Cara Lilli,
oggi seguendo l'iniziativa di HomeMadeMamma ho
pensato di proporti un libro che ho scoperto poco tempo fa, nascosto
tra altri volumi più grandi nella nostra libreria. E' un libro che mio
marito ha portato con sè da casa dei suoi genitori, l'ha usato come
testo di narrativa alle scuole medie.
Parlo de "IL BATTELLO BIANCO" di Tschingis Ajtmatov (o anche Cinghiz Aitmatov)
Non conoscevo questo autore kirghiso e ho letto questo suo racconto con molta curiosità. Ebbene, non mi ha deluso.
La
storia narrata, ambientata in una riserva forestale del Kirghizistan
(Kirghisia) è quella di un bambino abbandonato dai genitori e cresciuto
dal nonno materno, Momum, e dalla sua nuova burbera moglie.
In
quel luogo dove la natura la fa da padrona e dove vivono solo altre
poche persone, tra cui uno zio acquisito ubriacone e dai modi violenti,
il bambino cresce selvatico,
ma pieno di fantasia: i suoi amici, infatti, sono oggetti a cui lui
parla come fossero essere animati. Rocce dalle forme particolari, una
cartella nuova regalatagli dal nonno per cominciare ad andare a scuola,
ma soprattutto un binocolo, con cui il piccolo scruta tutt’intorno alla
riserva, arrampicandosi su un’ altura per scorgere il grande lago su cui
vede spesso navigare un battello bianco, che nella sua mente immagina
essere quello su cui lavora suo padre.
E’
un racconto che assume i toni della favola in alcuni punti, quando si
parla di due storie: quella che nonno Momum narra sempre al nipotino,
della grande Madre Cerva Ramose Corna che in un lontano passato ha
salvato e allevato due bambini da cui discende il popolo Bugu; e quella
che il protagonista narra al binocolo e alla cartella nuova, che parla
di come lui un giorno si tramuterà in un pesce, per seguire l’acqua
gelata del fiume fino al grande lago e per raggiungere finalmente il
battello bianco e così ritrovare suo padre.
E’
un racconto a tratti poetico, velato di malinconica tristezza, come lo
sono spesso le favole, e la scelta dell’autore di lasciare senza nome il
bambino è significativa, proprio nell’ottica di questa sua solitudine
ancor più interiore che esteriore.
Sicuramente un buon racconto per i ragazzi, ma anche per chi ragazzo non è più.
<<
Una cosa sola posso dire ora: tu hai respinto quello che il tuo animo
di bambino non poteva accettare. E’ questa la mia consolazione. […] Ed
anche mi consola che nell’umanità la coscienza dei fanciulli è come il
germe di grano – senza germe il grano non spunta.>>
NOTA: con questa recensione partecipo all'iniziativa "Share a lost book" di Palmy
I venerdì del libro su altri blog:
Nessun commento:
Posta un commento
GRAZIE DEL TUO COMMENTO, TORNA A TROVARMI :-)