto privata

IL FARO - foto privata


LUNGOMARE - foto privata

... e in sottofondo, nella mia mente, c'è una canzone a fare da colonna sonora. Una sola, sempre la stessa. Che non è del mio genere preferito. Che non è dei miei cantanti preferiti. Anzi. Ma che è quella che il monello ci chiedeva di ascoltare ogni giorno, più volte al giorno, specie in spiaggia. 

Tutto è relativo. Io l'ho sempre sostenuto. E così anche una canzone che in altre circostanze non avrei amato, ora è tanto cara al mio cuore e mi strappa un sorriso nostalgico appena ne sento anche solo una nota... :)




E ce ne sono di cose da dirti ancora, Lilli.

Abbi solo un po' di pazienza.

mercoledì 27 marzo 2019

Casa

Cara Lilli,

chi ha letto una delle mie risposte ai commenti del post precedente saprà che poche ore dopo che lo avevo pubblicato ho avuto la notizia della morte della mia anziana zia di Spoleto, l'altra metà della coppia di zii da me tanto amati, che si è riunita in Cielo con zio che se n'era andato pochi anni fa.

Come allora, anche stavolta ho intrapreso un viaggio del cuore verso Spoleto.

Con mio fratello e mio nipote: tutto in giornata, andata e ritorno.

Mi sento fortunata. Sì, perchè paradossalmente se ho sofferto e soffro tanto per questa mancanza significa che ho molto amato e che sono stata molto amata.

Mi sento fortunata perchè quando ho abbracciato stretto stretto mio cugino, piangendo gli ho aperto il cuore dicendogli che anche se da tanto tempo manco da Spoleto, anche se sono lontani gli anni in cui, adolescente e poi giovane universitaria, era la mia meta prediletta appena avevo qualche giorno libero, ogni volta che arrivo lì e prima ancora di entrare in città vedo man mano Monteluco, poi la Rocca che si erge in tutta la sua bellezza, il Ponte delle Torri... mi sembra come di tornare a casa mia.

Mi sento fortunata perchè lui, mio cugino, stringendomi a sua volta commosso, mi ha detto "Ma questa è casa tua! Sempre. Anche ora che non ci sono più mamma e papà" (i miei zii).

Casa non è solo il luogo in cui viviamo, Lilli.  

Casa è ogni luogo in cui il nostro cuore sente di essere a casa.


mercoledì 16 gennaio 2019

Flashback: Galeotta fu una lampada ad olio

Cara Lilli,

oggi ero  al centro di riabilitazione (sulle cui vicende che pare stiano volgendo in positivo, finalmente, ti farò un aggiornamento a breve) e mentre aspettavo i monelli in sala di attesa chiaccheiravo con una delle mamme amiche.

E siamo finite a parlare dei nostri nonni, delle loro storie. 

Che te lo dico a fare: ricordi su ricordi. . .

Ed ecco che ho pensato di riproporre un mio vecchio post a chi tra gli amici blogger mi segue oggi e non mi seguiva ancora nel 2012 (ma anche a chi mi seguiva nel 2012 ma avrà molto probabilmente dimenticato quel post).

Storie come questa fanno sorridere il cuore, perchè l'amore ha tante vie, tanti modi per nascere e crescere e portare frutto.


lunedì 2 aprile 2012


Galeotta fu una lampada ad olio


Cara Lilli,


nell'era di internet e dei social network fa sorridere pensare che c'è stato un tempo in cui le persone si conoscevano e si innamoravano anche solo grazie ad una lampada ad olio. 


Era un giorno del 1920 e in un piccolo paese di montagna che si affaccia sulla Costiera Amalfitana uno dei figli del sindaco, che studiava medicina a Napoli, aveva invitato un giovane avvocato suo amico a trascorrere il pomeriggio a casa sua.  


Lo studente di medicina aveva ben 3 fratelli e 8 sorelle. Queste ultime restarono chiuse nelle loro stanze durante la visita del giovane avvocato, perchè avevano un pudore esagerato, dettato dalla disciplina e dalla mentalità del sindaco loro padre, che le teneva sotto strettissima sorveglianza. 


Tutte, tranne una. Una era diversa. Aveva un carattere allegro e indipendente, ma allo stesso tempo sapeva come prendere per il verso giusto suo padre, il quale, nonostante questo lato un pò "ribelle" della ragazza, non poteva fare a meno di preferirla alle altre figlie.


Quando cominciò a fare buio, il sindaco chiese che venisse portata una lampada ad olio. Tutte le ragazze erano in fermento, nessuna voleva farsi avanti, avevano vergogna di mostrarsi all'amico del fratello. A questo punto fu lei, la preferita del sindaco, a farsi avanti dicendo alle sorelle che erano delle sciocche e che non c'era nessun motivo di aver timore: prese la lampada ed entrò nella stanza dove l'ospite chiacchierava col padrone di casa.


Bastò uno sguardo tra lei e quello sconosciuto. Non ci furono parole, non ci fu una presentazione ufficiale in quel momento. Nient'altro che uno sguardo. Ma fu sufficiente ad entrambi perchè capissero che volevano rivedersi, volevano far parte uno della vita dell'altro.


