Cara Lilli,
nell'era
di internet e dei social network fa sorridere pensare che c'è stato un
tempo in cui le persone si conoscevano e si innamoravano anche solo
grazie ad una lampada ad olio.
Era un
giorno del 1920 e in un piccolo paese di montagna che si affaccia sulla
Costiera Amalfitana uno dei figli del sindaco, che studiava medicina a
Napoli, aveva invitato un giovane avvocato suo amico a trascorrere il pomeriggio a casa sua.
Lo studente
di medicina aveva ben 3 fratelli e 8 sorelle. Queste ultime restarono
chiuse nelle loro stanze durante la visita del giovane avvocato, perchè
avevano un pudore esagerato, dettato dalla disciplina e dalla mentalità
del sindaco loro padre, che le teneva sotto strettissima sorveglianza.
Tutte,
tranne una. Una era diversa. Aveva un carattere allegro e indipendente,
ma allo stesso tempo sapeva come prendere per il verso giusto suo
padre, il quale, nonostante questo lato un pò "ribelle" della
ragazza, non poteva fare a meno di preferirla alle altre figlie.
Quando
cominciò a fare buio, il sindaco chiese che venisse portata una lampada
ad olio. Tutte le ragazze erano in fermento, nessuna voleva farsi
avanti, avevano vergogna di mostrarsi all'amico del fratello. A questo
punto fu lei, la preferita del sindaco, a farsi avanti dicendo alle
sorelle che erano delle sciocche e che non c'era nessun motivo di aver
timore: prese la lampada ed entrò nella stanza dove l'ospite
chiacchierava col padrone di casa.
Bastò
uno sguardo tra lei e quello sconosciuto. Non ci furono parole, non ci
fu una presentazione ufficiale in quel momento. Nient'altro che uno
sguardo. Ma fu sufficiente ad entrambi perchè capissero che volevano
rivedersi, volevano far parte uno della vita dell'altro.
Quando
il giovane avvocato prese il coraggio di chiedere ufficialmente al
padre del suo amico di poter frequentare quella sua figlia, si sentì
rispondere che aveva il permesso di farlo in presenza sua o di qualche
membro della famiglia. Ma allo stesso tempo il sindaco fu
chiaro: la ragazza avrebbe lasciato la sua casa di origine solo per
andare in sposa ad un uomo che potesse assicurarle un tenore di vita per
lo meno uguale a quello in cui lui l'aveva fatta crescere. Il giovane
avvocato avrebbe dovuto, quindi, prima affermarsi nella sua professione,
avere uno studio avviato, con clientela scelta, e solo allora avrebbe
avuto il consenso di sposare sua figlia.
Il
sentimento del giovanotto era così forte e sincero che accettò quella
condizione, pur sapendo che avrebbe comportato un'attesa molto lunga.
E
infatti trascorsero ben 10 anni finchè il sindaco non si espresse
favorevolmente alle nozze, 10 anni in cui l'avvocato si impegnò con
tutte le sue forze, fece carriera e arrivò ad avere uno studio
importante situato nella Galleria Umberto I di Napoli; 10 lunghi anni
fatti di incontri ufficiali, ma anche di bigliettini segreti scambiati
tra i due innamorati, lasciati magari nelle tasche dei cappotti o sotto i
cuscini dei divani...di messaggi d'amore riferiti tramite persone
amiche...di sogni...
Nel 1930 l'avvocato potè sposare finalmente la sua Bianchina (come amorevolmente la chiamava) e dalla loro unione felice nacquero 6 figlie.
La
primogenita si sposò nel 1961 con un amico di vecchia data divenuto poi
un grande amore e dalla loro unione felice nacquero due figli.
La
secondogenita si è sposata nel 2006 con un ragazzo inizialmente visto
solo come un amico e poi divenuto l'amore della sua vita e dalla loro
unione felice sono nati due figli: una monella riccoluta e un monello
sognatore.
Se non ci fosse stata quella lampada ad olio galeotta, chi lo sa...forse oggi non sarei qui a scriverti, Lilli.
:-)
PS:
nel 1920 avrebbero in teoria potuto usare già l'energia elettrica in
casa, ma evidentemente o nel paesino ancora non c'era una rete elettrica
o comunque si usavano ancora anche le lampade ad olio...ammetto di non
sapere questo particolare, dovrò informarmi!
Nessun commento:
Posta un commento
GRAZIE DEL TUO COMMENTO, TORNA A TROVARMI :-)