Quando il giovane avvocato prese il coraggio di chiedere ufficialmente al padre del suo amico di poter frequentare quella sua figlia, si sentì rispondere che aveva il permesso di farlo in presenza sua o di qualche membro della famiglia. Ma allo stesso tempo il sindaco fu chiaro: la ragazza avrebbe lasciato la sua casa di origine solo per andare in sposa ad un uomo che potesse assicurarle un tenore di vita per lo meno uguale a quello in cui lui l'aveva fatta crescere. Il giovane avvocato avrebbe dovuto, quindi, prima affermarsi nella sua professione, avere uno studio avviato, con clientela scelta, e solo allora avrebbe avuto il consenso di sposare sua figlia.


Il sentimento del giovanotto era così forte e sincero che accettò quella condizione, pur sapendo che avrebbe comportato un'attesa molto lunga.


E infatti trascorsero ben 10 anni finchè il sindaco non si espresse favorevolmente alle nozze, 10 anni in cui l'avvocato si impegnò con tutte le sue forze, fece carriera e arrivò ad avere uno studio importante situato nella Galleria Umberto I di Napoli; 10 lunghi anni fatti di incontri ufficiali, ma anche di bigliettini segreti scambiati tra i due innamorati, lasciati magari nelle tasche dei cappotti o sotto i cuscini dei divani...di messaggi d'amore riferiti tramite persone amiche...di sogni...


Nel 1930 l'avvocato potè sposare finalmente la sua Bianchina (come amorevolmente la chiamava) e dalla loro unione felice nacquero 6 figlie. 


La primogenita si sposò nel 1961 con un amico di vecchia data divenuto poi un grande amore e dalla loro unione felice nacquero due figli. 


La secondogenita si è sposata nel 2006 con un ragazzo inizialmente visto solo come un amico e poi divenuto l'amore della sua vita  e dalla loro unione felice sono nati due figli: una monella riccoluta e un monello sognatore.


Se non ci fosse stata quella lampada ad olio galeotta, chi lo sa...forse oggi non sarei qui a scriverti, Lilli.

:-)



PS: nel 1920 avrebbero in teoria potuto usare già l'energia elettrica in casa, ma evidentemente o nel paesino ancora non c'era una rete elettrica o comunque si usavano ancora anche le lampade ad olio...ammetto di non sapere questo particolare, dovrò informarmi!


giovedì 15 novembre 2018

Il crodino con papà

Cara Lilli,

ci sono abitudini che assumono un'importanza maggiore del gesto in sè per sè, che vanno oltre

Ci sono abitudini che significano essere in sintonia, essere vicini. 

Ci sono abitudini che significano affetto. Grande, genuino.

Come quando la monella nel fine settimana è contenta di godersi di più il suo papà. E la vedi che freme in attesa che arrivi il momento in cui lui si prepara per andare a fare la spesa in grande, quella all'ipermercato in città, e la senti con la sua vocetta sorrident (perchè lei sorride anche con la voce, sì) chiedere in modo retorico:

"Voglio venire con te a fare al spesa?" :-)

E se ne vanno, tutti e due. Papà e figlia.

E poi tornano e lei racconta di come, dopo la spesa, si sono fermati al bar e hanno preso un crodino, che piace tanto ad entrambi. 

Così, con aria di candida complicità. 

Io sono così felice di questo, Lilli! Lo sono perchè so che lei porterà con sè per sempre questi pomeriggi del sabato di routine eppure così speciali col suo papà, come anche le attese nella pizzeria d'asporto di fiducia dove compriamo una volta a settimana pizze e patatine fritte per tutta la famiglia. E dove anche vanno sempre loro due, da soli. Con quelle cose che sono tutte loro: le canzoni da ascoltare in auto nel breve tragitto, il solito tavolino dove sedersi ad aspettare, le caramelle che vengono regalate alla monella dalla signorina che prende le ordinazioni al bancone.

Io non ho ricordi di questo tipo in particolare con mio papà, di gesti e abitudini tutte nostre ripetute a lungo nel tempo.

Ma ne ho altri, comunque. Forti e chiari. 

Lui mi ha iniziato all'ascolto della musica. Di tutta la musica. A cominciare da quella classica (qui), passando per quella jazz, per la canzone d'autore italiana e per quella classica napoletana.

Lui mi ha trasmesso (complice anche mamma) l'amore per la lettura. E per la scrittura.

Lui mi ha insegnato non a parole ma con i fatti come, con quale dignità e compostezza, si affrontano anni di malattia, sofferenze, perdita di autonomia.

Lui mi ha donato il sorriso più tenero e l'espressione più gioiosa di tutte le altre, anche di quella di mia madre, seduto sulla sedia a rotelle, con le braccia alzate al cielo in due occasioni: quando sono andata a salutarlo di ritorno dalla luna di miele e quando ha saputo dalla mia viva voce che aspettavo la monella.

Lui mi ha donato anche l'espressione più silenziosa e dolorosa e profondamente sconvolgente, l'ultima rivolta ad un suo familiare, la sera prima della notte dell'addio. Anche quello è stato un dono, per me. Come se il destino avesse voluto che io fossi l'ultima a guardarlo negli occhi, mentre era in quel letto d'ospedale,  e a dirgli "Ci vediamo domani, papà!".

Oggi sono 9 anni che lui se n'è andato. 

Ma lui c'è. Ecco tutto.


mercoledì 31 ottobre 2018

Trapunte

Cara Lilli,

immagina la scena: poco fa in cameretta, io e la monella...

"Mamma, questa è la tua trapunta vero? Quella di quando eri ragazza e stavi a casa con nonno e nonna".

"Sì, è proprio quella. Lo sai, no? Non è mica il primo anno che la mettiamo sul tuo letto!"

"E' bella".

"E' bello soprattutto che ora sia tu a dormire al calduccio con lei, proprio come ci dormivo io anni fa!" 

Perchè io amo queste cose. Amo che ciò che è stato parte della mia vita ora sia parte della vita di mia figlia, così come quello che è stato parte della vita dei miei genitori sia parte della mia, come il copriletto trapuntato che uso sul lettone mio e del mio amore.

Sono solo oggetti, è vero. Questi qui come altri che conservo. Ma rappresentano qualcosa di importante, ben al di là del loro valore materiale: sono il segno tangibile della continuità, del calore, dell'amore familiare che passa da una generazione ad un'altra.

Mi mancano, mamma e papà. Mi mancano sempre, anche se col tempo, con gli anni il dolore del distacco ha assunto sfumature diverse che non so spiegare a parole, che si fondono tra loro nella vita quotidiana e si intrecciano a tutto ciò che faccio e che dico e che penso.

Vorrei che un domani, quando non ci saremo più, i monelli pensassero a me e mio marito come io penso ai miei genitori, sentendoci presenti e riconoscendoci lì dove nessun altro ci vedrebbe mai. 

venerdì 27 luglio 2018

Il mare ci attende

Cara Lilli,

puntuale anche quest'anno (giorno più giorno meno) è arrivato il momento di chiudere trolley, borsoncini, beauty-case e borse con cianfrusaglie varie in quantità tale da far sembrare che stiamo partendo per un viaggio intorno al mondo, mentre in realtà si tratta solo di una breve settimana al mare ;-) 

Domani mattina si va. 

I monelli scalpitano, come è ovvio. E io e mio marito speriamo che il trend positivo degli ultimi paio di anni si confermi e questa vacanza ci consenta di rilassarci un pò senza dover ammattire dietro ai pargoli suddetti (che poi, chiamare pargola la monella che va ormai per gli 11 anni comincia proprio ad essere fuori luogo!).

Il mare ci aspetta, dunque. Insieme all'albergo che ci vede ospiti fissi dal 2008 ormai: i due fratelli proprietari e i loro familiari ne hanno viste di cotte e di crude, quando i tempi (leggasi i monelli) erano un pò (un pò tanto) meno tranquilli e facili da gestire... e nonostante tutto ci accolgono ogni anno con affetto e simpatia. 

O forse dovrei dire: proprio per questo ci accolgono così. Perchè non solo siamo clienti e coi tempi che corrono avere clienti fissi per chi ha un'attività è importantissimo, ma anche perchè ci conoscono così bene e hanno visto i monelli crescere e hanno gioito con noi dei loro progressi. 

ll monello addirittura lo hanno conosciuto nel mio pancino quando nel 2010 ero incinta di 4 mesi :-)

E allore si parte, Lilli. Ci ritroviamo qui al nostro rientro!


Immagine presa dal web

lunedì 23 luglio 2018

Flashback: I viaggi del cuore (2014)

Cara Lilli,

in questo stesso giorno di 4 anni fa ho scritto e pubblicato un post. 

Uno di quelli che sono un pezzo del mio cuore

Forse chi tra gli amici blogger mi seguiva già allora e mi segue ancora tuttoggi lo ricorderà, ma magari sarà contento di rileggerlo. E poi ci sono nuovi amici che si sono aggiunti cammin facendo e a me fa piacere condividerlo anche con loro.

Perchè certe emozioni forti, vere, non passano mai. Restano indelebili dentro e quado vengono a galla è come riviverle di nuovo...


mercoledì 23 luglio 2014


I viaggi del cuore

Cara Lilli,

ci sono volte in cui quando sali in auto e parti, il viaggio che comincia non è solo fisico.

Ci sono viaggi che il cuore fa insieme al corpo, ma anche oltre il corpo stesso. Perchè si sa che il cuore ha percorsi tutti suoi, che nessuna autostrada potrà mai circoscrivere.

Ho fatto un viaggio del cuore l'altroieri.

Sono partita quasi di corsa, senza averlo programmato se non giusto un paio di ore prima. I viaggi del cuore spesso sono così: improvvisi, seguendo l'impulso del momento. 

Mio marito si è preso un pomeriggio libero al lavoro per restare a casa con i monelli.

E mentre io raggiungevo mio fratello e mia cognata e proseguivo poi con loro, libera dall'incombenza di dover guidare, ho potuto lasciare che il cuore corresse per conto suo.

Verso Roma, poi Orte, poi l'Umbria e l'amata Spoleto...

Il mio cuore è andato avanti, mentre io, seduta nell'auto di mio fratello che pure macinava chilometri, non ruscivo a stargli dietro. 

Ma tanto  il mio cuore conosceva bene la strada, dopo averla fatta un sacco di volte nei miei anni giovani. Non poteva sbagliare per nessuna ragione al mondo.
E non parlo delle gite di famiglia, no. Parlo dei viaggi miei. Miei e basta. Quando partivo e mi rifugiavo a Spoleto dai miei zii. Dopo l'esame di maturità, ad esempio, o dopo tanti esami universitari. Per una pausa, un momento di pace, un momento di svago, di affetto grande. 

Anzi, la prima volta avevo 9 anni. Una settimana intera da sola con gli zii. Indimenticabile. 

Per tanti anni sono stata in quella che era la loro casa di allora, un pò fuori mano, con un prato enome intorno, in cui troneggiava un salice piangente che ha fatto ombra a tanti miei pensieri adolescenziali, che ha ascoltato tanti miei sussurri di ragazza innamorata o tanti dubbi e paure tipiche di quell'età.

E il campo dietro la casa....grande, un pò scosceso, coltivato da mio zio prima nel tempo libero dal lavoro, poi con più continuità dopo la pensione anticipata.

Mio zio. Il mio zione un pò orso, ma in senso buono. Poco incline per troppo pudore alle manifestazioni d'affetto, proprio il contrario di me, ma che proprio in me diceva di aver trovato la figlia femmina che non aveva avuto. Lui, padre di due ragazzoni belli, grandi e grossi.

Quante ore passate con gli stivaloni di gomma ad innaffiare la lattuga (e a cercare le lumache che vi si nascondevano tra le foglie!), a cogliere la frutta, a dar da mangiare alle galline. Io e lui.

E quante ore a passeggio per Spoleto, con lui che amava fare da cicerone. Io e lui.

Poi la casa è cambiata, più vicina al centro abitato, meno affascinante della casa di campagna, ma ugualmente bella perchè c'era lui lì, insieme a zia. E io ci tornavo sempre con lo stesso amore e la stessa gioia.

E tu lo sai bene, Lilli, che in quella casa, la seconda, ci sono stata anche con il mio amore, di ritorno dalla luna di miele, perchè zio non era potuto venire al nostro matrimonio per evitare strapazzi al suo cuore ballerino e discolo. 

Da quando sono arrivati i monelli ci sono state più telefonate che viaggi. Ma ogni volta era comunque una cosa bellissima parlare con lui, che mi diceva sempre che la sua casa per me, per la famiglia che mie ero creata, era sempre aperta.

Tenero, zio. Schivo, ma tanto tenero.

Ci siamo voluti un bene immenso, io e lui.

E l'altroieri, quando l'auto con me dentro è arrivata davanti casa sua, il mio cuore era già lì da un pezzo. Corre veloce il cuore quando si tratta di andare da chi si ama.

Stavolta non c'era zio a darmi il benvenuto sulla porta, col suo sorriso mite e dolce, simile a quello del mio papà. Il mio cuore lo sapeva ma egualmente non voleva crederci.

Questo viaggio del cuore si è concluso in modo molto diverso da tutti quelli che ci sono stati negli anni addietro. Con un dolore lancinante che non credevo che avrei più provato dopo la perdta dei miei genitori.

Ma lui era il mio zio speciale. 

E adesso ho un altro angelo custode, ne sono certa.

mercoledì 20 giugno 2018

La più grande "mela" della Terra

Cara Lilli,

se casomai ti stessi domandando chi sia la "mela" del titolo... sappi che sono io.

Perchè "Mela" è il soprannome che mi ha dato mio fratello, più grande di me di quasi 6 anni, fin da quando ero bambina.

Oggi è vero che tutta l'attenzione è catalizzata sull'inizio degli esami di maturità, ma io invece mi sono ritrovata a ripensare agli esami di terza media perchè stamattina la figlia di una mia carissima cugina ha sostenuto l'orale proprio della licenza media. E mi è tornato in mente un particolare del mio esame. 

Sono corsa a rovistare nei miei ricordi, tra quaderni, diari segreti, diari scolastici, lettere e cartoline. Quelli che quando mi sono sposata mi sono portata dietro per non separarmene mai.

E l'ho trovata. 



La busta rossa un pò sbiadita dal tempo (sono passati pur sempre 31 anni, eh!) con su la scritta : ALLA PIU' GRANDE MELA DELLA TERRA!!!

La mattina del mio esame orale di terza media, il 17 giugno 1987, mi svegliai e quasi mi prese un colpo perchè nella penombra intravidi qualcosa che penzolava sopra il mio letto: era questa busta rossa, attaccata con dello scotch (che si può vedere pure nella foto) ad un filo legato e teso tra la maniglia della finestra alla destra del letto e un pomello dell'armadio alla sinistra sempre del letto.

Il mio fratellone mi aveva fatto una sorpresa, posizionando tutto questo armamentario di notte, mentre io dormivo (tipo ninja... perchè lo fece senza farmi svegliare!), con lo scopo di dirmi IN BOCCA AL LUPO per il mio esame.

Mi scrisse che era ammirato di come io fossi calma, mentre lui a suo tempo era stato agitatissimo, ma aggiunse anche che la differenza tra noi era che io sapevo di avere studiato bene e di avere ottimi voti già nei tre anni di scuola media, mentre lui come al solito aveva studiato solo il minimo indispensabile e si sentiva impreparato.

Mi scrisse che gli sembrava il giorno prima che ero nata e che invece in quei giorni mi guardava e mi vedeva già quasi quattordicenne e non se ne capacitava.

Mi scrisse anche di ricordarmi che tra quelli che mi volevano bene in graduatoria, dopo mamma e papà, c'era lui.

Capirai, Lilli, che fu un piccolo-grande dono che apprezzai moltissimo. Una di quelle cose che ti restano nel cuore per sempre.

E il fatto che io abbia conservato gelosamente quella lettera fino ad oggi lo dimostra :)



PS: i monelli oggi hanno ritirato le loro pagelle... ma di questo e di altre cose belle ti scriverò in un post a parte ;)

PS 2: mi scuso tanto se non riesco ad essere presente come vorrei su tutti i miei blog amici in questo periodo, ma sono giorni particolari, come sempre ogni anno quando finisce la scuola e orari e abitudini quotidiane vengono un pò stravolti... ma conto di passare qua e là ogni volta che potrò!

venerdì 30 marzo 2018

Essere famiglia

Cara Lilli,

non si dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. E' innaturale, è inconcepibile.

Ieri ero in una chiesa colma fino all'inverosimile e insieme a tutta quella gente ho ascoltato con le lacrime agli occhi e il cuore in gola le parole di un padre che dall'altare ha salutato suo figlio, un ragazzo di 16 anni, che nel pieno della sua giovinezza è venuto a mancare all'improvviso. Lo ha salutato e ha ringraziato  i presenti e lo ha fatto con chiarissimo dolore ma anche con una dignità, una compostezza, una profondità che ha commosso e colpito tutti.

Quel padre è uno dei miei cugini. Di quei miei cugini con cui sono cresciuta come se fossimo fratelli e sorelle. Dodici cugini figli di sei sorelle, sparsi per l'Italia e una anche oltre oceano. 

La nostra storia è fatta di ricordi meravigliosi e di affetto grande. E la nuova generazione è il prolungamento di quella storia. I nostri figli, anche se molto spesso distanti tra loro fisicamente, stanno crescendo con in cuore lo stesso nostro sentimento basilare di unione, di condivisione. Di famiglia.

Ieri non eravamo tutti, quelli più lontani non sono riusciti a venire, ma noi che c'eravamo ci siamo stretti intorno a quella bara bianca e ai quei genitori a cui è stata inflitta la prova più immensa che si possa affrontare. E ci siamo sentiti famiglia.

Questa Santa Pasqua la vivremo in modo particolare, forte, doloroso, profondo, come l'anno in cui arrivò subito dopo che era morta la mia mamma. Ma stavolta è un dolore diverso, che lascia senza parole perchè lui era solo un ragazzo e anche perchè questo colpo è piombato su di noi come una mazzata tra capo e collo, senza preavviso. 

La vita è un soffio, Lilli. Quanta retorica, eppure quanta amara verità in questa constatazione.

Ieri tornando a casa guardavo i miei figli e mi sono detta una volta di più che voglio che loro crescano così come sono cresciuta io, con dentro sempre la certezza e la forza che dà sapere che la famiglia c'è e ci accompagna.

martedì 9 gennaio 2018

Cose preziose

Cara Lilli,

com'è vero che a volte basta un nonnulla per scatenare mille ricordi.

Poco fa ho notato in bagno una piccolissima fessurina tra due mattonelle sulla parete... e la mente è volata via, indietro nel tempo, fino al periodo a cavallo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80.

Io... bambinetta, con due mie cugine, una di tre anni più grande e l'altra di un anno più piccola. 

Noi... nella vecchia casa di nostra nonna, teatro di lunghe domeniche in famiglia, che scopriamo in bagno una mattonella rotta che pian piano si può scollare dal muro e che dietro ha una sorta di piccola cavità.

Quale posto migliore per nascondere un segreto

Che ci mettiamo? Una cosa piccola, ma preziosa... cosa? Cosa??

Eccola! Un pendente di un vecchio orecchino rotto della nonna! E' luccicante, forse è un diamante... forse è finto... chi lo sa... ma che ci importa?!?

Rimettiamo a posto la mattonella... e da allora questo sarà il nostro tesoro: un tesoro segreto da andare a ritrovare ogni volta che torniamo in quella casa, tutte trafelate, ridacchiando e bisbigliando...

Il bello di essere bambina!

Il bello dei ricordi, ora che bambina non lo sono più :)

mercoledì 18 ottobre 2017

E sono soddisfazioni :)

Cara Lilli...

...e arriva il giorno in cui scopri che tuo nipote, il tuo primo nipote, quel bel ragazzone ormai quasi 17enne a cui hai fatto da baby sitter per i suoi primi due anni di vita mentre eri ancora la zia non sposata, quello che all'età di 5 anni ti ha fatto da paggetto nel giorno del tuo matrimonio e con cui hai continuato poi ad avere un rapporto speciale, di affetto e complicità, quello a cui appartiene un pezzo bello grande del tuo cuore... ha parlato di te in un compito di inglese per la scuola.

Di te, si: ovvero della zia che è simpatica, di buon carattere, allegra, con cui condivide la passione per la musica, per la buona cucina, per un certo tipo di humor, per i film gialli tratti dai romanzi di Aghatha Christie; con cui da quando gli incontri di persona sono meno frequenti, non vivendo più nella stessa città e avendo lei messo su famiglia, ci sono lunghe telefonate o scambi di messaggi. La zia a cui vuole ancora e sempre tanto bene. Tanto che quando la rivede anche dopo un pò di tempo è come se si fossero lasciati solo il giorno prima.

E sono soddisfazioni :) 

venerdì 11 agosto 2017

Al mare coi monelli...momenti belli!

Cara Lilli,

riemergo dal caldo torrido di questo ultimo periodo, oggi che finalmente qui da me si è tirato un respiro di sollievo con un abbassamento di temperatura di una decina di gradi e un pò di ventilazione. 

Riemergo e ti scrivo per dirti, ancora una volta, che ci sono...eh!

Ci sono io e ci sono monelli. E c'è il maritino ancora in ferie dal lavoro e quindi più con noi rispetto al resto dell'anno. 

Ci siamo noi tutti. E abbiamo anche già fatto (la scorsa settimana) la nostra consueta vacanzina al mare, dove sai che oramai siamo come di casa, clienti affezionati e attesi.

Già lo scorso anno, lo ricorderai, ti scrissi che le giornate lì al mare erano state più serene e i monelli più gestibili rispetto alle estati precedenti. Ebbene, quest'anno posso affermare che davvero è stata una settimana positiva, con i monelli felici e noi genitori più rilassati.

Momenti belli, Lilli. Belli, nella loro semplicità: lunghi bagni tutti insieme, tra schizzi, tuffetti, risate; simpatie nate con vicini di ombrellone o di tavolo al ristorante, tra signore di mezza età francesi di origine partenopee, famiglie con bambini piccoli e poi una coppia con una dolcissima cagnolina adottata dal canile, sorda; pelle abbronzata (nonostante la crema protettiva fattore 50+) più di quanto ci aspettavamo per i monelli, specie per il monellino, che ha donato loro un tocco di bellezza un pò esotica...

E una volta tanto un bel pò di scatti fotografici che hanno fermato nel tempo questi bei momenti. Dico una volta tanto perchè non è facile fotografare i monelli, si muovono molto, non sono molto naturali davanti all'obbiettivo, fanno smorfie, chiudono gli occhi... Giacchè, di norma, abbiamo poche foto belle. Ma stavolta, invece, molte sono da pollice in su :)

E più di tutte una. Uno scatto che ha immortalato i due monelli di spalle, per mano, in spiaggia sulla riva, che guardano il mare, mentre il sole è al tramonto... e racchiude un pò tutta la semplice, tenera bellezza della nostra vacanza...




E non aggiungo altro :)


martedì 15 novembre 2016

La chimica dell'arte

Cara Lilli,

non so se ne hai mai avuto esperienza diretta, ma la vita a volte fa degli strani scherzi. Tipo far convivere in un'unica persona passioni anche molto diverse tra di loro, che devono trovare un giusto equilibrio.

Mio papà, ad esempio, ha studiato al liceo classico, appassionato di libri e letteratura, ma poi ha scelto ingegneria chimica all'università, attirato incredibilmente dal mondo degli esperimenti e delle formule e da ciò che gli ruotava intorno.

Non per questo ha smesso di leggere e di scrivere anche, anzi. Racconti, poesie, novelle, un romanzo. Metteva su carta pensieri ed emozioni, a volte inventava, altre volte riportava aneddoti realmente accaduti. 

E amava la musica, tanto. Avrebbe voluto studiare da ragazzino pianoforte, per una serie di motivi anche indipendenti da lui non potè, ma comunque coltivò la passione per la musica in generale e in particolare per quella classica, per il jazz, per la canzone napoletana.

Ad un certo punto si ritrovò con in mano fogli e matite, carbonicini neri...schizzi, bozzetti per illustrare anche i suoi racconti. E poi la passione per la pittura dilagò, con dipinti su tela, con tempere, colori ad olio...

E intanto era lì, a fare l'ingegnere chimico in un'industria siderurgica. E a farlo anche bene, giacchè gli fu proposto in un futuro non troppo lontano un ruolo dirigenziale in una nuova sede per cui avrebbe dovuto trasferirsi in un'altra regione.

Lui e mamma avevano solo mio fratello a quell'epoca, io non ero ancora nata. Ma me lo immagino benissimo, tutto preso dalle formule chimiche e allo stesso tempo con la mente che pensava al dipinto lasciato incompleto a casa, che lo aspettava sul cavalletto nello stanzino che era intanto diventato una sorta di piccolo studio.

E allora lui scelse: il richiamo dell'arte era troppo forte. Studiò da privatista, mentre ancora lavorava in industria, per prendere il diploma dell'Istituto d'Arte, appunto. 

Il passo successivo fu il concorso per l'insegnamento e da lì poi tutto venne da sè...e si ritrovò nel giro di pochi anni, da ingegnere chimico che era, professore di educazione artistica alle scuole medie, passando per l'esperienza anche di professore di Storia dell'Arte in una grande scuola privata di Napoli.

Qualcuno storcerà il naso, una sorta di declassamento forse. Ma non per lui. Lui era felice così, con una vita fatta di orari più regolari, tranquilli, senza maratone in azienda che lo stressavano oltremodo. Orari che gli consentivano di vivere di più in famiglia, dove al figlio maschio si era aggiunta una figlioletta...io.

E poi, che era quello che desiderava con tutto il cuore, poteva trasmettere la sua passione per il disegno anche agli alunni più ricalcitranti, anche a quelli che partivano dall'idea che l'educazione artistica fosse una materia senza importanza. Lui coinvolgeva tutti, con lezioni dinamiche, pratiche e teoriche, progetti, gite, gare. 

Nel mio soggiorno, Lilli, ho due bellissimi quadri di mio padre del '63. Un tramonto e una passeggiata in un bosco. Li ho sempre amati, tanto è vero che 10 anni fa li ho scelti con il mio amore per farne le bomboniere del nostro matrimonio: riproduzioni in miniatura su legno, fatte da un ebanista nostro amico. Una cosa che commosse molto papà, anche se, schivo com'era per carattere, abituato a non esternare troppo i suoi sentimenti, non ne fece parola direttamente con me, ma me lo fece capire e anche arrivare tramite altri familiari. 

E' stato bello avere un papà artista. A lui devo (complice anche la mia mamma, naturalmente) il mio amore per la musica, per la lettura, per la scrittura, per l'arte in generale. A lui che me l'ha fatta respirare, assaporare fin da quando ero piccolissima.

Oggi, proprio oggi che son trascorsi sette anni da quella drammatica notte dell'addio , mi è venuto di pensare a tutto questo. E mi viene di dirgli ancora e sempre il mio grazie, certa che lui possa sentirmi.



lunedì 21 dicembre 2015

Buon Natale, di cuore!

Cara Lilli,

sono giorni particolari questi. Ricorrenze che tornano puntuali...

La Vigilia da trascorrere a casa sempre della stessa zia, tra cugini, con i pacchetti-dono per le nuove generazioni sotto l'albero (la monella in particolare attende con ansia gioiosa!), così come un tempo c'erano quelli per noi oramai grandi e passati alla categoria "genitori". E, come da nostra tradizione, con il più piccolo tra tutti i presenti che a fine serata va a mettere Gesù Bambino nella mangiatoia del presepe.

Il giorno di Natale, che da qualche tempo è divenuto anche il giorno del mio monello (che come sai è nato proprio in quella Notte Santa di 5 anni fa) da trascorrere a casa nostra, coi familiari stretti.

Santo Stefano, che è stato per una vita intera il giorno del mio papà, che festeggiava l'onomastico, orgoglioso di portare il nome del Santo Patrono del suo paese natio, e che adesso che lui ci guarda dal Cielo è il giorno del mio nipotino-nipotone (neo-quindicenne...il tempo passa!), orgoglioso di portare il nome del nonno. Da trascorrere a casa di mio fratello, appunto.

Vorrei che il calore di queste Feste invadesse l'anima e non andasse via per tutto l'anno...perchè al di là delle tavolate e dei doni per i nostri bambini restasse il senso di umanità, di affetto, di famiglia di cui davvero abbiamo bisogno, nel tran tran quotidiano che ci assorbe e ci fa correre come delle trottole impazzite.

Mi rendo conto di come possa suonare retorico questo mio pensiero, ma è ciò che ho in cuore.

E perciò di cuore auguro un sereno Natale a tutti, ma proprio tutti: a cominciare da chi vive situazioni difficili, da chi soffre e da chi ha bisogno davvero di una tenera carezza...




martedì 25 agosto 2015

Bagnati e...felici!

Cara Lilli,

capitano strane cose a volte. 

Ad esempio, capita di venire sorpresi da un acquazzone, avere un riparo per un pò, poi credere che sia finito e allora mettersi in cammino in gran fretta verso il parcheggio in cui è l'auto (con dentro l'ombrello, ovviamente) facendo lo slalom tra le pozzanghere per evitare di bagnarsi le scarpe o direttamente i piedi se si hanno i sandali. 
E tutto andrebbe bene se non fosse che....a metà strada (e si tratta in realtà di pochi minuti soltanto di cammino) ecco che l'acquazzone riprende da dove si era interrotto e ci si ritrova praticamente sotto una doccia a cielo aperto. 
Altro che evitare le pozzanghere per non bagnarsi le scarpe o i piedi!!!

Capita che si cerchi un ultimo disperato riparo sotto una tettoia mentre uno del gruppo (uno a caso: l'unico uomo adulto) corra a prendere l'auto che è ad ancora due minuti di cammino veloce da lì...per poi rendersi conto che:

a) la tettoia è meno grande di quello che sembrava da lontano e sotto ci si deve stare in 4, pur se 2 sono bambini e quindi meno ingombranti, diciamo; 

b) è posta molto in alto per cui la pioggia di traverso arriva tutta comunque addosso; 

c) ha due pannelli su tre mancanti...il che è tutto dire, visto il punto a).


Capita di conseguenza che si arrivi a casa delle persone di cui si è ospiti completamente bagnati, tanto da dover ricorrere all'asciugacapelli e a teli di spugna per cercare di tamponare il disastro avvenuto.

Eppure...capita che tutto questo divenga fonte di risate e passi alla storia come un episodio tragicomico da tramandare ai posteri, all'interno di una giornata emozionante e bella.

E' capitato, Lilli. A me e alla mia famiglia, naturalmente. 

E' capitato venerdì scorso quando siamo andati a trovare, indovina?, la cara maestra I. che ha seguito il monellino nello scorso anno scolastico (vedi qui e qui)

Ci aspettava dall'inizio dell'estate, siamo arrivati all'ultimo giorno utile delle ferie di mio marito per andare da lei (vive ad un'ora e un quarto circa d'auto da dove viviamo noi) ma alla fine ci siamo andati!

E' stato un incontro bellissimo: il monello, dopo un primo momento di timidezza e ritrosia, si è fatto riconquistare dal sorriso della sua maestra e anche la monella è rimasta incantata. Siamo stati con lei tutto il pomeriggio (con intermezzo fuori casa con doccia compresa nel prezzo...vedi sopra!!) e poi la sera a cena con la famiglia di lei (i genitori, il fidanzato e anche una cugina), con pizze d'asporto e patatine per la gioia dei miei monelli.

Siamo stati benissimo, respirando quell'aria genuina delle famiglie unite, affettuose, un pò vecchio stampo diciamo, in senso positivo.

Tutto questo ha aumentato a dismisura il rimpianto per la consapevolezza che la maestra I. purtroppo in questo anno scolastico che sta per iniziare non sarà col monello. Non per sua volontà, sia chiaro. E' la dura legge del precariato. Lei avrebbe voluto con tutto il cuore tornare e noi avremmo voluto con tutto il cuore che lei tornasse. Ma invece ci sarà un'altra insegnante di sostegno di cui ora non voglio parlare, Lilli, nonostante io la conosca già (essendo lei stata due anni fa nell'asilo del monello per seguire una bambina con la sindrome di down) e non mi piaccia affatto...sono arrabbiata e preoccupata per come potrà andare l'anno nuovo...però ora non voglio rovinarmi il ricordo ancora fresco e così bello dell'incontro di venerdì scorso.

Spero di conservare, di coltivare nel tempo quest'amicizia con la maestra I. e so che lei anche lo desidera fortemente.

Solo quando si incontrano persone vere, positive, sensibili, intelligenti, simpatiche, preparate e piene di entusiasmo come lei capita che ci si possa ritrovare tutti bagnati...ma felici :-)


mercoledì 15 luglio 2015

Una canzone, un ricordo: TI LASCERO'

Cara Lilli,

è un pò che non ti scrivo di un ricordo legato ad una canzone. Lo faccio oggi perchè poco fa nella calura del dopo pranzo (ma quanto caldo fa? io vado in deliquio!!) ero in soggiorno con la radio accesa e hanno trasmesso "Ti lascerò" di Fausto Leali e Anna Oxa.

Una canzone entrata nella storia grazie alla vittoria al Festival di Sanremo del 1989, cantata da due voci tra le più potenti e apprezzate nel panorama italiano in quel periodo.

Non è che sia poi questo capolavoro, ma come sempre ci sono cose (film, libri, canzoni appunto) che, mentre per qualcuno non significano nulla, hanno una marcia in più per qualcun altro e questo perchè sono legate a ricordi particolari e indelebili.

In questo caso poco fa riascoltando "Ti lascerò", dopo a dire il vero anni forse che non mi accadeva di risentirla, ho sorriso e con me ha sorriso il mio cuore: era una delle canzoni che io e mio fratello cantavamo in occasione di feste a casa nostra o in altre occasioni speciali tra il 1989 e i primi anni '90. Lui seduto al pianoforte, io accanto in piedi. E ne veniva fuori proprio un bel duetto!

Ho sempre amato tanto cantare, lo sai bene tu che mi conosci da una vita. E ancora di più amo cantare con mio fratello, con cui la sintonia nei gusti musicali è sempre stata pressochè perfetta, salvo rarissimi casi.

La passione per la musica (che lui ha anche profuso nello studio del pianoforte) ci ha sempre unito. Io e il mio fratellone.

Adesso le occasioni per cantare insieme si sono assai ridotte, ma se capita...si, è sempre una gioia, di quelle che fanno tanto bene al cuore :-)

Ti voglio bene Chicco!